Brasile dalla foresta al deserto: Amazzonia e Lencois Maranhenses

Un viaggio particolare nel Brasile poco conosciuto, un viaggio in un paradiso naturale che consiglio a tutti coloro che vogliono conoscere il Brasile vero, il Brasile della foresta pluviale più grande al mondo, il Brasile del deserto bianco, il Brasile dei brasiliani che, con la loro allegria contagiosa, rendono questo paese un paese unico e ineguagliabile.
L'organizzazione del viaggio in Amazzonia e nei Lençois Maranhenses non è stata semplice, è stato faticoso trovare i mezzi ma alla fine è risultato uno dei più bei viaggi che abbiamo fatto. Per la zona dei Lençois Maranhenses ci siamo affidati ad una agenzia locale che è stata perfetta, per l'Amazzonia ci siamo appoggiati a indios conosciuti a Manaus.

  • Il viaggio è durato 14 Giorni
  • Budget speso Da 1.001€ a 1.500€
  • Ho viaggiato In coppia
  • Continenti visitati:
  • Stati visitati:
  • Viaggio fatto in autunno
  • Scritto da LaTartarugaVolante il 29/11/2017
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  1. Giorno 1

    RECIFE - Prima tappa Brasiliana
    Arriviamo di sabato mattina, le strade dall'aeroporto sono caotiche come immaginavamo, arriviamo all'hotel e, stanchi del volo, facciamo un pisolino. Al pomeriggio saliamo fino al 10° piano dove si trova la piscina e ci spaparanziamo su un lettino, coccolati dal sole.
    All'improvviso sentiamo della musica, forte, sempre più forte arrivare dalla strada. Dall'alto vediamo carri in lontananza. Scendiamo in fretta sulla strada e veniamo letteralmente travolti da gente mascherata, da uomini con tacchi vertiginosi e sciarpe fuscia... siamo nel bel mezzo di una parata gay. Era entusiasmante, scintillante l'aria che si respirava: tutti che ballavano, cantavano e, sui grandi camion addobbati, gente che rideva, saltava. Mi ha colpito un grande telo legato ad uno dei camion in cui era scritto...

    ... a felicidade é um coisa sério

    E da lì abbiamo iniziato la nostra avventura brasiliana, il Brasile delle grandi distanze, il Brasile dei colori, della musica, delle enormi differenze culturali ed economiche ma soprattutto il Brasile della vita da vivere.

  2. Giorno 2

    MANAUS - LA NOSTRA PORTA PER L'AMAZZONIA

    Il volo da Recife, via Brasilia, ci porta a Manaus. Arrivati all'aeroporto internazionale di Manaus, con un taxi, andiamo al porticciolo. Qui, una barca di legno verde con la capottina, ci stava aspettando per portarci all' Amazon Lodge, lungo il Rio Negro.
    Siamo solo noi, la barca a motore vola sopra il fiume che, mano a mano ci allontaniamo da Manaus, si allarga tanto da non riuscire quasi a vedere l'altra sponda. Il colore è scuro, sembra tè senza limone, poi scopriremo che è una manna essere lungo il Rio Negro.
    Arrivati al lodge prendiamo possesso della nostra camera, spartana, ma con tutto l'occorrente e soprattutto con una bella veranda immersa nella foresta. Depositati i bagagli siamo pronti per la nostra prima avventura in Amazzonia.
    Un giovane indios ci attende: saliamo in una piccola barca di legno a remi color giallo ocra. Non sembra molto stabile, l'acqua sui nostri piedi non ci fa star tranquilli, temiamo per le nostre macchinette fotografiche, ma la voglia di esplorare è troppa per fermarci. Il ragazzo, vedendoci titubanti e soprattutto aggrappati con le mani e le unghie ai lati della barchetta, ci fa un sorriso e con i suoi dentoni bianchi ci dice "tranquilo".
    Ci fa scendere su una spiaggia poco distante dal nostro lodge e da qui ci inoltriamo nella foresta amazzonica. Iniziamo a sudare fin da subito, l'umidità è altissima anche se la temperatura è bassa (saranno 25 gradi) ma per il momento teniamo duro. Con le nostre bottigliette d'acqua, zaini e macchinette camminiamo per un po' finchè non arriviamo ad una apertura della foresta: scimmie scoiattolo, scimmie urlatrici, la aulatta nera e i piccoli uistiti. E' pieno di scimmie, alcune saltano sopra di noi lanciandosi da un ramo all'altro, altre si avvicinano ma, appena prendiamo la fotocamera, fanno un balzo allontanandosi frettolosamente da noi. La nostra guida ci dice di stare fermi ed in silenzio, così riusciamo a vederle meglio. Dopo un pò di quiete, le scimmie iniziano a giocare fra di loro, a litigare emettendo striduli acuti, a mangiare frutti rossi dagli alberi.
    All'improvviso balza davanti a noi una scimmia color oro, con il muso rosso spellato, che urla facendoci venire un colpo al cuore. Che paura abbiamo preso, ma il mio urlo è stato ancor più spaventoso, la scimmia gialla fa un salto all'indietro e scompare nella foresta.
    Alla sera facciamo ritorno alla nostra camera, fradici di sudore e pronti per una bella doccia (fredda, non c'è acqua calda nel lodge).

  3. Giorno 3

    Oggi ci aspetta un intero giorno con la nostra guida Marcos nella foresta amazzonica.
    Partiamo di buon ora a piedi e ci addentriamo nella foresta, dietro a Marcos, seguendo un sentiero. Ogni tanto usa il macete per fare strada tagliando i rami delle grandi felci che ostruiscono il passaggio. E' tutto verde attorno a noi, verde brillante delle felci, verde scuro degli alti Kapok, il marrone delle liane e il verde oliva delle palme. Qua e là il rosso e giallo vivo delle grandi orchidee illuminate dai raggi del sole, che sembrano lunghe righe bianche disegnate con un pennello.
    Marcos si sofferma ad ogni albero raccontandoci la storia e l'uso, io resto incantata dalle sue storie, ma ancor di più dal grandissimo amore e rispetto verso la natura che traspare dalle sue parole. Questo è l'albero della menta, racconta, serve se si ha male alla gola, prende il coltello, punzecchia la corteccia e fuoriesce una spuma bianchissima. Annusiamo, sembra di fare l'aerosol al mentolo. Poi immediatamente ricopre con dolcezza la corteccia dicendoci  "a arvore nao sofre" e proseguiamo il cammino. Questo albero serve per chi si perde nella foresta, ci racconta fermandosi ai piedi di un grandissimo albero con un tronco marrone scuro, prende un bastone e picchia forte sul tronco. Un rumore tonfo che viene amplificato dal tronco, e sembra arrivare lontano..."ecco, così se vi perdete sapete cosa fare"... sorride e riprende il cammino.
    Ogni centimetro della foresta è qualcosa di diverso, di piante mai viste, o di dimensioni più piccole. Le felci qui sono enormi, le orchidee hanno fiori giganteschi rispetto a quelle che noi conosciamo. Qui si ha proprio il senso della potenza della natura, della forza incredibile della natura e questa forza sembra pervadere anche noi. Camminiamo senza parlare, è la foresta che continua a raccontarci una storia, con i suoi fruscii, con i ronzii e con i suoi improvvisi silenzi assordanti.
    Ci accorgiamo dopo un pò, che stranamente non ci sono zanzare.
    Noi che eravamo partiti immergendoci letteralmente in un bagno di autan non ci pare vero. Marcos ci racconta che siamo nella zona amazzonica lungo il Rio Negro, che, a differenza del Rio delle Amazzoni, è acido (ecco il perchè del suo nome e color scuro) e questo allontana le zanzare. Benedetto questo acido! Solo dopo le grandi piogge, l'acqua piovana stagna in alcune foglie di felce e così di riproducono un po' di zanzare. Ora capiamo tante cose. Continuiamo a camminare finchè non arriviamo in una casa dove troviamo delle persone che stanno lavorando la gomma. Così chiediamo di poter vedere il processo di come, dall'albero della gomma, si ottiene questa palla nerastra ovvero il caucciu e quindi la gomma. Potrei raccontare tutta la storia alla Piero Angela, ma vi consiglio di andare voi stessi a vedere, è troppo affascinante.
    Ci fermiamo un pò in questa casa a palafitta, dove scorgiamo una piccola cassetta di legno rialzata in cui vengono coltivati dei pomodori, un orto su palafitta. La casa è semplice: una grande stanza di legno, 4 grandi amache colorate, finestre senza vetri ma con tende a righe azzurre e rosse, ed in un angolo per terra un piccolo fuoco con grosse pentole nere. Stanno preparando il pato no tucupi, pezzi di anatra e una salsa a base di jambù (erba molto piccante).

  4. Giorno 4

    Oggi prendiamo una barca un po' più grande e navighiamo lungo il Rio Negro, passiamo Manaus che, con le sue grandi baraccopoli colorate, fa da anfiteatro ad uno dei più strani spettacoli della natura: due fiumi che non si mescolano, due colori che vogliono rimanere separati. Stranissimo, vedere un fiume color cappuccino e uno color tè che per molti chilometri non si uniscono e formano un lungo e sinuoso corridoio. L'effetto è dovuto alla diversa acidità, diversa temperatura e diversa velocità delle due acque, ma alla fine, prima di arrivare all'oceano vince il cappuccino... e come poteva non essere così!
    Facendo ritorno verso il lodge scorgiamo le case sull'acqua, vediamo i nativi dondolare sulle amache colorate fissate nelle verande esterne, sorridiamo vedendo i bambini che, in mutandine bianche, si tuffano nel fiume nero buttandosi dai rami. Ci fermiamo su un bar galleggiante e peschiamo i pesci piragna (piccoli, brutti e con denti affilatissimi) che poi rigettiamo in acqua. Il fiume è un via vai di barchette gialle, verdi e marroni che vanno da una casa all'altra, portando grandi cesti di verdure o lunghi pali di legno. Ormai sono le sei di sera, inizia a fare buio e siamo di ritorno al lodge.

  5. Giorno 5

    SAO LUIS: ENTRATA ALLE DUNE BIANCHE DEL SUD DEL BRASILE

    Giornata di viaggio avventura: sono le 4 di mattina e all'aeroporto di Manaus sembra di essere il 4 luglio a NewYork. Centinaia e centinai di persone con borse piene zeppe di cose, di oggetti, di galline e conigli, pronte per salire sul nostro aeroplanino. I posti sono comodi per fortuna. Dopo mezz'ora di viaggio l'aereo inizia a scendere. Scalo a Santarem. Cinque minuti per scendere e salire e poi via, si riparte alla volta di Belem. Altri 5 minuti tanta gente scende e tanta sale. Noi ci guardiamo attorno, stupiti di questo "kangaroo flight" ma al tempo stesso contenti della scelta. L'aereo è infatti un aereo-bus, vola molto basso, consentendoci di ammirare tutta l'amazzonia dall'alto. Si vede questo enorme polmone verde respirare, quasi muoversi lungo il Rio delle Amazzoni.
    Dall'alto, spostando il nostro sguardo all'indietro, vediamo purtroppo anche la deturpazione che stanno facendo per creare strade nuove, il verde brutalmente interrotto da macchie marroni. I miei occhi si fanno lucidi nel pensare a quanta gente e quanti animali vedono distrutto il loro habitat. Prima di atterrare a Sao Luis scorgiamo la foce del Rio delle Amazzoni: grandissima, ampissima e mille colori, dal capuccino, al verde, all'azzurro fino al blu intenso dell'oceano. Guardandolo sembra come una bocca spalancata che urla di felicità per la libertà ritrovata.
    Arriviamo all'aeroporto di SaoLuis dove ci aspetta il nostro autista, che ci accompagna all'hotel.

  6. Giorno 6

    Sao Luis è un porto importante e stanno investendo per farlo diventare uno dei principali porti commerciali, non solo del Brasile ma del mondo. L'hotel infatti è pieno di turisti ma soprattutto di uomini d'affari. L'oceano lì non è bello, è color marroncino, e all'orizzonte si vedono decine e decine di navi cargo in attesa di attraccare al porto. Il centro storico di Sao Luis sembra stridere con l'idea di un porto internazionale, tanto è fatto di stradine lastricate, case colorate abbandonate, pochissimi bar ed una grande imponente cattedrale bianca priva di vita. Oggi giornata dedicata al centro storico di Sao Luis e piscina (il mare non attira assolutamente ad entrare).

  7. Giorno 7

    INIZIA IL VIAGGIO NEI LENCOIS MARANHENSES

    Eccoci, siamo pronti davanti all'hotel in attesa della nostra guida. Obiettivo Barreirinhas ovvero la porta per il Parque Nacional dos Lençóis Maranhenses, uno dei più importanti e vasti parchi del Brasile. Ed è anche una delle zone del Brasile meno note, ma anche la più fantastica. 5 km in un ora per uscire da Sao Luis ma ce l'abbiamo fatta.
    La strada per il parco è asfaltata e non c'è traffico, incrociamo ogni tanto dei camioncini colmi di foglie di palma, la guida ci dice che qui è importante la lavorazione dell'olio di palma per l'industria. Arriviamo all'ora di pranzo a Barreirinhas: alloggiamo in una stupenda posada color arancione. Ci sono 6 camere ed ognuna ha davanti una veranda con appesa una grande e colorata amaca. Ormai ho imparato, Brasile uguale amaca, sempre e ovunque.
    Alle due esatte arriva la guida che, con il Defender 4x4, ci porta al Parco. Mano a mano che ci avviciniamo, la strada si fa sempre più tortuosa e all'improvviso, dopo una curva, vediamo bianco. Tutto bianco attorno, sembra di essere sopra ad una torta paradiso. Dune alte, dune basse e poi con fatica risaliamo una duna grande e da lì l'azzurro del mare irrompe, come fosse una lama d'acciaio.
    La guida si ferma e ci dice che da qui dobbiamo procedere a piedi. Fa un caldo atroce e non c'è ombra, nemmeno un filo d'erba. Iniziamo a camminare sopra le dune bianche, sembra talco, tanto è fine. E' semplicemente fantastico camminare, inciampare sulla sabbia, finchè arriviamo ad un laghetto. E' come un grande occhio azzurro che ci guarda. Da lì capiamo anche il nome del parco, Lençois Maranhenses ovvero lenzuola bagnate. Si, perchè le varie dune rotte dai laghetti azzurri, sembrano delle lenzuole bianche, distese e bagnate qua e là dall'acqua.
    Ci fermiamo per il tramonto che ammiriamo dall'alto di una duna. Stiamo lassù finchè la palla rosso fuoco si tuffa nel lago, lasciandoci una brezza che ci rinfresca della lunga giornata calda. Al ritorno la jeep si inerpica fra le dune fino ad arrivare ad un fiume, che attraversiamo su una zattera spinta a mano. In attesa della zattera ci sgranchiamo le gambe passeggiando lungo il viale pieno di bancarelle di souvenir, di cibo di strada come le pannocchie arrostite o le coxinha.

  8. Giorno 8

    BARREIRINHAS E RIO PREGUICA
    Oggi escursione sul Rio Preguiça. Con una piccola barca a motore navighiamo su questo fiume larghissimo che si inoltra nella foresta amazzonica. L'acqua è color marrone scuro, siamo attorniati da mangrovie. Qui scorgiamo scimmie che saltano da un ramo all'altro,  aironi bianchi e migliaia di altri uccelli. Senza guida ci perderemmo, il fiume incrocia tanti piccoli fiumi detti igarapè, è un labirinto, impossibile capire la direzione in cui stiamo andando.
    Ridiamo come bambini ogni volta che la barca vira bruscamente e ci inonda d`acqua. Ci fermiamo in un chiosco isolato lungo le rive del fiume, ordiniamo il pesce che mangeremo più tardi e riprendiamo il viaggio. Tappa ad un magnifico faro, Farol Preguicas da cui ci vede l'immensità del parco nazionale e l'oceano.
    E' ora di pranzo ed il nostro pesce ci aspetta. Seduti attorno ad un tavolo di legno, banchettiamo con pesce alla griglia, fagioli rossi e neri e l'immancabile riso bianco. Abbiamo il tempo di chiacchierare, scopriamo che l'uomo seduto al mio fianco si chiama Cicero, lontane origini italiane, persona molto simpatica e intelligente e vive vicino a San Paolo do Brasil. Ci racconta del suo lavoro, della sua città e che gli piacerebbe venire in Italia. Sta frequentando un corso di italiano, decidiamo di scriverci via emails così fa pratica rsrsrsrs (così scrive lui, sarebbe il nostro ahahah).
    Riprendiamo la barca e visitiamo delle case sul fiume. In una casa incontriamo un gruppo di bambini che si divertono sul fiume, si arrampicano sugli alberi e giu' nel fiume. Che bello vedere questi bambini giocare con nulla e divertirsi, sorridere e gridare felici. Se penso che da noi di bambini che corrono, saltano se ne vedono sempre meno, che se non hanno il computer di ultima generazione sono tristi e anche quando ce l'hanno, il loro sorriso appare spento. Questi bimbi invece ti riempiono il cuore di gioia, mette allegria sentirli urlare, ti fanno venir voglia di rimettere i pantaloncini corti e buttarsi nel fiume con loro. Più in là, donne che lavano i panni nel fiume e li stendono sopra pali di legno ad asciugare.

  9. Giorno 9

    DA BARREIRINHAS A PARNAIBA
    Puntuale come un panettone, arriva la nostra guida che con il fuoristrada ci porta in direzione Parnaiba. Seguiamo una strada di sabbia bianca che corre lungo l'oceano, è fantastico inseguire le onde. A destra abbiamo foreste di mangrovie color arancione, che con le loro radici sottili, sembrano enormi ragni in attesa di una mosca.
    La strada di sabbia si inerpica su alte dune color latte per poi ridiscendere su praterie, ove incontriamo asini intenti a brucare non so cosa e civette che riconosciamo solo per i due bottoni gialli (occhi) talmente sono mimetizzate. A Parnaiba arriviamo verso mezzogiorno, lasciamo i bagagli nella posada e subito riprendiamo l'auto che ci porta ad un piccolo porticciolo, dove un pescatore ci sta aspettando. Saliamo su un piccolo motoscafo e ci immergiamo nel Delta das Amercas. E' tutto un susseguirsi di isolotti, insenature e fiumi. Incrociamo altre barche di pescatori.
    A ripensarci ora, in questi due giorni non abbiamo incrociato turisti, non è una zona molto conosciuta, ma, forse per questo, ancor più affascinante. La nostra guida si ferma su un isolotto che sembra molliccio, in effetti è fango, metri e metri di fango marrone scuro. Cammina faticosamente su questo terreno, spostando un piede e poi l'altro come pesassero 100 kg. Si ferma, si china sul fango e con forza spinge il braccio dentro in profondita'. Si gira tutt'un tratto verso di noi con un sorriso soddisfatto e tenendo, sulla mano ricolma di fango, un grande, enorme granchio rosso. Lo porta verso la barca, lo risciacqua e ci dice "aqui esta'o seu jantar" e lo mette in una cesta. Riprendiamo il viaggio questa volta verso un ampia insenatura dove sono appollaiati centinai di ibis rossi. Facciamo ritorno alla posada con il nostro granchio...che dire, cena freschissima e buonissima naturalmente.

  10. Giorno 10

    DA PARNAIBA A JERICOACOARA
    Peccato lasciare il paesino di Parnaiba, è coccolo e con case colorate, che alla sera si illumina con le candele appese alle finestre come un piccolo presepe. Anyway, il viaggio continua.
    Da Parnaiba con la nostra guida proseguiamo dapprima su strada asfaltata per poi prendere la strada di sabbia che costeggia l'oceano. Passiamo per le dune di Luis Correla, per il paesino di Chaval, caratteristico per le case incastonate su grandi massi rocciosi, fino ad arrivare a Camoncin.
    Qui ci aspetta una zattera sui cui saliamo per attraversare il fiume. Due ragazzi, con lunghe pale, spostano la zattera, è un lavoraccio tenuto conto anche del caldo. Dall'altra sponda possiamo ammirare il paesino, sembra pitturato con colori ad olio, tanto risplende e tanto vivi sono il blu, giallo, rosso e verde delle case.
    Da qui proseguiamo lungo la spiaggia, siamo solo noi e il mare, noi e le palme da cocco, noi e le mangrovie. Dopo due ore di auto arriviamo inaspettatamente ad una incantevole laguna, Lagoa Grande, dove pranziamo.
    Lungo, o meglio, nella laguna sorge un chiosco caratteristico: tavoli e sedie sono nell'acqua, amache colorate che sfiorano l'acqua, dondolano a ritmo di musica. E' un luogo incredibile, c'è tanta gente seduta che pranza, altri che si trastullano sulle amache e altri ancora che scorazzano con gommoni a motore sulla laguna. Nel bel mezzo del niente, di km e km di sabbia bianca, di miglia e miglia in cui non si incontra nessun essere vivente, è strabiliante vivere questo posto, la vivacita', l'allegria e l'atmosfera che si respirano ti fanno sentire vivo,ti fanno venir voglia di ballare.
    Arriviamo in serata a Jeriacoara, dove pernottiamo in un piccolo resort con piscina e camere enormi.

  11. Giorno 11

    Jeri, così è chiamata, è il paese più noto della zona dei Lencois. Qui infatti troviamo altri turisti e la notte, come in tutto il Brasile, sembra non finire mai. Jeri è costruita su sabbia, i ristoranti, i negozi, le vie, sono tutte di sabbia, finissima sabbia bianca. A Jeri si trova una lunghissima spiaggia che abbraccia l'oceano e sulla sinistra è famosa la sua duna, da dove si può ammirare un magnifico tramonto.
    Anche noi seguiamo la massa, così verso le cinque di sera iniziamo l'arrampicata su questa duna alta, bianca, imponente. Piano piano, qui si deve e si va piano, anche perchè il vento si fa via via sempre più forte mano a mano che risaliamo verso la cima.
    All'inizio si sente qualche voce, poi sempre meno fino ad arrivare in cima e qui regna il silenzio. E' stranissimo come in mezzo a così tanta gente, centinaia e centinaia di persone, non si senta nessuno parlare, nessuna voce, nessun pianto, solo un silenzio rispettoso. Mi guardo attorno e vedo gente, ma non la sento. Se chiudo gli occhi sento solo il rumore del vento sulla sabbia e l'oceano. Mi siedo, gambe incrociate sulla sabbia fredda e occhi verso il sole. La palla gialla diventa mano a mano arancione, sempre più grande, fino a diventare rossa e abbracciare il mare. In quel momento il cielo, come se festeggiasse il giorno passato, diventa di mille tonalità di rosso e rosa, viola, arancione scuro, rosa brillante.
    E' difficile descrivere la sensazione di benessere, di gioia che sembra pennellata su di me, tanto mi sento intrisa di energia. Ecco, solo ora capisco di essere in mezzo a tanta gente, un applauso invade la duna, come a ringraziare il sole del magnifico regalo, ma non si può chiedere il bis.

  12. Giorno 12

    IN VIAGGIO PER FORTALEZA
    Da Jeri ci spetta un ultimo giorno di viaggio per Fortaleza che ha dell'incredibile.
    Dall'hotel ci viene a prendere una piccola jeep color verde tutta scassata. I nostri bagagli non ci stanno, cosi ce li teniamo sopra le gambe. Peccato che la strada non esista, ovvero percorriamo a gran velocità un varco nelle dune, le valigie saltano ad ogni buca e noi, con una mano, a tener ferme le valigie e, con l'altra, a tener fermi noi. Dopo un'ora arriviamo sani e salvi alla Laguna Paraiso, dove troviamo due signore che ci invitano a depositare le valigie in una stanza ed andare alla spiaggia.
    La laguna è di un color turchese brillante. Facciamo un tuffo in quest'acqua tiepida.
    Nel pomeriggio, un gruppo se ne va con un piccolo bus, poi ne arriva un altro, ma non è per noi. Ci viene il dubbio di aver sbagliato qualcosa. Per la prima volta, in tutto il viaggio, aspettiamo. Passa un ora, un'altra ancora ed i dubbi aumentano, anche la paura. Finalmente arriva un camion, realmente un camion addobbato con lunghi sedili color rosso. Saliamo titubanti, aggrappandoci alle assi di ferro. Partiamo, ma le nostre valigie sono rimaste giù. Urlo forte e sbraccio, finche' nel frastuono il camion si ferma. Carichiamo le valigie incastrandole fra le panche e vai.
    Il camion va veloce fra le dune, noi sembriamo come salami appesi, sbattuti a destra e a sinistra e con i piedi teniamo ferme le valigie. Ridiamo e ridiamo perchè alla fine si stiamo proprio divertendo. Vorrei anche farmi un selfie, ma ne va della mia vita ah aha aha
    Dopo due ore il camion si ferma ad una stazione di servizio, scendiamo assieme ad un altra coppia di giovani brasiliani e li attendiamo ancora. Arriva un bel bus turistico, di quelli alti e con aria condizionata e da li diretti verso Fortaleza. Seduti su questi sedili morbidi, comodi, senza dover aggrapparsi per non venir sbalzati fuori, stanchi ma felici, ci addormentiamo. Ci sveglia una brusca frenata, siamo ormai a Fortaleza.

  13. Giorno 13

    Rimaniamo due giorni a Fortaleza, o meglio a nord della città. Fortaleza è troppo caotica per i nostri gusti. Abbiamo trovato un bellissimo B&B di proprietà di due olandesi, non a caso l'hotel si chiama 0031 Boutique Hotel e si trova a 5 minuti a piedi dall'oceano. Sarà per le meravigliose spiagge bianche viste, sarà per il mare turchese dei Lencois, ma qui l'oceano ci appare bruttino. La spiaggia è comunque tipica spiaggia brasiliana, magliette, ombrelloni, asciugamani tutti i colori dell'arcobaleno e nel cielo migliaia di kitesurf. Sono due giorni di relax, fra mare e abbuffate di pesce. Prepariamo le valigie, pronti per il volo di ritorno in Italia.

  14. Giorno 14

    Il Brasile è un paese da scoprire piano, perche' i ritmi sono lenti, seguono il movimento lento del sole non le lancette dei secondi.
    Il Brasile della forza della natura amazzonica, il Brasile del bianco dei Lencois, posti cosi' diversi da diventare simili nell'energia che trasmettono, nella vita quotidiana semplice e vivace e soprattutto nella calma e generosità che la foresta e l'oceano riescono a regalare a chi li rispetta.
    Questo viaggio ha i colori semplici ma vivaci del verde smeraldo, dell'azzurro chiaro e del bianco. Colori che rappresentano la gente che ho incontrato, gente semplice e onesta, diretta e verace.  Colori che rappresentano la terra, i villaggi, la natura perfettamente in equilibrio, se l'uomo la rispetta.
    Il Brasile è un paese che fa capire come tutto scorra secondo natura e che la vita va vissuta lentamente per assaporare ogni sfumatura, ogni suono, ogni odore. La vita è dettagli, non totalità.

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