Malta, il paese del vento e delle contraddizioni

Era da tanto tempo che sognavo di provare a fare un viaggio in totale solitudine, prenotando un letto a caso in un'ostello a caso. Ho scelto Malta anche qui per caso, il volo costava poco ed è vicina all'Italia quindi mi sono detta... perché no?!
Un viaggio fortemente voluto, nonostante abbia avuto persone che si sono offerte di accompagnarmi. Volevo farlo da sola, volevo vedere fino a che punto potevo arrivare, quanto potevo contare solo su me stessa e quanto sarei riuscita a cavarmela.
E sono giunta ad una sola conclusione: se davvero lo vogliamo, siamo capaci di TUTTO.

  • Il viaggio è durato 7 Giorni
  • Budget speso Da 251€ a 500€
  • Ho viaggiato Da solo
  • Continenti visitati: Europa
  • Stati visitati: Malta
  • Viaggio fatto in primavera
  • Scritto da Jessica Coluccia il 15/04/2016
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  1. Giorno 1

    Bergamo - Luqa
    La partenza non è delle migliori: arrivata in aeroporto un'ora e mezza prima del volo mi accorgo di aver dimenticato soldi, documenti e biglietto. Sono troppo agitata da un paio di giorni, ho la testa qui con me solo perché è attaccata al collo.
    Non so come ma il mio splendido papà (che da oggi sarà il mio supereroe) riesce a portarmi indietro e riportarmi in aeroporto in tempismo perfetto! Arrivo al gate 10 minuti prima dell'inizio dell'imbarco, ma parto con quella sensazione del "se parte così, andrà tutto storto!".
    Volo senza problemi, per fortuna, atterro all'aeroporto di Malta e scopro già che qui è piena estate: sole cocente, caldissimo e vento. Quel vento che ancora non sapevo mi avrebbe accompagnata per tutta la vacanza.
    Iniziano le attese: riesco a prendere il pullman dopo circa 1 ora a cercare di capire dove andare e a capire anche le indicazioni che mi danno le persone del posto.
    Finalmente salgo, sono stanca e un po' innervosita dalla mattinata partita storta. Dopo circa 20 minuti arrivo in ostello a Sliema, molto carino, molto pulito e accogliente. A pochi passi dal lungomare che collega Sliema a S. Julian e anche davanti alle fermate del bus.
    Ad accogliermi trovo Ivo, un ragazzo poco più che 20enne che lavora qui da pochi mesi. Scopro che viene dalla mia zona, vicino a Lecco, chiacchieriamo e parliamo. Ci conosciamo, ci raccontiamo.
    E' simpatico, ha un viso pulito, quel viso di una persona buona e pulita dentro. Nella zona comune ci sono anche altri due ragazzi italiani, uno nato a Monza ma sempre in viaggio e l'altro che vive qui, Gianluca da Brindisi.
    Entro nel dormitorio e mi viene assegnato un letto sbagliato rispetto a quello richiesto, la camerata non è da 4 come avevo prenotato ma bensì da 8.
    E' la mia prima volta in un dormitorio, mi sento strana e a disagio. O forse è solo il mio umore a non essere buono oggi.
    Conosco le altre ragazze, o almeno una parte di loro: Linda da Pamplona dorme nel letto sotto al mio, davanti a noi c'è Anita, una signora tedesca che ha lasciato a casa il marito e i figli e si è presa una settimana di ferie in solitaria. Nell'altro lato ci sono Marie e Sophie dalla Francia e un'altra ragazza di cui non so il nome che viene dall'Argentina.
    Dopo essermi sistemata decido di uscire e andare in avanscoperta della zona; passeggio sul lungomare sorseggiando finalmente una bibita ghiacciata in totale relax. E' molto bello qui, il mare è cristallino ed è già possibile farsi il bagno nonostante l'acqua sia abbastanza fredda.
    Sull'altro lato è un susseguirsi di ristoranti, bar, paninoteche, gelaterie, negozi e tutto ciò che può servire ad un turista.
    Scendo delle scale per avvicinarmi al mare ed entro dentro ad un parchetto dove una statua enorme di un gatto padroneggia dall'alto. E' pieno di gatti randagi ma tenuti benissimo e scopro a breve che è il parco dei gatti: le persone vengono qui a lasciare cibo e coperte per farli stare bene. Che cosa bella.
    Continuo a camminare con molta lentezza, mi siedo a guardare il mare, rifletto, torno a camminare. Mi prendo i miei tempi e cerco di sistemare le idee, mi trovo a più di 2.000 km da casa e sono sola. In quel momento mi pervade una sensazione di panico.
    Torno in ostello con mille domande e mille dubbi... avrò fatto la cosa giusta? Ho davanti un'intera settimana, devo trovare il modo per sentirmi a mio agio.
    Mi faccio una doccia calda ma qui non c'è privacy, la gente entra ed esce dalla stanza ad ogni ora del giorno e della notte. E sono tutte sconosciute, in questo momento non ho nessuno qui a cui interessi di me.
    Mi metto a letto, cuffie e musica. E diario.
    Lui ora è il mio confidente, sto scrivendo qui quello che sento in questo momento. ANSIA.
    Mi sento spaesata e sola, ho un velo di malinconia addosso e non so perché. Non avrei mai pensato di dirlo ma sono lontana da meno di 24 ore e vorrei già la mia mamma.
    Quanto posso essere bambina?
    Oggi la giornata si è rivelata più disastrosa del previsto, complici magari tutti gli ostacoli che ho incontrato (ah, tra l'altro ho dimenticato a casa anche l'intero beauty) ma ho comunque la speranza nel domani. Ho comunque voglia di vedere come andrà e anche un po' di curiosità.
    In questo momento tutto ciò a cui penso è l'importanza dei rapporti veri e che non sono qui con me, come la famiglia e gli amici più stretti. Nessuno a cui poter raccontare come sto o semplicemente con cui addormentarmi. Cos'è davvero importante? Fino a 3 mesi fa pianificavo di mollare tutto e andare alla scoperta del mondo e ora invece mi manca tutto. Dovremmo imparare davvero a dare valore alle cose che abbiamo nel momento in cui le abbiamo, non prima e non dopo.
    Mi chiedo che persona sarei senza la mia famiglia, cosa farei se non li avessi? Vale davvero la pena togliere del tempo a loro solo per viaggiare? Cosa può provare un genitore che ha lontana da casa la propria figlia?
    Mi amano a tal punto da lasciarmi andare e soffrire un po'... per me, per la mia gioia. E io? Sono così egoista da pensare sempre e solo alla mia felicità?
    Si, sono proprio giù di morale e persa. Vorrei abbracciarli, ringraziarli ed essere a casa.
    Domani, forse, andrà meglio.

  2. Giorno 2

    Giornata intensa!
    Sveglia presto e con più grinta, doccia mentre ancora tutte dormono, colazione veloce e via, salgo sul primo bus diretto a La Valletta. Anche oggi fa veramente molto caldo.
    Arrivo nella capitale, davanti a me l'ingresso alla città mentre alle mie spalle un viale alberato capitanato dalla Statua dell'Indipendenza, raggiunta solamente nel 1964. Monumenti ai caduti, bandiere, corone di fiori.
    La Valletta, come tanti altri posti a Malta, è una città fortificata ed è quindi letteralmente chiusa dentro a delle mura antiche.
    Appena fuori, sui lati, ci sono diversi chioschetti dove potrete assaggiare i dolci tipici dell'isola, i pastizzi, ma anche diversi tipi di pane molto buono.
    Un piccolo ponte mi collega alla città e appena ci entro vedo la sede del Parlamento: un quadrilatero spettacolare molto moderno che va in estremo contrasto con l'architettura post-guerra di Malta.
    Scopro che è stato progettato da Renzo Piano, ecco perché è così meravigliosamente particolare. Seguo la mia amata Lonely Planet che mi porta alla scoperta delle rovine proprio accanto al Parlamento: qui c'era la Royal Opera House, distrutta da una bomba aerea durante la Seconda Guerra Mondiale. Di lei rimangono solo le colonne esterne, sono meravigliose ed è un vero peccato che il resto non ci sia più.
    Proseguo subito dietro alle rovine, salgo una salita e mi trovo nella piazza della Borsa, il panorama è splendido. Ci sono carrozze e cavalli, soldati, bersaglieri. Sembra una sfilata.
    Sorrido, osservo, scatto foto... mi sento bene, mi sento libera e comincio ad ambientarmi. Pranzo all'aperto, in un bar dentro ad una stradina fatta di sampietrini: il dehor è circondato da fiori, tavoli e sedie di legno lavorato, molto bohemien.
    Torno a camminare, non riesco a stare ferma troppo tempo con tutto questo ben di Dio che c'è da vedere! Arrivo in una piazza enorme, sede del palazzo Presidenziale. Assisto per caso al cambio della guardia e leggo che qui l'ultima colonizzazione prima dell'Indipendenza fu della Gran Bretagna e durò per più di 150 anni.
    Continuo a camminare tra le vie strette, abbandono la via principale, troppo turistica e troppo caotica: quello che c'è all'interno è molto più bello. Balconi, porte colorate, bandiere che svolazzano, profumi, statue.
    Mi accorgo di quanto Malta sia religiosa, la mentalità è molto conservatrice, sono abituati ancora alla donna che resta a casa con i figli mentre l'uomo va al lavoro. Infatti la gente del posto mi guarda con aria stupita perché sono una donna che viaggia da sola. E' una città sicuramente con tanti contrasti: si alterna la mentalità vecchio stampo all'abbigliamento femminile anche fin troppo striminzito. Perché sono così indietro su diverse cose e così avanti su altre? Un costante rapporto tra vecchio e nuovo, tra realtà e finzione.
    Senza accorgermene ritorno al Parlamento e alla piazza della Borsa, mi addentro ancora un po' e mi ritrovo dentro ad un piccolo giardino botanico con una vista mozzafiato sul porto.
    Sotto di me c'è il museo della guerra, intravedo cannoni, armi ed elmetti ma preferisco di gran lunga guardare la vista: il sole fa brillare il mare trasparente, ai lati le case arroccate sulle colline di Valletta e davanti a me le famose Tre Città: Vittoriosa, Senglea e Cospicua.
    Passeggio su questa enorme balconata e ad ogni passo mi sento cambiare, evolvere da bruco a farfalla. Sento che sto camminando davvero, non solo in senso figurato. Sto andando da qualche parte, sto superando quelli che fino a ieri credevo fossero i miei limiti. Ogni passo è una gioia, ogni centimetro conquistato è ossigeno che riempie i miei polmoni.
    Resto ad osservare questa meraviglia ancora per un po', poi mi dirigo al bus e vado a Vittoriosa (Birgu). In realtà da qui potrei arrivarci con una piccola imbarcazione in circa 10 minuti ma la fila è davvero troppa e non caricano più di 4 persone, ci metterei un'eternità.
    Arrivo a Birgu in un tempo più o meno breve e resto folgorata: viuzze strettissime, colori di porte e finestre in contrasto con l'architettura interamente color sabbia, fiori su fiori, chiese, croci di Malta dappertutto, scorci meravigliosi e finalmente il tanto atteso isolamento.
    Mi rendo conto che non riesco più a godere dei posti affollati ma ritrovo me stessa nell'assordante solitudine di queste splendide stradine. E' molto facile perdersi, le indicazioni sono solamente in maltese qui, ma non mi interessa affatto. E' sempre stato quello che ho cercato di fare in ogni viaggio: perdermi.
    Metto la Lonely Planet nello zaino, metto via tutte le mappe e mi lascio totalmente travolgere dalla voglia che hanno i miei occhi di scoprire ogni cosa, senza seguire itinerari o cartelli. Mi lascio guidare solo dall'istinto e dalla bellezza di quello che vedo.
    Indosso una canottiera da basket con scritto Boston e incrocio per due volte un ragazzo americano che mi sorride, alla terza volta mi ferma: "Ehi, sei di Boston?", rispondo di no. Mi chiede il perché della mia maglietta, gli rispondo che mi piaceva e basta, come mi piacciono gli Stati Uniti. Lui sorride, denti bianchissimi e pelle abbronzata: "A me invece piace l'Italia!" e se ne va, esattamente com'è arrivato.
    Dopo ancora qualche giro, in speranza di ribeccare l'americano, torno alla fermata del bus direzione ostello.
    Ovviamente scendo circa 15 minuti prima della mia reale fermata, avevo ancora voglia di camminare e di vedere quella parte di Sliema che non avevo ancora visto. Mi fermo su una delle numerose panchine, musica new age nelle orecchie e tramonto sul mare davanti a me. Un sogno. Mi rilasso, sto imparando a seguire i miei ritmi e il mio istinto. Con calma rientro in ostello, mi faccio una bella doccia e chiacchiero un po' con le mie compagne di stanza. Mi danno consigli su cosa vedere e mi regalano altre mappe. Passo la serata nella tranquillità dell'ostello, oggi è andata decisamente meglio di ieri. Sono contenta e sempre più curiosa.
    Chissà domani dove andrò.

  3. Giorno 3

    Oggi sveglia più tardi, sono molto riposata e pronta a macinare chilometri. Colazione con Anita, la signora tedesca del mio dormitorio, due chiacchiere con 3 ragazzi appena arrivati da Modica in Sicilia e che staranno qui 3 mesi per un corso di inglese.
    Esco, oggi fa più fresco grazie al cielo, ieri mi sono scottata le spalle solo camminando. Il sole qui è tremendamente potente già a marzo.
    Salgo sul bus, pieno raso come sempre, due signori italiani mi chiedono informazioni pensando che io sia del posto... che soddisfazione! Sento che mi sto già muovendo come se fossi a casa, non ho più paura di perdermi. Noto che accanto ad una ragazza islamica con il velo c'è un posto ma nessuno vuole sedersi, tutti la guardano in modo strano. Stupido terrorismo psicologico. Stupido razzismo.
    Mi ci siedo io, lei mi sorride sollevata e sotto al velo mostra due occhi scurissimi ed enormi. Prende il telefono e apre Facebook, guardando video divertenti o di talent show.
    Improvvisamente un brivido mi percorre la schiena pensando che siamo davvero tutti così uguali, le uniche distanze sono nella nostra testa. E nei vestiti.
    Ora sono arrivata a La Valletta, prendo il 52 che mi porta a Rabat. Oggi vorrei vedere le catacombe di S. Agata, meno famose rispetto a quelle di S. Paul ma pare siano molto più belle, Mdina e poi spostarmi a godermi il tramonto dalle scogliere di Dingli.
    Mi raccomando, la tessera settimanale dei bus è la cosa migliore da fare: corse illimitate a qualsiasi ora.
    Il bus per Rabat è semivuoto e io sono l'unica turista, il che mi fa credere di essere sulla strada giusta. Probabilmente oggi vedrò un posto poco conosciuto dal turismo e la cosa mi riempie di gioia. In lontananza, su un promontorio, vedo una fortezza che mi lascia davvero senza parole. Scendo ad una fermata non ben definita ma scendono tutti quindi li seguo. Mi trovo davanti agli Howard Gardens e resto sbalordita dalle mura. Sono appena fuori Mdina, scopro che è una cittadina chiusa interamente dentro a delle mura e da fuori sembra solo un castello gigante. Si trova all'interno di Rabat, la città principale.
    MI SONO INNAMORATA DI QUESTO POSTO.
    Mi perdo dentro alle viuzze, chiese su chiese, monasteri di clausura, croci e statue di santi ovunque. Molto religiosa, viene chiamata "The Silent City" - La Città Silenziosa. Visitatela assolutamente prima di pranzo o dopo le 18. Io ne esco appena in tempo perché alle 14 arrivano vagonate di bus pieni zeppi di turisti chiassosi e irrispettosi.
    Nel momento giusto, infatti, non trovo nessuno passeggiare per Mdina. Pochissimi bar o negozi aperti, probabilmente abituati ad aprire nelle ore più "calde".
    Per godermi in pieno la situazione e l'atmosfera mi tolgo le cuffie e ascolto solo il silenzio assordante. Sembra che il tempo si sia fermato, sembra finto. Solo il rumore dei miei passi, dei cavalli, di qualche anziano maltese e del rintoccare delle ore sul campanile. E' davvero meraviglioso e suggestivo, aiuta a riflettere e a rilassarsi.
    Pranzo a La Fontanella, una vera istituzione a Mdina, dopodiché esco dalle mura e mi dirigo a Rabat dove ad accogliermi c'è un'enorme piazza con la chiesa di San Paolo, lasciate alle spalle arrivo alle catacombe di S. Agata.
    Che dirvi? Sono splendide, la guida è un signorotto maltese sulla 70ina con un inglese un po' particolare. Questo è stato il rifugio in cui Sant'Agata si nascose, arrivata a Malta dalla Sicilia, per sfuggire alle persecuzioni nei confronti dei cristiani.
    Le mura delle catacombe hanno dei dipinti, cosa che quelle di S. Paul non hanno, dei cunicoli stretti e bassi, ai lati cripte nelle quali ancora giacciono degli scheletri. Alla fine, nella zona principale delle catacombe, c'è un piccolo spazio adibito a santuario che veniva utilizzato dai cristiani per pregare in segreto. Tutto questo perché, fino all'arrivo dell'Imperatore Costantino (Impero Romano) Malta era in mano ai Cartaginesi, quindi il cristianesimo era bandito.
    Insomma, queste catacombe sono piene di storie interessantissime e sono anche molto belle: consigliate!
    Esco dalla cripta e torno alla fermata del bus, prendo il 181 verso i Buskett Gardens, località di relax dei maltesi e unico "polmone verde" dell'isola.
    Malta è infatti un paese estremamente arido e la sabbia si trova addirittura sulle auto in città. L'influenza nordafricana è evidente non solo nelle architetture, nella storia e nella lingua, ma perfino nel clima e nella flora desertica.
    Mi accorgo in fretta, però, che sono scesa alla fermata sbagliata e mi ritrovo a Buskett città, chiedo informazioni e mi dicono che i giardini sono circa a 4km tornando indietro verso Rabat.
    E te pareva! Comincio a camminare in questa salita in mezzo al nulla più assoluto, solo campagna e cascinotti probabilmente abbandonati. Incontro solamente camion o simili e fare autostop qui non mi tenta proprio per niente. Cammino sotto il sole cocente delle 3 del pomeriggio finché arrivo in alto ma probabilmente mi perdo l'ingresso dei giardini perché c'è di nuovo un centro abitato. Chiedo di nuovo e mi dicono che devo tornare giù un pezzo, allora decido di salire sul primo bus che passa e scendere alla prima fermata. Solo che non mi accorgo che è il bus sbagliato (ancora!) e mi trovo di nuovo all'ingresso di Mdina.
    Insomma, a malincuore rinuncio ai Buskett Gardens, si vede che non era destino.
    Piano successivo: le scogliere di Dingli. Vado in cerca del mio bus, possibilmente quello giusto stavolta, e conosco Julia, un'autista di pullman. Ha circa 35 anni, è gentilissima e mi indica come arrivare alle scogliere. Parliamo un po', è spagnola ma vive qui da 5 anni. Mi aiuta moltissimo ad orientarmi in questa giornata in cui non ne azzecco mezza. La saluto e torno alla stazione dei bus di Rabat, prendo quello diretto per Dingli.
    Non sapevo però che ne passa uno ogni ora quindi avevo circa 45 minuti di attesa. Li sfrutto per bermi un "caffè" in un barettino a Saqqajja, molto poco raccomandabile. E infatti lo era.
    Gestito da 3 donne, probabilmente mamma, figlia e nipote (la nipote avrà avuto 60 anni); non spiccicavano una parola in inglese, urlavano, quasi sicuramente non vedevano una doccia dal '42 e fumavano come delle scaricatrici di porto.
    Bevo questa brodaglia schifosa con un goccio di latte e poi chiedo del bagno, in malo modo mi viene detto che non era agibile perché lei l'aveva appena pulito e non si poteva già sporcare di nuovo.
    Spiego che volevo solamente lavarmi faccia e mani perché ero in giro dalla mattina presto e non avevo con me le salviettine (quante storie per un rubinetto!), storcono il naso ma decidono di farmi scendere le scale e andare in bagno. Una delle tre mi segue e resta a guardare che non sporcassi nulla, ero allibita e anche infastidita.
    Risalgo, me ne voglio andare da qui assolutamente, vado in cassa e chiedo quant'è. E lì succede una cosa che non ho MAI visto, nemmeno nel paese più povero e degradato che abbia mai visitato.
    Prende carta e penna, scrive su "1,80" e me lo mostra. Io chiedo se fosse normale quel prezzo per un caffè, dato che fino ad oggi non l'ho pagato così tanto nemmeno nel posto più carino della capitale. Lei mi dice, non so in quale lingua e non so come io abbia capito, che è così alto perché ho usato il bagno.
    SIAMO SERI? 80 centesimi in più per avergli usato 30 secondi di acqua del rubinetto. Le chiedo lo scontrino e si rifiuta dicendomi che non le funziona la cassa, ovviamente una bugia dato che l'aveva usata poco prima con un altro cliente.
    Insomma, voleva fregarmi e per non fare troppe storie gliel'ho lasciato fare... ne sono uscita sicuramente meglio io e di certo non mi cambiano la vita 80 centesimi. Probabilmente a loro si.
    Torno alla fermata, arriva il pullman e finalmente nel giro di circa mezz'ora arrivo a Dingli ma scopro che il mio bus si ferma in paese e non direttamente sulle scogliere, quindi mi faccio altri 30 minuti circa di scarpinata a salire, in mezzo al nulla. AGAIN.
    Quando arrivo su però, tutta la fatica e i "nervosismi" di oggi vengono ripagati da una vista inimmaginabile. Arrivo in tempo per il tramonto, anche se purtroppo il cielo è un po' nuvoloso, ma resta comunque bellissimo: il blu scuro è mischiato con mille colori diversi; il grigio e il viola vanno a mischiarsi nel rosso e giallo del sole.
    Preparate giacche a vento e pashmine: il vento sulle scogliere vi porta letteralmente via! Resto in contemplazione e a scattare qualche foto per un po' poi torno giù alla fermata del bus in paese.
    Arriva l'ultimo bus del giorno, preso per un pelo, direzione Valletta e chi trovo sopra? Julia l'autista! Mi chiede dove sono diretta e rispondo che torno a Sliema ma sono preoccupata di non riuscire a prendere l'ultimo bus. Mi dice di star tranquilla perché dalla capitale partono pullman fino alle 22,30 e che mi lascia lei in un fermata in cui posso prendere il collegamento per Sliema senza per forza passare da Valletta.
    E' la prima persona gentile che trovo qui, ad esclusione delle persone dell'ostello, Mi rincuora molto, è bello avere persone "amiche" quando si è soli... e soprattutto che ti aiutano senza secondi fini. Mi fa fermare in un punto non previsto dalla sua tratta e mi indica la fermata dove aspettare l'altro bus, le dico che è la prima persona del posto che è gentile con me in 3 giorni che sono qui.
    Lei arrossisce e mi dice sorridendo "It's my pleasure!"
    Sono le persone come lei che mi fanno credere ancora nell'umanità e pensare che non tutti siano marci dentro. La saluto di nuovo e chissà, magari ci incontreremo ancora!
    Ora sono sul bus per Sliema, prego le forze divine che sia quello giusto! Sono le 21,30 quando arrivo a "casa", sono stanca morta ma voglio premiarmi. Si, perché nonostante tutte le sfighe del giorno io ce l'ho fatta sempre. E oltretutto sono arrivata in tutti i posti in cui volevo arrivare. Mi merito una bella cena!
    Sul lungomare tra Sliema e S. Julian trovo un posto tutto italiano che si chiama Vecchia Napoli, ordino una pizza buonissima. Mi rilasso per un'oretta, sfrutto il wifi e chiamo casa rassicurando tutti vista la mia sparizione di circa 12 ore.
    Torno in ostello, doccia e sistemazione delle foto. Sono davvero felice e soddisfatta di come sia andata, nonostante tutto. Una bellissima ed estenuante avventura.
    "Nessun marinaio è diventato esperto con il mare calmo".
    Buonanotte.

  4. Giorno 4

    Oggi il tempo è bruttino: nuvoloso e fresco. La mia gita a Gozo è slittata a tempi migliori.
    Però alle 10,30 sono sul pullman diretta a nord dell'isola: Mellieha. Mi raccomando, chiamate sempre il vostro bus con un gesto, altrimenti non si fermano.
    Mentre guardo fuori dal finestrino la solita vegetazione arida mi sento orgogliosa di me stessa. Questo viaggio si è dimostrato molto difficile all'inizio, ora invece credo che non potrò più fare a meno di viaggiare da sola.
    Si ha la totale libertà di ogni singolo secondo della giornata. Più passano i giorni, più mi sento completa, capace davvero di tutto.
    Arrivo a Mellieha; la cittadina è basata su un promontorio roccioso a ridosso del mare, la vista panoramica è da pelle d'oca. Cammino, su e giù, lunghe scalinate tutte colorate e abbellite da splendidi graffiti.
    Arrivo nel cuore del paese e trovo il sito storico religioso in cui sono racchiuse diverse cose interessanti. Si parte dal piazzale in cui molti pellegrini si rinchiudono in preghiera fin dal Medioevo: al centro una statua completamente bianca, per indicarne la purezza, raffigurante la Vergine Maria e sulle quattro mura del piazzale ci sono lastre di preghiere in ogni lingua del mondo. Varcata una porta ad arco, subito sulla sinistra, ci sono delle scale che portano al santuario dedicato alla Madonna, purtroppo chiuso.
    Scendendo altre scale si arriva ad un rifugio sotterraneo che veniva usato come nascondiglio dalla popolazione durante la Seconda Guerra Mondiale: 12 metri di larghezza per 400 di lunghezza. E' da brividi, cunicoli infiniti, senza luci e claustrofobici.
    E' incredibile come siano stati costretti a vivere in quel periodo. Ogni famiglia aveva diritto a circa 10 metri quadrati di spazio scavato nel muro, senza porte, ne bagni, ne corrente. Niente. Mi commuovo.
    Sono sola e suggestionata probabilmente dal fatto che i maltesi, furbi, per incentivare la parte turistica della cosa, hanno inserito manichini con abiti dell'epoca e suoni che evocano situazioni quotidiane in quei sotterranei.
    Si inizia dal reparto maternità, quello che ho trovato più inquietante: culle, giochi, vestitini e scarpette. In sottofondo pianti di bambini e rumori sinistri di rotelle che cigolano, nelle culle dei bambolotti rovinati e accanto manichini travestiti da infermiere. AIUTO.
    Si passa poi alla zona "sacra": preti, croci, immagini di Gesù. Infine alla zona dei lavoratori: manichini di minatori, scavatori, rumori lievi di picconi, motoseghe e gente che parla.
    Esco dopo circa 20 minuti di angoscia, però è stato bellissimo e soprattutto interessante. Nei cunicoli si trovano delle targhette con la storia spiegata nel dettaglio.
    Mi dirigo verso le scale che da lì scendono alla "Madonna of the Grotto". Ottanta scalini contati, piuttosto alti e dissestati, scendono fino all'entrata della grotta: sullo sfondo un'altare immerso in una sorgente. Illuminata solo da decine di candele si erge un'enorme statua della Madonna con in braccio un neonato.
    Sui muri alle mie spalle ci sono centinaia di foglietti, foto e indumenti provenienti da ogni parte del mondo. I pellegrini chiedono alla Madonna protezione e speranza.
    Io non sono credente, ma scoppio in una valle di lacrime, non riesco proprio a trattenerle: non so cosa sia successo lì dentro, ma è stata la cosa più toccante da quando sono qui.
    Persone che chiedono la grazia, persone che soffrono, persone malate; ma soprattutto bambini. Bambini ovunque, malati o già, purtroppo, morti. I loro vestitini, i visi sorridenti in quelle foto. E' stato straziante.
    Resto qualche minuto a riprendermi poi risalgo e torno alla fermata del bus. Sono emotivamente frastornata, ho bisogno di un po' di allegria adesso.
    Dopo i classici 35 minuti di attesa, finalmente salgo sul bus ma ovviamente sbaglio direzione, stavolta non per colpa mia. Mi era stato detto da un signore a cui avevo chiesto informazioni.
    Poco male, conosco Marco, l'autista, ormai ci sto facendo l'abitudine! Marco è un uomo sulla 50ina o poco meno, italiano che vive qui da 30 anni circa. Mi accompagna lui alla fermata giusta da dove poter prendere l'altro bus. Lo saluto, lo ringrazio e scendo.
    Sono a Mellieha Bay, spiaggia enorme e totalmente di sabbia. Oggi c'è vento per cui è pieno di surfisti, mi tolgo le scarpe e tocco la sabbia per la prima volta quest'anno. E' fredda ma morbidissima.
    Passeggio sulla riva per un po', poi torno alla fermata.
    Mi siedo e dopo pochi minuti conosco Peter, un ragazzo nigeriano che vive qui. Fa il Dj reggae al Fortezza a Sliema, mi invita alla serata di stasera, vuole che sperimenti la VERA musica reggae live. E' gentile, molto. E' rastafariano: parliamo di amore, di serenità interiore e di vita. Mi dice che tutto quello di cui un essere umano ha bisogno è dentro se stesso, che bisogna amare tutti senza distinzioni ne limiti.
    Mi dice: "Io sono scuro, è un problema per te"? Io sono allibita, ovviamente rispondo che non lo è assolutamente. Il mio problema non è con le religioni o le carnagioni colorate, ma con le persone cattive.
    La bontà dei suoi occhi non spaventerebbe nemmeno un bambino e lo vedo, lo posso sentire, è genuino. Mi racconta di quando è stato al carnevale di Rio de Janeiro nel 2013, di quando ha vissuto in Inghilterra e in Canada, mi consiglia un bel viaggio in Giamaica o in Africa.
    Parliamo per un'oretta circa, mi scordo quasi del bus che sta per arrivare. Mi lascia il suo numero chiedendomi di scrivergli nel caso decidessi di andare al party stasera e che sarebbe felice di suonare "the best reggae music in the world for you"!
    In inglese poi aggiunge: "vorrei sempre che i turisti tornassero a casa loro arricchiti, ecco perché amo fare il dj. Posso trasmettere loro tutto quello che ho dentro, regalargli un'esperienza e un'emozione uniche".
    Peter è davvero tanto scuro, scuro come il carbone. I suoi denti bianchissimi risaltano come un faro nella notte. Ma è la persona con la quale avrei meno paura al mondo, mi trasmette pace e gioia.
    Che bella persona, sul serio. Dispiaciuta lo saluto e salgo sul bus.
    Arrivo finalmente al Popeye Village, il villaggio di Braccio di Ferro. Ragazzi... VENITECI!
    E' un parco divertimenti piccolissimo ma meraviglioso, coloratissimo e costruito su una scogliera. Ha una piccola baia interna di acqua cristallina dove è possibile fare il bagno d'estate e subito di fronte altre scogliere dalle quali è possibile scattare foto splendide del panorama.
    Dentro è come essere in un film: perfettamente costruito nel dettaglio, perfino le pentole nelle case sembrano antiche. Ci sono bar/ristoranti, il minigolf, una zona relax e giochi, spettacoli di animazione e svariati negozi di souvenir.
    Conosco il ragazzo dello staff vestito da Bruto: sotto quel travestimento e quel pancione fintissimo, si nasconde un ragazzo che mi ha un po' destabilizzata.
    E' maltese, mi chiede come mi chiamo e di dove sono. Mi bacia la mano e mi dice "E' davvero bello conoscerti e averti qui!" e i suoi occhi parlavano. Due occhi enormi del colore del mare, il capello riccio scuro e la barba incolta. Abbronzato e con un sorriso a 106 denti. Wow. Oltre che bello, ha uno sguardo davvero dolce. E quegli occhi... chi se li scorda più.
    Il resto dello staff è altrettanto gentile, educato e simpaticissimo: vengo coinvolta in giochi e in un piccolo spettacolino dal quale "rubo" una foto con Olivia.
    Passo circa 2 ore lì dentro, a perdermi tra un edificio e l'altro, a ridere con loro e a bermi un punch alla frutta offerto dal bar.
    Uscita dal villaggio vado a fare qualche foto dalle scogliere, che meravigliosa vista.
    Purtroppo comincia a piovere e mi rifugio, in attesa del bus, nel bar davanti al Villaggio. Prendo un cappuccino, il miglior cappuccino che abbia mai bevuto, ad esclusioni di quelli che preparo io!
    Bevo lentamente il cappuccino fumante e guardo fuori, c'è vento e piove. Rifletto.
    Questo posto mi è piaciuto da impazzire, mi dispiace andarmene. Mi sono sentita di nuovo bambina! E quegli occhi azzurri, quel sorriso... ce ne vorrebbero molti di più nel mondo!
    Viaggiare da soli è una continua scoperta di se stessi, un viaggio interiore infinito. Elimina le barriere con le persone e ti insegna che non tutto il male viene per nuocere, non tutte le persone sono cattive. Imparare a viaggiare con lentezza, seguendo i propri ritmi; lasciarsi trasportare dagli eventi e accogliere i momenti così come vengono. Incasinati e unici.
    Dopo 4 giorni sono rilassata, non mi innervosisce più l'attesa o lo sbagliare strada. Anzi, così facendo ho modo di vedere meglio ciò che ho davanti o di scoprire luoghi nuovi che non erano nei miei programmi.
    Insomma, bicchiere sempre mezzo pieno... e pazienza.
    Salgo sul bus, è pieno ma riesco a trovare un posto di fianco ad un vecchietto super sorridente e un po' matto, Mi racconta che lui e la moglie vengono dalla Norvegia e che quando sono andati in pensione si sono comprati la casa qui. Ha circa 80 anni ad occhio e croce, tutto elegante, vestito color sabbia, cravatta e cappello. Mi fa domande sulla mia età, il mio paese di nascita e sul perché io stia viaggiando da sola. Gli rispondo che è un'esperienza che ho sempre voluto fare e che sto piano piano seguendo la mia strada. Lui mi risponde in perfetto inglese, sorridendo: "Signorina, la felicità nella vita è tutto. Guardi me, ogni giorno a quest'ora mi vesto bene e vado a trovare l'amore della mia vita. Mia moglie e mia migliore amica da 53 anni. Lei non mi riconosce più ormai da un po', ma andare da lei è una cosa di cui IO ho bisogno per essere felice. Solo vederla e portarle tutti i giorni un dolce all'uvetta che le piace tanto. Quel sorriso mi basta. Per cui signorina, lei fa bene, segua la sua felicità ovunque la porti".
    Servono commenti? Credo che nessuna mia parola in questo momento possa esprimere quello che provo.
    Lo ringrazio, gli sorrido e scende dal bus. Con quel sorriso stampato in faccia, il sorriso dell'amore. Proseguo e decido di fermarmi a Spinola Bay, un'insenatura di S. Julian che è il paesino prima del mio. Faccio in totale circa 4 km di lungomare meraviglioso, trovo il Love Monument.
    E' la scritta "LOVE" in caratteri cubitali completamente di roccia bianca, è opera dell'architetto maltese Richard England, ed è appunto dedicata all'amore.
    Nelle vicinanze si trovano anche lucchetti, scritte, disegni di innamorati ma la cosa più bella è che questa scritta è a lettere invertite: si potrà leggere nel senso giusto solo di sera, quando le luci di essa proietteranno la scritta sul mare. Davvero bello.
    Continuo a percorrere il lungomare tra locali e ristoranti finché trovo una specie di scalinata di scogli, creata naturalmente dall'acqua, subito a ridosso del mare. Mi siedo su un gradino e osservo l'impeto delle onde, come se volessero mangiarsi la terra. Aggressive ed innocue allo stesso tempo.
    Resto così, imbambolata a fissare il mare e la sua schiuma e a rilassarmi col suo dolce suono. Riprendo la passeggiata e intorno alle 8 sono in ostello.
    In camera c'è Linda, la signora di Pamplona. Il mese prossimo compirà 61 anni, ne dimostra almeno 15 di meno e si sta trasferendo qui dopo la pensione. Mi dice che sono bella e si complimenta con me per la mia pelle. Ma non solo: "Jessica, non dovresti mai usare il trucco. La tua pelle risplende di luce naturale e dovresti mostrarla senza vergogna. Non ascoltare la società che da messaggi sbagliati, non è vero che truccate siamo più belle. Penso invece che siamo solo finte e sono stanca delle bugie nella vita. Se una persona vede solo il tuo trucco, allora non merita la purezza della tua anima. Just think about it!" e sorride con una dolcezza inaudita.
    Io mi commuovo e la abbraccio. La abbraccio sul serio, mai una donna è stata con me così... senza barriere. Vulnerabilmente vera.
    Questa giornata mi ha regalato delle emozioni uniche, sono felice e non vorrei mai che finisse tutto questo.

  5. Giorno 5

    Stamattina mi sveglio presto perché voglio andare al sud, a Marsaxlokk, una cittadina prettamente di pescatori dove ogni domenica allestiscono l'unico mercato ittico dell'isola.
    Scendo in cucina per la colazione e conosco Stefano, un ragazzo di Empoli che vive qui da un mese e lavora in un ristorante come aiuto cuoco e pizzaiolo. E' molto simpatico, stiloso e sorridente. Rientra ora dal lavoro e dalla serata, mi chiede cosa faccio già sveglia e io mi sento vecchia. Io esco e lui sta andando a dormire, non ho più 19 anni come lui ahimè.
    Mi chiede perché vivo ancora in Italia e io non so davvero cosa rispondergli se non "eh, ho un lavoro"... iniziamo bene sta giornata!
    Lo saluto e mi dirigo alla fermata dell'autobus. Prendo il 13 diretto a Valletta ma scendo prima per prendere la coincidenza col bus che mi porta a destinazione. Ormai giro quasi ad occhi chiusi.
    Quello che invece non sapevo è che la domenica usare i mezzi pubblici è da suicidio puro! Ne passano molti meno, ad orari casuali e 8 su 10 sono così pieni da non fermarsi neanche.
    Ci metto circa 1 ora e mezza tra attesa e bus ad arrivare a Marsaxlokk. Sul bus conosco Simona, una ragazza calabrese di 25 anni che vive qui da 2 mesi ma in procinto di spostarsi a Barcellona per lavoro.
    Chiacchieriamo un po' e arriviamo insieme al mercato. Marsaxlokk è concentrata sul lungomare, al suo interno solo case e chiesette sparse qui e là. E' prettamente costruita su salite e discese (che novità!) ma la parte migliore è decisamente la zona del porticciolo. Una miriade di piccole barche si disperdono su questo mare cristallino e piatto, sembrano sospese nell'aria.
    Coloratissime e tutte predisposte solo per la pesca. Noto che su tutte le imbarcazioni c'è disegnato un occhio allungato che mi è famigliare. Lo noto anche sulle bancarelle: su braccialetti, magliette, spille, calamite. E' ovunque. Chiedo ad uno dei pescatori e mi viene detto che è l'occhio di Osiride, che nella religione egizia è simbolo di prosperità, potere regale e buona salute. E' quindi una sorta di porta fortuna.
    Ne rimango affascinata, adoro tutto ciò che riguarda le divinità egizie.
    Proseguo lentamente, la gente è così tanta che quasi non ci si muove. C'è un lungo tratto di bancarelle prettamente "turistiche" tra le quali si trova davvero tutto, dal souvenir alle tende per la casa.
    Ma è passato questo pezzo che arriva il cuore pulsante del mercato e comincia lo show: la zona ittica. Quello che vedo mi ricorda molto il mercato del porto della mia amata Taranto. I pescatori sulle piccole barche pescano con le reti e portano il pesce freschissimo riversandolo completamente sulle bancarelle. Le donne si occupano della pulizia del pesce e della successiva vendita. E tutto avviene davanti agli occhi di chiunque, quel pesce è così fresco che ancora si muove.
    Arriviamo alla fine del mercato e facciamo un giro nella piazzetta antistante dove troviamo la S. Peter's Church, dove viene venerata la Madonna di Pompei. Qui c'è davvero poco da vedere a parte il mercato, però a circa 40 minuti a piedi dal porto, non raggiungibile dai bus, c'è Peter's Pool Bay che è una sorta di piscina naturale molto piccola ma molto molto bella.
    Saluto Simona, la ringrazio per la compagnia e mi dirigo di nuovo al bus per affrontare un'altra odissea. Dopo 35 minuti di attesa sotto il sole arriva l'autobus e mi sparo, in piedi, circa 57 minuti di viaggio schiacciata contro al vetro dell'autista. Quello che non capisco è perché, invece di intensificare i mezzi di trasporto la domenica che è giorno di punta per i turisti, vengano invece diminuiti. Un autobus all'ora, quando va bene, con 30/40 persone ad ogni fermata, mi pare davvero un po' pochino.
    Arrivo a Valletta intorno alle 15 e sono stressata dai pullman. Sto per abbandonare l'idea di andare ancora in esplorazione ma decido di pranzare. Ho bisogno di rilassarmi e mettere in ordine le idee.
    Dopo pranzo sono di nuovo sulla retta via e decido che voglio portare a termine il programma del giorno, o almeno provarci. Vado alla stazione e prendo di nuovo il bus, di nuovo in ritardo. Di nuovo devo accontentarmi di un bus alternativo che non mi porterà direttamente a destinazione ma a mezz'ora circa di cammino. Poco male, avrò modo di vedere un posto nuovo.
    Salgo sul 72, direzione Qrendi, vado ai templi megalitici di Hagar Qim e Majdra. Scendo al capolinea comincio a camminare in questa città dimenticata da Dio. Per strada trovo una signora e chiedo informazioni. Lei è stata la svolta della mia tremenda giornata: si chiama Angela, maltese di circa 50 anni. Mi racconta che ha 2 figli, uno sposato di 30 anni e uno ancora in casa di 26. I figli hanno girato il mondo ma lei invece ha paura dell'aereo. Mi chiede cosa faccio lì da sola, le dico che sono in vacanza. Mi dice che avrebbe voluto avere lei in passato la metà del mio coraggio. In realtà io non credo sia coraggio, credo che sia solo passione. Ed è quella che mi spinge a fare scelte che altri non farebbero, giuste o sbagliate che siano ma comunque sempre realmente sentite e volute.
    Si offre di accompagnarmi lei ai templi e accetto molto volentieri. La strada è lunga e molto ripida, lei ha il fiatone ma non molla! Prima ci fermiamo ad un piccolo santuario dove Angela accende un cero per il figlio e la nuora che pare non riescano a darle un nipotino. Proseguiamo la strada in aperta campagna ma siamo in alto e posso vedere la costa ed il mare da qui. Arriviamo ai templi, la abbraccio e le do un bacio grande. Il mondo è più bello con persone così gentili. Mi lascia il suo indirizzo di casa e mi invita per un tè al ritorno dai templi ma ho altri programmi quindi la ringrazio e gentilmente declino l'offerta.
    Entro ai templi, sono appena in tempo perché tra 1 ora circa chiuderanno, devo sbrigarmi. Sono due siti archeologici a distanza di 500 metri l'uno dall'altro, coperti da dei tendoni per evitare che le condizioni atmosferiche li rovinino.
    Rovine che risalgono probabilmente tra il 3200 e il 2500 a.C. sono entrate nel patrimonio Unesco nel 1992, se vi piace l'archeologia meritano sicuramente una visita entrambe.
    Subito dopo mi dirigo vero la Blue Grotto seguendo i cartelli. Cammino per circa 45 minuti tra tornanti a gomito tutti in discesa, spero ci sia una fermata giù in fondo perché l'idea di tornare su a piedi non mi alletta granché.
    Comincio ad essere stanca, cammino da giorni e dormo poco. Diciamo che l'ostello non è proprio la forma indicata per chi vuole riposare. Arrivo in fondo alla strada ma non trovo nulla che ricolleghi nemmeno lontanamente alla forma della grotta blu e comincio a preoccuparmi.
    Chiedo informazioni ad un signore anziano che gestisce i parcheggi e mi dice che lì c'è l'entrata per l'escursione interna alla grotta ma che a causa del mare mosso oggi non partono barche. Molto bene!
    Sono le 19 e sono stanchissima per cui abbandono (per ora) l'idea di vedere la grotta e fare la tanto sperata foto del panorama dall'alto. Aspetto un bus che fortunatamente arriva ed è anche l'ultimo del giorno che passa da qui.
    Mi porta a Rabat dove prendo quello per Sliema. Alla pensilina di Rabat conosco due ragazzi siciliani che vivono qui e che sono stati assunti da pochi mesi alla Malta Public Transportation. In poche parole fanno gli autisti di autobus, quindi faccio a loro tutte le domande che ho da qualche giorno.
    Mi dicono che sono totalmente disorganizzati, che gli orari non sono mai rispettati e bisogna sempre calcolare tra i 6 e i 12 minuti di ritardo rispetto al previsto (io direi anche di più). Inoltre, per complicare ancora un po' la vita alle persona, una volta ogni 1-2 mesi vengono completamente cambiate tutte le tratte.
    Il mio consiglio spassionato è quello di controllare su Google la sera prima tutto ciò che vi serve: orari, numero dei bus, cambi. Soprattutto controllate sempre l'ultimo bus del giorno o rischiate di rimanere a piedi. Da Valletta partono bus fino alle 23, poi sarete costretti ad usare i taxi. O le gambe.
    Salgo sul pullman per casa e conosco due ragazzi appena ventenni di Livorno. Mi chiedono se so dove sia un certo locale perché stanno andando a prendere delle prevendite per un after. E io mi sento sempre più vecchia.
    Ma d'altronde io viaggio per conoscere, per girare i locali mi basta Milano.
    Arrivo a destinazione intorno alle 21 e decido che mi voglio premiare per non aver perso la pazienza nemmeno oggi. Mi fermo di nuovo alla Vecchia Napoli e prendo un piatto di pasta al ragù. Sapore di casa.
    Torno in camera, tutte dormono. Una doccia veloce e poi mi addormento senza quasi accorgermene.
    Blue Grotto, è una promessa, domani sarai mia.

  6. Giorno 6

    Oggi ho decido che me lo prendo di riposo, ho camminato tanto e dormito poco quindi dedico la giornata al mio relax. Scendo a far colazione e mi siedo a tavola con Linda, la mia compagna di stanza di Pamplona, e chiacchieriamo del più e del meno. Mi racconta della sua vita, del suo passato abbastanza turbolento. Mi confessa di essere separata e mamma di due ragazzi.
    Vivono con il papà perché non sono mai andati d'accordo, infatti mi dice: "I love my sons, but I don't like them". Io resto spiazzata perché non riesco a capire come una mamma possa accettare una cosa simile dai suoi figli, non è naturale. Ma probabilmente è anche questione di mentalità, noi italiani siamo molto legati alla famiglia e non per tutti i popoli è così.
    Dice di essere ormai serena, non vede e non sente i suoi figli da 5 anni e sa che non può obbligarli a volerle bene. Mi dice che è vegana, naturopata e che ha insegnato inglese e scrittura creativa all'Università. Questa donna è piena di risorse!
    La mamma le ha insegnato arti marziali e yoga quindi dopo colazione e dopo avermi consigliato di diventare vegana, andiamo insieme sulla spiaggia e mi fa la mia primissima lezione di yoga.
    Dopodiché resto a crogiolare al sole per un po', si sta davvero bene oggi. Vedo persone fare il bagno ma il mare è davvero troppo freddo per i miei gusti. Verso le 17 raccolgo le mie cose, faccio due passi mangiando un gelato e godendomi tutta la mia completa libertà.
    Non devo per forza parlare, se sono stanca mi fermo e se voglio camminare cammino, questo tipo di isolamento dal mondo comincia a piacermi sul serio.
    Ho ancora l'ombra della Blue Grotto che aleggia nella mia mente quindi prendo il bus e vado, senza pensarci due volte. Bus per Valletta, 30/40 minuti di attesa e si va!
    Dopo circa 1 ora di bus semideserto arrivo alla fermata Panorama (si chiama proprio così!) indicata come quella giusta, speriamo!
    Vado su e giù per la strada verso le scogliere ma non trovo ne cartelli ne segnalazioni. Comincio a mettere in dubbio di aver letto male sulla mappa. Ad un certo punto trovo una piccola scalinata in una zona non ben definita e sicuramente selvaggia. L'istinto mi spinge a scendere e in questi giorni ho imparato ad ascoltarlo. Percorro queste scale e poi un sentiero quando ad un certo punto... ECCOLA!!!
    Mi commuovo come una bambina, sono davvero emozionata! Fino a ieri sera questa bellezza era solo una foto su un computer ed ora è interamente davanti a me. Solo per me. Sono sola e non potrei non essere più felice di così.
    Scopro che nella sfortuna ho trovato la zona panoramica migliore, tutto il resto dei turisti invece va in una zona più avanti e più grande di questa ma meno suggestiva.
    Resto un po' qui, a godermi questo spettacolo della natura, poi torno sulla strada e prendo di nuovo il bus, stavolta stranamente senza attesa. Prima di tornare in ostello mi fermo a Valletta, è l'ultima sera che posso vederla ed è un vero spettacolo: illuminata con ogni colore, la cattedrale è interamente ricoperta di luci bianche e rosse per ricordare la bandiera maltese. Fuochi d'artificio, banda, fiori dappertutto. Sono stata così fortunata da essere capitata qui proprio nella sera della festa del patrono della capitale che sinceramente non ho capito se sia San Paolo o San Pietro.
    Ceno qui, il vento si è placato e io sono gioiosa. Stancamente gioiosa. Passeggio un po' nel centro deserto, la popolazione si è tutta riversata nella piazza della cattedrale e nelle vie interne. C'è una strana atmosfera di pace e serenità, molto meglio rispetto al giorno che è invece invasa dai turisti.
    Rientro in ostello intorno alle 22, Linda è sveglia e mi fermo a chiacchierare ancora con lei. Mi racconta la sua lunga passeggiata e il pomeriggio dedicato alla lettura. Ha comprato casa qui ma deve aspettare 2 mesi per avere le chiavi; mesi che passerà qui in ostello. Mi ripete ancora che ho un viso luminoso e che è rimasta molto colpita dai miei occhi. Inoltre mi dice "you're so good with people!" solamente perché le chiedo tutti i giorni come sta, mi accorgo che essere gentili col prossimo è davvero un toccasana per il cuore. Ci addormentiamo nel buio e nel silenzio del dormitorio, in sottofondo solo il rumore della strada, un'arietta frizzantina che penetra dalla finestra socchiusa e la luce arancione dei lampioni.

  7. Giorno 7

    Oggi sveglia molto presto, alle 8 sono già alla fermata del bus. Vado a Gozo, se il destino è dalla mia dovrei essere lì in circa 1 ora e mezza. Ma che ve lo dico a fare? A Malta il destino gioca brutti scherzi, specialmente quando si ha "fretta".
    Il bus 222 arriva alle 9,20 con più di 1 ora di ritardo. Arrivo al porto di Cirkewwa alle 10,25 e il traghetto parte alle 10,45. Nota: i traghetti hanno una frequenza di circa 45 minuti, sono molto grandi (imbarcano anche le macchine), a bordo c'è uno snack bar, il viaggio dura 25 minuti e si pagherà il viaggio (4,65 euro) solamente al ritorno.
    Arrivo a Gozo e decido di fare una cosa super turistica che mi ero ripromessa di non fare: il sightseeing city bus. Il classico bus rosso scoperto che fa il giro del paese a tappe. Perché l'ho fatto? Perché ho solo un giorno e sono già quasi le 11,30. Per una questione di velocità e comodità visto che vorrei visitare più cose possibili.
    Consiglio: andate in un giorno in settimana e comprate il biglietto direttamente sul bus. Costerebbe 18 euro, ma così facendo avrete uno sconto e lo pagherete solo 10. Sul traghetto e al porto invece ve lo vendono a 15.
    Salgo sul bus, prima tappa Dwerja, l'altro posto che ho sempre sognato di vedere qui dopo la Blue Grotto è la Azure Window.
    Prima di raggiungerla però l'autista mi consiglia di andare appena più sotto, a Inland Sea, una sorta di piccolissima baia chiusa dalle scogliere e raggiungibile solo a piedi. Il colore del mare è tra il verde smeraldo e l'azzurro, in pieno contrasto con l'ocra della sabbia e il nero delle scogliere. Una cosa bellissima. Fanno snorkeling e immersioni.
    Più avanti c'è una passerella ed in fondo vedo delle barchette, mi avvicino e chiedo per un'escursione. Con 4 euro mi fanno fare 15 minuti di escursione interna delle grotte e mi portano ai piedi dell'Azure Window, che è una delle cose naturale più mastodontiche ed eleganti che abbia mai visto. Davvero, non so come riuscire solo con le parole a raccontarvi quanto è stato meraviglioso. Il mare cristallino sotto di me, le grotte sopra la mia testa e ai lati solo i coralli viola. Un quarto d'ora di brividi veri e profondi. Subito dopo salgo in superficie per guardare dal panorama l'Azure Window e la Fungus Rock, scatto le mie solite foto e resto in contemplazione di questi capolavori naturali. Da qui, all'orizzonte ma non troppo in lontananza, si può vedere anche Comino, un minuscolo isolotto prettamente balneare.
    Risalgo sul pullman e guardo tutto da quassù, con vento e sole che fanno capolino. Passo da Ta' Pinu, una zona molto molto religiosa. Sul cucuzzolo della collina vedo un'enorme croce piantata nel terreno e scopro che è stata messa lì in ricordo della fine della Via Crucis. Ci sono statue di papi, santi e chi più ne ha più ne metta, senza scordarci chiese e santuari.
    Subito dopo Victoria, la capitale, dove decido di fare uno stop di circa un'ora: si sviluppa in salita, moderna e simile a Valletta per quanto riguarda negozi e ristoranti. Più in alto si può raggiungere La Cittadella ma la salita è davvero troppo lunga e ho poco tempo a disposizione.
    Di nuovo sul bus, stavolta vado a Ramla Bay dove vedo solo la spiaggia, famosa per la sua sabbia giallognola che va in contrasto con l'acqua cristallina del mare. Poi Ggantija, scendo e mi gusto i templi megalitici, i resti più grandi del Neolitico. Sembra di essere tornati indietro nel tempo e davvero non mi spiego come abbiano potuto fare certe cose senza l'aiuto di gru o macchinari simili.
    Esco, salgo di nuovo sul bus direzione Marsalform, cittadina di pescatori e anche qui spiaggia e mare splendidi. Sono le 17 e decido di avviarmi vero il porto, sperando ci sia un traghetto in partenza, senza troppa attesa. Fortunatamente ho aspettato solo 20 minuti, il che è ottimo!
    Arrivo a Cirkewwa, prendo di nuovo il 222 (per l'ultima volta) e dopo 1 ora e 10 minuti sono a Sliema. Un ultimo giro sul lungomare, bevo un caffè in un bar con terrazza sulla spiaggia e mi rilasso. Comincia a far freschetto e torno in ostello. Dovete sapere che qui, in questo periodo dell'anno, c'è un'escursione termica paurosa: si passa dai 23-24 gradi di giorno, ai 9-10 di sera. E il vento non smette quasi mai soffiare!
    Salgo in camera, sistemo le cose, doccia e mi rilasso scrivendo questo diario, che è diventato come il mio migliore amico. Marie, la francese del mio dormitorio, ha saputo che sto per tornare a casa e non sa se riuscirà a salutarmi domani mattina. Si avvicina, mi abbraccia e mi dice "è stato un vero piacere conoscerti, sento che hai un buon cuore e sei una bella persona perciò ti auguro tutto il meglio possibile dalla vita". Io non sono davvero abituata a queste persone che si aprono senza paura, che ti fanno un complimento anche senza conoscerti, senza ipocrisie o secondi fini. Tutto questo è bellissimo. Commuovente.
    Dopodiché si avvicina Linda e mi dice più o meno le stesse cose, però lei aggiunge una frase che non dimenticherò mai: "ho perso sentimentalmente i miei figli 5 anni fa o forse più, non ho una famiglia che mi ami, sono sola. Però in questa settimana ci sei stata tu, che mi hai dato il sorriso e la tua splendida compagnia. Sei stata mia amica e mia figlia per un piccolo momento della mia vita e lo apprezzo molto. Grazie."
    Cosa posso dire? L'ho abbracciata e mi sono scese due lacrime per queste parole così forti.
    Domattina presto ho il volo di rientro e come al solito sono qui a tirare le somme. Sono stati 7 giorni davvero sentiti, intensi e fortissimi. E' stato stancante, a tratti difficile e impegnativo. Ho dovuto arrangiarmi, cavarmela in ogni situazione "scomoda" che ho incontrato sul mio percorso, ma è stata un'esperienza unica nel suo genere. Un contatto con la vita che consiglio a chiunque almeno una volta. Ho scoperto tanto del mondo, delle persone e di me stessa. E' stato un vero orgoglio vedere che ci sono tantissime donne come me, con la stessa passione e la stessa indipendenza.
    Donne forti, con coraggio da vendere, donne guerriere che però non dimenticano di essere dolci e spontanee. Donne che sanno sorprenderti e sorprendersi, reinventarsi e rinascere ancora, nonostante le sofferenze del passato o l'età.
    Malta mi ha regalato tantissime gioie, tantissime soddisfazioni e anche tantissime attese; è un'isola in continua contraddizione, un paese che va vissuto, capito e infine amato per quello che è: un lento, arido e ventoso paradiso.
    Addiju Malta.

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