Alla scoperta della West Coast: The American Way of Life tra la West Coast e la Sierra Nevada

IL NOSTRO VIAGGIO
Nove aerei (di cui due ad elica) e due elicotteri, questi i mezzi di trasporto che abbiamo usato nel nostro viaggio nella West Coast che, passando per San Francisco e Los Angeles ci ha uniti ai milioni di turisti che da tutto il mondo non riescono a sottrarsi al fascino di questa terra sulla costa pacifica. Anche l’ entroterra, però, offre una natura spettacolare: maestose montagne, splendidi laghi, affascinanti deserti. Non dimentichiamo Las Vegas, il paradiso per eccellenza del gioco d’ azzardo, che si trova in mezzo al deserto e nel periodo estivo registra temperature diurne che superano abbondantemente i 40°C. Eppure la città “non dorme mai” e di notte è più luminosa che di giorno.

  • Il viaggio è durato 12 Giorni
  • Budget speso Più di 2.000€
  • Ho viaggiato In coppia
  • Continenti visitati: America
  • Stati visitati: Stati Uniti d'America
  • Viaggio fatto in estate
  • Scritto da tripfactor (Carlo Amato) il 08/02/2017
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  1. Giorno 1

    26 agosto

    Partiamo dall' aeroporto di Napoli e dopo aver fatto tappa a Roma arriviamo a New York con un volo American Airlines il cui pilota Bob Tamburini è al suo ultimo viaggio prima della pensione. All' atterraggio l' aereo viene innaffiato dai mezzi antincendio dell' aeroporto in quanto è questa la cerimonia di commiato dal comandante. Sarà l' abbondante acqua versata sull' aereo, certo è che un motore di quest' ultimo viene "particolarmente" e "stranamente" curato da un meccanico;.. La "cura" si protrae per troppo, troppo tempo e i passeggeri iniziano a essere fortemente preoccupati! Per fortuna decidono di cambiare aeromobile! Meno male! Arriviamo a San Francisco con molto ritardo e cerchiamo di recuperare il sonno perso all' Handelery Hotel che si trova al centro della città, vicinissimo a Union Square.

  2. Giorno 2

    SAN FRANCISCO - "L' EUROPEA"
    La sua posizione unica su una baia che si affaccia sul Pacifico, le storiche cable cars, i quartieri caratteristici come Chinatown e North Beach, l' indaffarata Market Street, il Fisherman' s Wharf e il Golden Gate Bridge hanno reso la "Parigi dell' ovest statunitense" una meta di viaggio molto amata.

    27 agosto
    Iniziamo la nostra visita della città come al solito di buon' iniziando proprio da Union Square che deve il nome ai grandi raduni a favore dell' Unione che vi si tenevano durante la Guerra di Secessione. Qui si trovano dei grandi magazzini, ora compresi Macy's, Nordstrom's, Neiman Marcus e Gump, come pure grandi alberghi, librerie d' antiquariato e boutique di firme famose. Al 140 di Maiden Lane ammiriamo un negozio progettato dal famoso architetto F.L. Wright, che è il precursore del Guggenheim Museum di New York in quanto è in questo negozio che fu sperimentata l' esposizione lungo una rampa che si ritrova poi nel famoso museo. Percorriamo la Mason Street per recarci al Visitors Information Center dove prendiamo vari opuscoli sulla città e il City Pass per circolare sui mezzi pubblici. A poca distanza c' è la piattaforma girevole del famoso "cable cars" dove le vetture, che procedono in una sola direzione, dopo la discesa dei passeggeri vengono spinte sulla piattaforma e ruotate sempre a spinta da controllore e manovratore e posizionate nel senso di marcia. I clienti in attesa della corsa assistono ad un incessante andirivieni di musicisti ambulanti, gente in giro per shopping, turisti e impiegati. E' uno spettacolo! Prendiamo la cable car che ci porterà a Chinatown dove i cinesi si insediarono nel 1850. Grant Avenue è la Chinatown turistica, con i suo portale d' ingresso detto anche "Porta del drago" ed i lampioni dorati, tetti a pagoda ed empori zeppi fino al soffitto di ogni cosa. Nella vetrina di un negozio la dissacrante vendita di statuette in immagini in tutte le salse di Mao,con riproduzioni del famoso libretto rosso. Lungo la Grant Avenue sorge la Old St Mary's Cathedral, la prima cattedrale cattolica della città costruita nel 1854. Più avanti il Chinese Cultural Center e di fronte la Portsmouth Plaza, il centro sociale di Chinatown, dove la mattina la gente si esercita al "t'ai chi" e da mezzogiorno si raduna per giocare a dama ed alle carte. Proseguiamo fino al Cable Car Barn, allo stesso tempo museo e centrale motrice del sistema tramviario. Al pianterreno si trovano le macchine e le ruote che avvolgono i cavi tramite il sistema di canali e di pulegge situato sotto le vie cittadine. Più avanti c' è la Transamerica Pyramid che, con i suoi 48 piani e i 256 mt è l' edificio più alto della città che contrasta non poco con gli edifici della vicina zona storica di Jackson Square coi suoi stupendi negozi di antiquariato. Arriviamo, rigorosamente a piedi, a Fisherman's Wharf dove nel tardo XIX secolo pescatori genovesi e siciliani fondarono l' industria della pesca di San Francisco.
    L' attrazione più interessante è il Pier 39, un molo da carico nel 1905, ristrutturato nel 1978 per dargli l' aspetto di un villaggio di pescatori e che ospita oggi molti negozi distribuiti su due livelli. Gli artisti di strada e i divertimenti sono popolarissimi e non poteva mancare un bluesman che mi prende totalmente! Ma dalla buona musica passiamo bruscamente alle grida di una colonia di circa trecento leoni marini che, arrivano a gennaio e sono ospitati rispettosamente sulle banchine del Pier 39; delizia dei turisti ma un fastidio per gli abitanti. Dal molo si vede il Golden Gate che visiteremo tra poco.
    Tra poco dicevo? Mi sbagliavo! Il Golden Gate è abbastanza lontano ma ci consola il fatto di arrivarci con un cosiddetto "tram storico". Infatti la linea tramviaria che porta al Golden Gate Bridge usa vetture di tram provenienti da tutto il mondo: noi saliamo su uno milanese!
    Ed eccolo il ponte, monumento famosissimo in tutto il mondo che offre panorami mozzafiato dalle sei corsie per i veicoli più una per i pedoni. Ci incamminiamo verso la metà del ponte fra violente e fredde raffiche di vento ma siamo compensati da una meravigliosa vista sulla baia verso la città ed anche sull' isola di Alcatraz una volta sede dell' omonimo penitenziario. Torniamo verso l' albergo passando per la famosa Lombard Street, che essendo risultata troppo ripida con la sua pendenza del 27%, non permetteva che i veicoli la potessero salire per arrivare alla sommità di Russia Hill. Negli anni '20 fu ristrutturata e la severità della sua pendenza fu attenuata co otto curve. Oggi è nota come la "via più tortuosa del mondo". Le automobili,la percorrono solo in discesa e i pedoni si servono di scalini. Come primo giorno siamo abbastanza soddisfatti e;stanchi. Vicino all' albergo ci accoglie un gruppo di bluesmen che ci delizia l' udito. San Francisco è anche questo!

  3. Giorno 3

    28 agosto

    Al di là dell' indaffaratissima Market Street si trova Yerba Buena Gardens con il suo Center for the Arts, il più grande centro culturale della città, il Contemporary Jewish Museum ed al lato opposto il SFSMOMA, il museo d' arte moderna e contemporanea. La costruzione del Moscone Center, il più grande centro congressi della città, diede avvio al progetti ambiziosi per Yerba Buena Gardens. L' hanno seguita residenze, alberghi, musei, gallerie, negozi, ristoranti e giardini. Nell' Esplanade Gardens possiamo passeggiare e rilassarci come i tanti cinesi che praticano il "t'ai chi" o che provano un balletto che, come ci dicono, servirà per un party in programma la sera stessa. Una delle insegnanti cerca di insegnare a Bianca qualche passo di danza;;Meglio che si diverta nel vicino parco giochi tra scivoli ed altalene! Percorriamo Market Street ed arriviamo all' Embarcadero Center la più grande opera di rinnovamento urbanistico di San Francisco. Migliaia di impiegati e di clienti ne usano gli spazi aperti per riposare al sole e consumare il lunch. Quattro torri separate si innalzano di 35-45 piani sopra le piazze alberate e i passaggi pedonali sopraelevati. L' interno più spettacolare dell' Embarcadero center è l' atrio dello Hyatt Regency Hotel con un immenso globo scolpito da Charles Perry, intitolato Eclipse. Gli ascensori di vetro vanno su e giù lungo una parete portando i clienti del ristorante rotante sul tetto " Equinox".
    Oggi abbiamo in programma la visita ad Alcatraz e lungo la strada che ci porta al molo di imbarci, il Pier 33, passiamo per la Levi's Plaza dove si trova la sede centrale della Levi Strauss, la casa produttrice di blue jeans. La piazza è costellata di rocce di granito e tagliata dall' acqua che scorre a evocare lo scenario dei canyons della Sierra Nevada in cui lavoravano i minatori che per primi indossarono i jeans. Arriviamo al molo e ci imbarchiamo alle 15.00 per arrivare alla famosa isola dopo un tragitto di un miglio e mezzo. La prigione di massima sicurezza il cui nome in spagnolo significa "pellicano" fu soprannominata "The Rock" dai detenuti e alloggiava in media 264 dei più incorreggibili criminali del paese tra cui ci fu anche il famigerato gangster Al Capone, detto "Scarface". La visita si protrae per oltre due ore e ci lascia veramente scossi pensando che le celle misuravano solo 1,5 per 2,7 metri, anche se io per sdrammatizzare avevo simulato una fuga da una di esse.. Non solo questo ci ha fatto pensare alla terribile vita dei detenuti: il clima era terribile in inverno in quanto l' isola è battuta da venti gelidi anche in piena estate! E non bastava aver dato ai corridoi che separavano i bracci delle celle nomi come "Broadway" o "Times Square";. Riprendiamo il traghetto del ritorno godendo lo stupendo spettacolo della baia con lo sfondo del Golden Gate. A cena andiamo al solito simpatico ristorantino vicino all' albergo, tappezzato di foto aventi come soggetti personaggi del base-ball ed allietato da un pianista-bar simpaticissimo. Questa volta mi avvicino e si accorgono che sono italiano. Quando poi dico che sono di Napoli, subito parte "O sole mio" e mi coinvolgono a cantare in napoletano! Peccato che non ho la videocamera e non posso essere immortalato a San Francisco come lo fui al Cairo tre anni fa o a Stoccolma l' anno scorso;.

  4. Giorno 4

    29 agosto

    Altra corsa in cable car ed eccoci ad Hide Street Pier, il molo che fino al 1938, quando l' apertura del Golden Gate lo rese obsoleto, era il centro dell' attività sulla sponda nord della città. Adesso fa parte del National Maritime Museum ed è usato come ormeggio per la collezione di navi storiche. Tra queste visitiamo l' Eureka, un ferryboat a ruote laterali costruito nel 1890, che traghettava treni tra lo Hyde Street Pier e le contee a nord della baia. Portava ben 2300 passeggeri ed era il traghetto più grande dei suoi tempi. Ma la star dell' Hyde Street Pier è il veliero Balclutha varato nel 1886 che viaggiava tra la California e la Gran Bretagna portando frumento e carbone. Tra le altre imbarcazioni ci incuriosisce l' Hercules, un potente rimorchiatore. In un negozio fornissimo di souvenir acquistiamo un bellissimo modello in bottiglia del Balclutha che metteremo insieme agli altri raccolti nei nostri viaggi. Visitiamo poi The Cannery (ex stabilimento Dal Monte) trasformata in centro commerciale con negozi, ristoranti ed un museo, e The Anchorage Shopping Center dall' accattivante architettura. Lungo la strada del ritorno ci imbattiamo in una donna nera sui trampoli che con vistosa parrucca ad occhialoni canticchia per attrarre clienti nel centro commerciale ed io commento: "che si fa per campare!" Il ritorno in cable car ci riserva una sorpresa inaspettata;.Andando su e giù per le strade della città, aggrappato, come tanti altri viaggiatori del resto, ad uno dei piantoni della vettura con una mano e reggendo con l' altra la videocamera, faccio delle riprese mozzafiato, ma a un certo punto rallentiamo e vedo il manovratore in seria difficoltà nel governare il cable car ed il frenatore in affanno. Non ci facciamo prendere dal panico, anzi sentiamo dire che sono cose all' ordine del giorno e che a breve arriveranno i tecnici. Manco a dirlo e arriva il servizio assistenza che in pochi minuti sostituisce l' apparecchiatura di aggancio della vettura al "cavo" permettendoci di continuare il tragitto. (Vi invito a documentarvi sul funzionamento della "cable car"per capire la genialità del sistema, qui sarebbe troppo lungo spiegare. Attraversiamo la città dirigendoci verso ovest con un bus velocissimo e ci troviamo al Golden Gate Park, un capolavoro di architettura di giardini, creato nel 1890 su un terreno sabbioso e incolto. E' qui che l' accidentata Land's End, teatro di tanti naufragi incontra l' Oceano Pacifico. Purtroppo la nebbia, che sulla costa va a viene, non ci permette di vedere la distesa del mare ma che però "sentiamo" con tutto il suo fragore. Lì vicino è il Lincoln Park, che con il suo accuratissimo percorso di golf crea uno spettacolare contrasto. Pazienza, torneremo domani.

  5. Giorno 5

    30 agosto

    Ultimo giorno a San Francisco. La mattinata è splendida ma un po' fredda; speriamo di vedere l' Oceano e torniamo sulla costa dirigendoci col solito velocissimo bus verso Ocean Beach, un po' più a sud di dove eravamo ieri. La maggior parte del confine occidentale di San Francisco è delimitata da questa vasta distesa di sabbia. Per quanto splendida se vista da Cliff House o dal Sutro Heigts, la spiaggia è pericolosa per le acque gelide e la forte corrente subacquea, comunque ci sono tanti ragazzi che fanno surf sfidando temperatura ed onde. Il panorama è suggestivo; l' oceano dà quella sensazione di immenso che emoziona ed allo stesso tempo intimorisce. Uccelli marini, protetti dallo stato fin dal 1907, ci sorvolano incessantemente ed il loro canto è l' unico rumore che si sente unito a quello della risacca. Percorriamo la battigia in compagnia di tanta gente accorsa per la splendida giornata di sole e bagniamo almeno le mani nell' acqua ma Bianca viene investita da un' onda troppo veloce e finisce coi piedi a mollo! Romanticamente io scrivo sulla sabbia "Bianca, Carlo, l' oceano". Ci dirigiamo a Japantown, un grande angolo di Giappone nel cuore di San Francisco, ciò che per i cinesi è la vicina Chinatown, ovvero un punto di riferimento culturale e commerciale per la comunità originaria del Paese del Sol Levante. Nel cuore del complesso, incentrato su una pagoda di cinque piani, alta 22 metri, c'è il Pagoda Garden e una serie caratteristica di negozi e ristoranti. Ci fermiamo a lungo per assaporare profumi e sapori dell' ambiente nipponico.
    Domani partiamo per lo Yosemite National Park distante 336 km a sud-est di San Francisco.

  6. Giorno 6

    YOSEMITE NATIONAL PARK

    Uno dei territori montuosi più belli del mondo dove migliaia di visitatori arrivano ogni anno per ammirarne i panorami mozzafiato, formati da milioni di anni di attività glaciali.

    31 agosto

    Partenza di buon' ora il pullman con la nostra guida Paola che ci accompagnerà per tutto il tour attraverso Yosemite National Park, la Death Valley per poi arrivare a Las Vegas. Lungo la strada si fa rifornimento viveri in un supermarket dove troviamo anche bei souvenirs. L' insegna porta il mio nome! Wow! Il percorso si snoda per paesaggi fantastici inerpicandosi su per la montagna per poi sfociare nella valle dove entriamo attraverso la Big Oak Flat Entrance Station. La Yosemite Valley è sorvegliata da due imponenti colossi, l' Half Dome(2695 m) e l' El Capitan(2307 m). L' Half Dome, il cui profilo somiglia ad una cupola tagliata a metà, è diventato un simbolo della valle mentre l' El Capitan , la più grande roccia esposta del mondo, è il paradiso degli scalatori. Uno sguardo anche alle Yosemite Falls le cascate più alte del Nord America ed alle gigantesche sequoie ed infine sosta nel Visitor Center fornitissimo di tutto, scoiattoli , che si accostano senza timore in cerca di cibo e di coccole. Si riprende il viaggio con una sosta a Tunnel View, un belvedere sulla Highway 41, al limite ovest della valle, da cui si può ammirare uno dei panorami più suggestivi della valle. Ci rimettiamo in viaggio ed in serata arriviamo a Mammoth Lake (2400) e, data l' altitudine, ci ritroviamo in pieno inverno. Per fortuna l' albergo è confortevole e ben riscaldato. L' indomani nel salire in pullman mi giunge il rombo caratteristico di una moto: è un Harley Davidson! Dietro l' albergo ci sono non una ma tante H.D. tirate fuori dalla rimessa dai "bikers" che si accingono a cavalcarle per i loro incredibili tours sulle strade californiane. Mi lascio fotografare su uno splendido esemplare "rosso"!

  7. Giorno 7

    DEATH VALLEY

    La lunga "Valle della Morte al confine tra California e Nevada, è una terra estrema che potrebbe figurare a buon diritto in un ipotetico libro dei primati.
    1 settembre
    La strada per la Death Valley è di una monotonia impareggiabile: lunghissimi rettilinei ondeggianti ed il paesaggio che scorre lateralmente incute quasi paura! Il deserto qui è presente in una forma però diversa da quello che tutti conosciamo: la sua bellezza spoglia colpisce soprattutto nelle colorate badlands, nelle dune di sabbia e nei prati di montagna disseminati di variopinti fiori selvatici. Terra degli estremi (86 metri sotto il livello del mare, il punto più basso di tutto il continente americano) la "Valle della morte" è uno dei luoghi più caldi del pianeta, in cui si registrano punte di 56° all' ombra. La nostra prima destinazione percorrendo la Big Pine Road costeggiando le Sand Dunes, è Furnace Creek, una straordinaria oasi verde nel deserto con tanto di museo all' aperto che ospita vecchie diligenze, attrezzi varie di lavoro, una vecchia locomotiva ed altro ancora per testimoniare il periodo dei pionieri dell' 800 che esplorarono queste zone desolate. Continuiamo verso altri due luoghi spettacolari: lo Zabriskie Point, reso celebre dall' omonimo film di Antonioni, e il Dante's View, caratterizzato da un paesaggio infernale (da qui il nome). Altra visita interessante è l' Amargosa Opera House, il più piccolo teatro si può dire del mondo, sperduto nel deserto, che Marta Becket, ex ballerina, nel 1968 iniziò a ristrutturare ed a decorare con murales di cui lei stessa era autrice, continuando il lavoro per circa 35 anni. Il caldo è insopportabile ma per fortuna il clima è secco. Il refrigerio dell' aria condizionata del pullman è una consolazione per tutti. Proseguiamo verso sud est in direzione di Las Vegas dove arriveremo in serata. Ed è infatti quasi all' imbrunire che arriviamo nella capitale del gioco d' azzardo.

    LAS VEGAS

    Che dire di Las Vegas? Tutto e il contrario di tutto. Ci si può andare semplicemente per giocare d' azzardo o come noi per turismo e usarla come base di partenza alla scoperta del Grand Canyon.
    Il nostro albergo è Il Luxor, una enorme piramide di cristallo nero, che ci lascia stupefatti. Non finisce qui: dopo essere passati per la reception invece di prendere l' "elevator"ossia l' ascensore prendiamo l' "inclinator" perché le stanze dell' albergo (4000!) sono distribuite sulle facce della piramide è quindi si capisce l' ascensore vada su ovviamente inclinato di 39°! La camera è, manco a dirlo, "faraonica": due Queen's Size Bed con piumone, decorazioni egizie, una finestra enorme con vista sulla città, una doccia enorme con spazio per quattro persone, lavabi in marmo. Questa sì che una stanza da sogno! Anche se abbastanza stanchi non resistiamo a scendere ed immergerci nel cuore pulsante della città ossia lo "Strip", il cui nome ufficiale è Las Vegas Boulevard, dove sono concentrati gli alberghi e i casinò con le loro mega-attrazioni. Siamo smarriti dalle luci, dalla moltitudine di gente per strada, dagli edifici di un kitsch assurdo ma da un fascino irresistibile. Il centro dello Strip è dominato dall' inconfondibile sagoma del Cesar's Palace dove tutto è ambientato ai tempi dell' Impero Romano. Il vicino Mirage offre invece un ambiente in puro stile tropicale e basta attraversare la strada per trovarsi sulla laguna veneta: The Venetian si inserisce in una serie di progetti che vogliono portare a Las Vegas gli angoli più belli del mondo. Ed ecco infatti il Bellagio, un altro pezzo d' Italia, il Paris Las Vegas, con tanto di tour Eiffel, il Monte Carlo, l' Harley-Davidsnon Cafè, il New York New York dove un rollercoaster si muove tra i grattacieli di Manhattan e la Statua della Libertà, ed in ultimo l' Excalibur dove tutto ricorda il mondo medioevale. Siamo letteralmente strabiliati e quasi confusi da tanto splendore che ci circonda ed ubriachi di luci, suoni ed immagini da sogno a notte fonda torniamo in albergo.

  8. Giorno 8

    2 settembre

    Stamane iniziamo la giornata visitando l' albergo che ci riserva molteplici sorprese. Si entra nella piramide attraverso le zampe di una sfinge e ci si ritrova nel casinò ornato da colonne di templi dipinte e sempre l' ingresso è abbellito da una riproduzione dell' obelisco di Cleopatra. (i casinò di Las Vegas non hanno finestre e orologi per non permettere alla gente che gioca di capire che ora del giorno è, e soprattutto per non capire da quanto tempo sta giocando). L' esterno dell' albergo ospita piscine, solarium, wellness, beauty center e bar all' aperto. Con un treno poi che collega in sopraelevata raggiungiamo il lussuoso albergo Mandalay Bay e dopo in pullman ci dirigiamo verso la zona delle Wedding Chapels, le cappelle specializzate nell' industria del "sì". A Las Vegas gioco d' azzardo e matrimonio vanno in qualche modo a braccetto. Percorriamo poi la Strip in lungo e in largo alla ricerca di curiosità e ci facciamo immortalare, con tecnica laser, in un parallelepipedo di cristallo che porteremo in Italia come souvenir tutto particolare. Domani ci aspetta l' escursione al Grand Canyon: che emozione!

  9. Giorno 9

    3 settembre

    GRAND CANYON

    La potenza della natura racchiusa in una fenditura lunga quasi 450 km, larga 16 e profonda oltre uno e mezzo. Uno spettacolo la cui storia è a dir poco straordinaria.
    All' aeroporto di Las Vegas ci imbarchiamo su un aereo bimotore ad elica per raggiungere l' eliporto dove un elicottero ci porterà, volando fra le pareti del Grand Canyon, fino al punto di partenza per una mini-crociera sul Colorado River. L' elicottero a quattro posti, pilotato da una donna, rasentando le pareti rocciose ci fa ammirare degli scorci incredibili ed atterra sul fondo del canyon dove ci imbarchiamo sul battello che ci fa navigare sul fiume incredibilmente rosso e freddo malgrado la temperatura esterna sia rovente! Io chiedo di mettermi alla guida del natante: dai nostri mari al Colorado River! Torniamo all' eliporto e col pullman turistico arriviamo al Hualapai Ranch dove acquistiamo souvenir, visitiamo una ricostruzione di accampamento indiano ed assistiamo ad uno spettacolo di danze dei nativi dai caratteristici abiti variopinti. La tribù Hualapai sta cercando di mantenere un giusto equilibrio fra turismo e natura col principale obbiettivo di proteggere la cultura e i valori dei nativi che sono profondamente incisi nelle pareti del Canyon. Sempre poi con il pullman facciamo varie tappe lungo i bordi del Canyon incantandoci davanti ad uno spettacolo particolare: le pareti rocciose disegnano un' aquila. Da vari punti di osservazione godiamo di panoramiche mozzafiato. Però queste soste ci fanno arrivare tardi (30 minuti;) all' appuntamento per la partenza dell' aereo che ci riporterà a Las Vegas;.Sorry!



  10. Giorno 10

    4 settembre

    LOS ANGELES

    La "città degli angeli" si presenta come una metropoli di grande fascino, in cui la società multiculturale è già una realtà consolidata. In origine avamposto spagnolo in mezzo a una distesa polverosa è diventata nel giro di 200 anni una delle più grandi e composite città del mondo. Il nostro albergo, il Wilshire Grand, è posto in una zona strategica, vicinissima alla metropolitana, alla Union Station e a molti luoghi d' interesse. Iniziamo la visita della città incamminandoci lungo South Flower Street incontrando Il Fine Arts Building, la Central Library per arrivare poi al Walt Disney Concert Hall, sede della Los Angeles Philarmonic Orchestra, che spicca nel panorama architettonico e culturale della downtown. Le "vele" esterne sono rivestite da pannelli di acciaio inox, mentre la sala da concerto ha un soffitto in legno che garantisce un' acustica perfetta. Proseguendo eccoci apparire la nuovissima cattedrale della Madonna degli Angeli che, dietro un esterno che ricorda quasi una fortezza, nasconde una unica navata minimalista capace di accogliere oltre tremila persone. E' la prima cattedrale cattolica costruita nell' ovest degli Stati Uniti negli ultimi trent' anni. Passando per il Civic Center notiamo sulla facciata dell' edificio della "Supreme Court" le significative statue di Mosè con le tavole della legge, Carlo Magno con la Magna Cartha e George Whashington con la dichiarazione d' indipendenza. Ancora più avanti c' è El Pueblo de Los Angeles, lo storico quartiere nei pressi del luogo dove nel 1781 venne fondata Los Angeles, che comprende palazzi che risalgono all' inizio del XIX secolo quando la città ero un piccolo avamposto spagnolo. L' arteria principale è Olvera Street, che oggi è tornata ad essere una vivace strada, dal 1930 sede di un caratteristico mercato e di negozietti e ristoranti messicani. Non possiamo mancare ad 'Avila Adobe, la più antica casa di Los Angeles, fatta costruire dal sindaco Don Francisco 'Avila nel 1818. Nel tempo fu adibita a caserma e pensione. Oggi restaurate, le stanze si presentano com' erano intorno al 1840.
    Uno sguardo alla Union Station, costruita nel 1939, sontuosa stazione che incorpora tratti architettonici delle missioni spagnole ed elementi art decò e modernisti e con la linea metropolitana torniamo verso l' albergo per visitare meglio la zona della Downtown. Il parzialissimo sistema della linea metropolitana, assolutamente insufficiente e ancora in lentissima costruzione a causa della natura sismica del sottosuolo, è comunque molto moderno.

  11. Giorno 11

    5 settembre

    La giornata di oggi è dedicata a Little Tokio e a Long Beach.
    La presenza giapponese a Los Angeles è attestata fin dl 1880, ma il drastico intervento urbanistico degli anni sessanta del secolo scorso ha sostituito agli edifici originari una grigia architettura moderna. Trascorriamo tutta la mattinata a Little Tokio, quartiere giapponese squisitamente curato, pieno zeppo di sushi bar e di negozi che offrono prodotti della terra del Sol levante. Quando decidiamo di avviarci verso Long Beach causiamo senza volerlo un problema ad una coppia di anziani coniugi nipponici fermi alla fermata dei bus.. Chiediamo loro informazioni sulla più vicina stazione della metropolitana e, mentre lei ci risponde, arriva un bus ed il marito vi sale all' insaputa della povera donna. Il bus riparte e la signora disperata non trova più il marito accanto a lei: cosa che peggiora la situazione è che lui si accompagna ad appoggi ortopedici avendo difficoltà di deambulazione! Anche noi siamo dispiaciuti ma comunque lei ci rassicura che il servizio a bordo dei mezzi pubblici è molto efficiente e certamente la polizia riporterà il marito dove lei ora si trova. In Italia forse ci sarebbe stato bisogno della trasmissione "Chi l' ha visto?";;. Finalmente siamo a bordo di una vettura della Blue Line della metropolitana che in circa 50 minuti ci porta a Long Beach distante circa 40 km dal centro. Spazi enormi, darsene zeppe di imbarcazioni da sogno, tanto verde e tanta bella gente: questa è Long Beach che malgrado la sua tradizione operaia e portuale, si è trasformata in un centro culturale e finanziario. Ammiriamo infatti il World Trade Center, il Convention and Entertainment Center e lo Shoreline Village dal tipico aspetto di borgo marinaro pieno di ristoranti, negozi ed attrazioni. Ci abbandoniamo ad una lunga passeggiata lungo la banchina che offre una magnifica vista sulla San Pedro Bay e sentiamo da lontano una musica che conosciamo: è "Georgia on my mind" interpretata da un gruppo di artisti, si fa per dire di "strada", che non hanno nulla da invidiare ai più titolati professionisti! E' ormai il tramonto e torniamo all' albergo con una immensa gioia nel cuore: immagini e suoni, cosa può appagare di più? Domanii ci aspetta Hollywood!

  12. Giorno 12

    6 settembre
    In metropolitana raggiungiamo Hollywood dove il volto urbano e quello del sogno di celluloide si sovrappongono. Prima di immergerci nel mondo variegato dell' Hollywood Boulevard, voglio fare una veloce visita all' Hollyhock House, centro d' arte pubblico, in origine casa della petroliera Aline Barnsdall progettata nel 1921 dal grande architetto Frank Lloyd Right. Lungo i celebri marciapiedi della Walk Of Fame, stelle di marmo e ottone immortalano Elvis, Lassie e più di 2000 star scelte tra attori di teatro, cinema, televisione, radio e musica. L' abbagliante insegna di Hollyvood Sign che campeggia su Mount Lee punta ad attrarre immediatamente l' attenzione. Le lettere, alte ben 15 metri, sono in lamina di metallo e sono lì dal 1923. Siamo sull' Hollywood Boulevard ed ecco la Capitol Records Tower che ricorda una pila di dischi sormontata da una punta luminosa che scrive "Hollywood" in alfabeto Morse, il Pantage Theatre tornato al suo originario splendore art deco, il Capitan Theatre che ospita in prima visione i film di Walt Disney, il Mann's Chinese Theatre il cinema più famoso del mondo, l' Egyptian Theatre prima sala a tema costruita nel 1922. Ma l' Hollywood Boulevard è anche il luogo dove ci si può far fotografare con ragazzi travestiti da Batman e Robin o personaggi del mondo del cinema e delle fiabe. Frastornati dalla folla che riempie letteralmente la strada, siamo quasi sospinti verso l' Hollywood & Highland Center uno dei motori della rinascita di questa "città dei sogni" che comprende negozi, ristoranti, locali notturni, cinema , alberghi e il Kodak Theatre che, con i suoi 3600 posti ospita la cerimonia degli Oscar. Ed è proprio in questo mega complesso che assistiamo dal vivo al concerto dei Tokio Hotel, gruppo idolo dei teenagers di tutto il mondo, che si esibiscono davanti ad una folla di fans scatenati. La musica è potente e ci frastorna ma siamo consapevoli che, malgrado i cambiamenti, il mito che alimenta questa "fabbrica dei sogni" resiste! Domani torniamo in Italia felici di aver visitato la West Coast ed in particolare le "Californie", non è un errore questo plurale, ognuna orbitante intorno ad altrettanti punti focali: San Francisco e Los Angeles; due metropoli delle quali sembrano riflettere lo stesso carattere: tollerante ma più scontrosa ed europea la prima, vivacissima e solare la seconda. Basta aggiungere a tutto questo l' incomparabile serie di bellezze naturali ed ecco le ragioni di un viaggio nella terra del mito.

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