Ed eccoci catapultati in Madagascar... il vero Madagascar. Dopo aver visitato Nosy Be; un mondo a parte che risente del turismo nel bene e nel male.
Siamo stati per cinque giorni in un bellissmo posto ad Ambondrona, che un “coraggioso” ragazzo italiano ha avuto l’ardire di costruire!
Un posto da sogno che è stato disturbato solamente da un visitatore notturno che ci ha rubato un po’di cose: lo zaino con la macchina fotografica, gli occhiali miei da sole, qualche soldo, carte e documenti di Cosimo. Peccato, perche l’episodio ci ha rovinato un po’ l’atmosfera idilliaca che stavamo vivendo.
Uno dei due ragazzi che ci ha rubato è stato preso; prima c’è stato l’inseguimento a cui ha partecipato tutto il paese, poi il semi-linciaggio.
Cosimo è stato portato a vedere il ladro catturato. Nella notte, al buio, si è trovato di fronte a un ragazzo di 22 anni legato ad un’altra persona, in lacrime e sanguinante.
Era stato ferito piu’ volte dalla “guardia” armata di un accetta. Ed è stato fortunato perche’ è stato portato in Gendarmerie, solitamentew si usa farsi giustizia da soli da queste parti.
A parte questo spiacevole episodio, Nosy Be è stata un'esperienza bellissima. Mare da sogno, una vegetazione che riempie gli occhi di verde, verde e ancora verde!
Siamo stati a Nosy Iranja dove all’arrivo ci siamo trovati all’improvviso dentro una cartolina, poi abbiamo girellato un po’ all’interno dell’isola.
Chez Alex è un’oasi in riva al mare (anzi dentro).Insomma tutto sommato 5 giorni facili, coccolati da Brio e dalla sua famiglia.
Dopo aver salutato tutti i nostri amici, compreso il cane e i bambini di Ambrondona... siamo partiti alla volta del Madagascar
In viaggio.
Traversata da Helle-Ville a Ankify con il Ferry (in pratica barca di legno da dieci posti circa, in cui eravamo circa venti) e poi eccoci nel rinomato Taxi-Brousse!
Abbiamo bucato dopo tre minuti di viaggio. Il cambio della ruota e'stato una comica, tutti ridevano e nessuno se l'e' presa.
Dopo essere stati fermati per tre volte dalla polizia (non si sa bene perché), siamo ripartiti e dopo un po' eccoci di nuovo fermi, di nuovo con la gomma a terra (quella appena sostituita)!
Tutti ridono.
Allora sono iniziate tutta una serie di manovre per riparare il danno, sempre con il sorriso sulle labbra. Prima hanno provato a gonfiarla con la pompa a mano tipo bicicletta. Poi si è fermato un camion che l'ha gonfiata usando l'aria dei freni, pero' non reggeva e quindi hanno risolto il problema mettendo nel buco UNA VITE.
Quindi ripartenza e in queste condizioni ci siamo fatti circa 70 KM.
Dopodiche' trasferimento in altro taxi-brousse guidato da un folle e via verso Diego. Insomma per fare circa 250 km partenza alle 9,30 e arrivo alle 17.00, buono no!?
Diego non e' bellissima ma siamo rimasti li' a rilassarci un po'. Abbiamo dormito saltando anche la cena, cotti dal caldo e dal sole.
Secondo giorno, altro trasferimento.
Non so bene quanto abbiamo viaggiato per Diego prima di partire. In 20 su di un camioncino, carichi fino all'inverosimile.
Poi siamo arrivati in questo posto assurdo, perso nel niente. Joffreville. Pace e silenzio. Ho trovato un libro in questo alberghino che abbiamo trovato dove sembra veramente di essere in un altro mondo e in un altro tempo. Il libro parla dei Taxi-brousse e dice delle verità assolute.
Prendere un taxi-brousse è parte della vita di questo paese, è entrare un po' più nell'anima del paese. Non ci sono orari, il taxi partirà quando sarà pieno, molto pieno. Ancora due persone entrano e s'installano sulla ruota di scorta. Ancora una volta, un passeggero scende per comprare le sigarette e poco dopo un altro va a comprare del pane. Si aspetta,si aspetta semplicemente, senza che nessuno si innervosisca. Il taxi riprende infine la strada. La discussione e'animata, i passeggeri fanno conoscenza, hanno apparentemente mille cose da dirsi. Io le ascolto senza capire niente e penso al silenzio pesante che regna nel metro.
La mattina ci siamo svegliati ancora immersi nel silenzio. E poi via in cammino verso il Parc de Montagne d'Ambre, 4 km a piedi fino all'ingresso.
Abbiamo preso una guida con altri due ragazzi francesi e per cinque ore abbiamo camminato immersi dentro il parco. Abbiamo visto lemuri e camaleonti. Troppo buffi i lemuri, ci guardavano incuriositi. Poi, ogni tanto, scpunta una cascata "fady", un luogo sacro di quelli dove i malgasci vanno a venerare i loro antenati; luoghi sacri dove è impossibile l'accesso agli stranieri. Mamoot la nostra guida è stata bravissima, ci ha fatto vedere tante cose che i nostri occhi pochi abituati avrebbero perso. I lemuri che dormivano, i camaleonti nascosti, e ancora orchidee, piante, alberi.
Ora di nuovo a Jeoffreville persi nel silenzio e nel buio, godendoci le ultime ore di questa pace assoluta. Domani si riparte... ci aspetta il solito viaggio in taxi brousse.
Sveglia e attesa. Siamo saliti e dopo varie consegne e commissioni, finalmente carichi, siamo partiti. Questa volta la caratteristica del nostro mezzo di trasporto era che non entravano le marce. In particolare la prima, quindi quando ci fermavamo (evento abbastanza frequente) scendeva l'aiutante che inseriva manualmente la marcia. Poi dopo un po' eccoci di nuovo nel caos e nel caldo di Diego. Per scappare prima possibile abbiamo preso, dopo lunga contrattazione, un taxi, che ci ha portato in un altro luogo difficile da descrivere: Ramena.
E' un villaggio di pescatori all'interno del quale sono inseriti alcuni alberghi e qualche ristorante. Ma sono di contorno. La realtà principale sono le capanne dei pescatori, le loro barche e un mare da togliere il fiato. Gli stranieri siamo noi.
Abbiamo trovato alloggio in un albergo molto carino di nome Villa Beach e domani mattina partiremo con il fido Richard per scoprire il Mer D'Emeraud, di cui tanto abbiamo sentito parlare. Organizzano tutto i pescatori del villaggi: trasporto in piroga, cibo e rientro.
Dopo una deliziosa cena consumata in compagnia di due svizzeri (lui italo-svizzero) che hanno deciso di stabilirsi qui e che ci hanno raccontato molte cose sul Mdagascar, e dopo una piacevole e tranquilla nottata, è ora di rimettersi in viaggio!
Mattina partenza con piroga, destinazione il Mare di Smeraldo. Un po' di attesa alla bloccati in una spiaggia tipo "The Lost", perché la marea era troppo bassa per passare.
Poi 15 minuti di camminata per riprendere la barca dall'altra parte della collina, ed eccoci finalmente nel tanto sospirato Mer.
Impossibile descrivere il colore. Smeraldo, sì, come dice il nome... ma non è abbastanza. Non rende.
18 Km di mare o meglio di piscina con la piroga a vela. Lo abbiamo attraversato e siamo arrivati alla spiaggia dove ci hanno riccamente cibato. Pesce pescato all'istante messo sulla griglia e via, granchi, insalata, riso, tutto accompagnato da una capirina fortemente alcolica che ha contribuito con il caldo e il sole a farci entrare in un beato stato di torpore.
Rientro in serata, cena e dormita, stanotte faceva molto caldo...
Ci siamo svegliati pronti a partire. Giratina per Ramena, saluti a Richard e a sua nipote che ci hanno regalato due bellissime conchiglie, poi eccoci di nuovo a Diego, che abbiamo ritrovato in una veste insolita.
Negozi chiusi, quasi nessuna macchina e quasi nessuno in giro. Stamani c'è stata manifestazione contro la mancanza di energia elettrica e tutto si è fermato. Parlano anche di scontri con la polizia. Noi non ci siamo accorti di niente.
Poi, piano piano, tutto riparte e inizia la solita confusione di sempre.
Partenza per Tana dall'aereoporto (si fa per dire) di Diego. Arrivo a Tana: un caos totale. Dalle macchine che ci sono non si respira. Ha un suo fascino comunque. E' la prima vera città che incontriamo. Abbiamo fatto un po' di shopping al mercatino dopo una contrattazione feroce, abbiamo conquistato la nostra maschera di ebano e poi nottata di riposo, pronti per far ritorno in Europa.
Dopo una notte in un letto scomodissimo ci prepariamo a partire.
Si torna a casa più poveri materialmente ma forse più ricchi dentro. Ci siamo confrontati con una realtà che fino a 15 giorni fa era solo "raccontata". Ora sappiamo che esiste.
Portiamo con noi il sorriso dei malgasci... il loro modo di affrontare la quotidianità.
Il paese forse più povero che io abbia mai visitato. Portiamo con noi i sorrisi dei bambini, la spensierata ingenuità di quelli di Nosy be e di Joffreville, e la disperata ingenuità di quelli di Antananarivo, entrambi capaci ancora di emozionarsi per un bon bon.
Saluto il Madagascar portando con me il sorriso di un ragazzo a cui poco prima di entrare in aereoporto Cosimo ha regalato i suoi infradito. Il suo "Merci" mi ha perforato l'anima.
Niente avrebbe potuto renderlo più felice. Veloma!!!