Il mio on the road in California

Sono certa che la California rientri a pieno titolo nei sogni di viaggio di ogni esploratore che si rispetti.
E' la patria di Hollywood, teatro di troppi film e serie tv che ci hanno fatto sognare da adolescenti (ma anche da chi è un po' meno adolescente), il regno di spiagge dai colori mozzafiato e parchi verdissimi immersi nella natura. La California è i contrasti di Los Angeles, l'allegria di San Francisco, le meravigliose, infinite, strade dell'Highway 1, il silenzio di Yosemite, i giganteschi alberi del Sequoia, il caldo infernale della Death Valley.

  • Il viaggio è durato 10 Giorni
  • Budget speso Da 1.001€ a 1.500€
  • Ho viaggiato In coppia
  • Continenti visitati: America
  • Stati visitati: Stati Uniti d'America
  • Viaggio fatto in primavera
  • Scritto da Elisa con la valigia verde il 01/06/2016
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  1. Giorno 1

    L'arrivo a Los Angeles è stato meno traumatico di quanto pensassi: l'aeroporto è tranquillo, e ti permette di uscire in fretta, basta fare i controlli, noleggiare l'auto e partire alla volta di questa terra mitica.
    Non abbiamo trovato molto traffico a dire il vero, ma io e Matteo abbiamo subito capito che Los Angeles non è assolutamente e esclusivamente solo il glamour patinato di Hollywood.

    Siamo arrivati in hotel - l'Hollywood City Inn, alla fine della Walk of Fame - e ci siamo subito messi in cammino per combattere il jet lag. Era ora di cena, e siamo andati a caccia di stelle sul celeberrimo Hollywood Boulevard, mangiato un tipico hamburger, fotografato le impronte al Chinese Theatre. La zona è bella, un po' degradata verso la fine, ma vivace nella parte centrale.

  2. Giorno 2

    Il secondo giorno abbiamo sfruttato tutto il tempo a nostra disposizione, abbiamo preso l'auto e impostato il navigatore in direzione Beverly Hills. Vi giuro che - pur non essendo una sostenitrice di Los Angeles, anzi - mai nessun racconto, nessuna immagine che avete in testa potrà mai eguagliare la bellezza e la calma di questo quartiere. Abbiamo girato per più di un'ora ammirando tutte le casine: alcune sembravano uscite direttamente da una fiaba, altre erano di colori pastello, altri ancora avevano giardini che potevano essere disegnati. Passeggiando per Beverly Hills si dimentica che - a pochi chilometri - ci sono strade fatiscenti e degradate, popolate da personaggi poco raccomandabili. Beverly Hills è benessere puro, tranquillità pura.
    Rodeo Drive è caos, il caos che piace a me, quello vibrante, positivo, energico ed elegante. I negozi sembrano opere d'arte, i commessi sono impeccabili, gli uomini e le donne che camminano per strada, potrebbero far parte senza problemi del cast di Sex and the City.

    Nel pomeriggio abbiamo lasciato la frenesia di questa parte della città per andare a fotografare un altro mito: l'insegna Hollywood, sulle omonime colline. Se Beverly Hills è incantevole, allora non ho parole per descrivere le Hollywood Hills: immaginati di abitare là sopra e avere, ogni mattina, una vista privilegiata su una delle città più famose del mondo. Anche in questa zona, la calma che si respira è unica.
    L'insegna di Hollywood - in sè e per sè - non è niente di esaltante: sarebbero solo nove lettere, se non fosse per ciò che quella parola rappresenta. Il cinema, personaggi di cui ci siamo innamorati, sogni.

    Abbiamo terminato la giornata con un nuvoloso tramonto ammirato dal Griffith Observatory: l'insegna Hollywood sulla sinistra, il centro di Los Angeles davanti a sé.

  3. Giorno 3

    L'on the road in California inizia quando si lascia la patria di Hollywood. Il terzo giorno di viaggio abbiamo macinato tantissimi kilometri, tra quattro luoghi meravigliosi, tipici della California.
    Alle 8 del mattino eravamo già a Santa Monica, solamente in compagnia di autoctoni alle prese con lo jogging. A parte loro, non c'era nessuno, ed è stato fantastico. La lunghissima spiaggia, il molo con la ruota panoramica ad energia elettrica: era come un film.

    La seconda tappa è stata Malibù, altra celeberrima e mitica località. Il bello di viaggiare fuori stagione è che ovunque si trovano pochissimi turisti, e anche lì, abbiamo potuto goderci la spiaggia in solitaria. Malibù è ville lussuose affacciate sul mare e acqua cristallina, ma gelida.

    Dopodichè, abbiamo proseguito in direzione Santa Barbara: bella. Bella, ridente, colorata. Ci sono più che altro negozi di marchi internazionali, ma il centro merita comunque di essere visitato perché carinissimo.

    Ultima tappa della giornata è stata Morro Bay: un'altra cittadina marittima adorabile, caratterizzata dalla presenza del più grande monolite al mondo, in mezzo al mare. E' molto suggestivo vederla immersi nel silenzio del tardo pomeriggio e nell'odore dei cinnamon rolls che sfornano in uno dei negozi vicini al molo.

    Per la notte abbiamo fatto tappa a San Simeon, che sembrerebbe la classica città americana di passaggio se non fosse per l'Oceano a renderla più suggestiva e rilassante.

  4. Giorno 4

    Tra i giorni più belli del mio on the road in California, c'è sicuramente questo: quello dedicato al Big Sur, a cittadine come Carmel e Monterey e l'arrivo nella città più bella che io abbia mai visto.

    La giornata inizia a spasso per l'Highway 1, senza meta. O meglio, la meta l'avevamo ma era a più di 2 ore di distanza, quindi abbiamo deciso di goderci il panorama. Il Big Sur è una regione della California, famosa per le scogliere a picco sul mare, per le acque turchesi e le onde di spuma bianchissima. Ad ogni metro, troverai panorami come quello appena descritto e ti sfido a non fermarti ad ogni vista point per ammirarlo e scattare fotografie. Fermati anche al Big Sur Lodge per la torta alle carote più buona del mondo!

    Il panorama più bello del Big Sur è sicuramente quello di cui si gode al Julia Pfeiffer Burns State Park: dove l'acqua è così azzurra da sembrare tornati nel mediterraneo e - da una grotta - sbuca una piccola fontana, lì, a 10 metri dalla spiaggia.

    Poco dopo troverete Pfeiffer Beach, la spiaggia viola della California: questo è uno dei pochi luoghi da cui mi aspettavo di più, specialmente dopo aver visto certe foto. Il colore della sabbia non è esattamente viola, è più una sfumatura di grigio violaceo, ma vale comunque una visita.

    La mezza delusione di Pfeiffer Beach è stata ampiamente ripagata da un luogo che avevamo scelto per pranzare, ma che mi ha totalmente conquistata: Carmel by the sea. E' una cittadina visibilmente benestante (come orologio in piazza hanno un Rolex, così, per dire), fatta di casine basse e negozietti. E' tutto adorabile e carinissimo, così tanto che... non ho nemmeno una foto. Mi sono comportata come una local e ho girato il centro come se avessi abitato lì da sempre. C'è un regalo migliore che una città può farti?

    Monterey - poco dopo - l'abbiamo vista velocemente, girandola in auto, perché eravamo in ritardissimo sulla tabella di marcia, ma promette benissimo e sembra anch'ella molto carina.

    Dopodiché, una strada interminabile, senza la vista mare che ci aveva accompagnati nelle ore precedenti, ma per il tramonto arriviamo da lei: dalla città che è l'amore della mia vita, la più bella, San Francisco.

  5. Giorno 5

    Il primo giorno a San Francisco percorriamo Lombard Street, arriviamo al capolinea dei tram e saliamo su una di quelle adorabili carrozze vintage. Prendere il tram a San Francisco è una di quelle esperienze da fare una volta nella vita, almeno.
    Arriviamo alla Grace Cathedral - una versione meno austera del Notre Dame - girovaghiamo per Union Square, il Financial District, Chinatown e il quartiere italiano, dove mangiamo ottimi panini in un negozio gestito da un pugliese. Dopodiché, percorriamo i vali moli, arrivando al 33, da cui sarebbe partito il nostro traghetto per Alcatraz.

    La visita ad Alcatraz è qualcosa di unico e incredibile, le audioguide raccontano storie di ex detenuti e guardie, in modo talmente reale e scorrevole che non riuscirete a togliervele: pensa che io non ho parlato con Matteo nemmeno una volta, in tutta la visita!
    Tornare a San Francisco di sera, quando il cielo si fa blu e la città si illumina è stato commovente, davvero.

  6. Giorno 6

    Il secondo giorno lo iniziamo con l'ottima cioccolata di Ghirardelli, nell'omonima piazza. I prezzi sono alle stelle, ma - dopo averla assaggiata - non riuscirete ad uscire di lì senza averne acquistata un po'.

    Dopo, proseguiamo per il Pier 39, dove si respira a pieni polmoni l'atmosfera allegra di Frisco: non ti so dire perché, ma ricordo questo luogo come quello più felice. Una piazzetta con negozietti improbabili e giostre, sembrava di essere tornati bambini.

    Nel pomeriggio visitiamo la regale City Hall e la deliziosa Alamo Square: un giardinetto circondato da casine vittoriane tutte colorate. Per me che sono un'amante di tutto ciò che è piccolino e colorato, Alamo Square è un'idea di paradiso che accetto di buon grado.

    Infine, aspettiamo il tramonto nei pressi del Golden Gate e facciamo la conoscenza con quel ponte sognato troppo a lungo.

  7. Giorno 7

    L'ultimo giorno a San Francisco, lo iniziamo rivedendo il Golden Gate con la luce del sole, per poi attraversarlo in direzione Sausalito, a meno di mezz'ora d'auto.

    Sausalito è un'altra cittadina troppo carina: tranquilla, sul mare, caratterizzata da case galleggianti di tutti i colori e da una calma indescrivibile.

    Ci credi se ti dico che, nel lasciare San Francisco ho pianto?

  8. Giorno 8

    La giornata comincia male: scopriamo che la Tioga Road - una strada nevralgica per chi si muove da e per Yosemite è chiusa - e dobbiamo rivedere l'itinerario, e rinunciare a zone come Lee Vining e Mono Lake.

    Arriviamo a Yosemite che diluvia e tutto è avvolto dalla nebbia, ma non ci facciamo prendere dal panico: acquistiamo degli improbabili impermeabili gialli e iniziamo a girare il parco. La calma che regala un posto così immerso nel verde è ineguagliabile e riappacifica con la natura.

    Ammiriamo il monumentale El Capitain, percorriamo i trail delle Yosemite Falls, cerchiamo - senza successo - gli orsi ed incontriamo dei dolcissimi cerbiatti, che si sono messi in posa per farsi fotografare.
    Yosemite è bellissimo, peccato non averlo visto col sole e il cielo azzurro, ma comunque siamo riusciti a cogliere l'essenza del parco, ed apprezzarlo.

  9. Giorno 9

    Se pensavamo di essere stati sfortunati a beccare la pioggia a Yosemite, durante la visita al Sequoia National Park abbiamo dovuto ricrederci, dato che abbiamo trovato... la neve!
    E non la neve come qui in Italia, ma la neve che ti arriva fino alle caviglie e ti manda in ipotermia se hai i jeans modello "acqua in casa" e scarpe non adatte.

    Purtroppo non abbiamo potuto girare il parco come avremmo voluto, ma ci siamo limitati a percorrere il General Sherman Tree Trail e ammirare la sequoia più alta del mondo. Al suo cospetto ci si sente piccolissimi, ancora di più se la nebbia non ti rende facile capire dove finisce il maestoso albero.

  10. Giorno 10

    L'ultimo giorno in California siamo stati ripagati di tutto il freddo patito nei nove precedenti: sì, perché non te l'ho detto ma - nonostante fosse primavera - non abbiamo mai lasciato il nostro giubbotto, addirittura a San Francisco avevamo sciarpa e cappello di lana.

    Ma alla Death Valley - come da nome - avere freddo e trovare un tempo sfortunato non è possibile. E' caldo sempre, nella valle della morte.

    Questo parco mi ha incantata, mi ha fatto scoprire come anche in mezzo al nulla possa esserci qualcosa, come anche dove regna desolazione e tutto urla "morte", si può trovare qualcosa ed emozionarsi.

    Le dune altissime e morbidissime, le montagna dove sbucano colori come il rosa e l'azzurrino (Artists' Palette), un'enorme distesa di sale nonché il punto più basso degli Stati Uniti (Badwater Basin), Zabriskie Point che regala un panorama suggestivo e permette una visita a tutto tondo sulla valle, specie al tramonto.

    Ho amato la California, le sue città, il suo mare, i suoi deserti. Sei d'accordo se dico che è la regione più bella del mondo?

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