Una settimana in giro per la Svizzera evitando le grandi città per immergersi nella natura e nei paesaggi da sogno.
09092013 lunedì
Eccomi a una nuova settimana di ferie in solitaria.
Essendo stanco del caos cittadino, ho deciso di andare in Svizzera, canton tedesco, in mezzo alle montagne.
Dopo le svariate ricerche di rito via internet tra diari di viaggio e siti ufficiali, ho stilato una lista di luoghi meritevoli di essere visitati. Tutti, tassativamente, immersi nella natura.
- Cascate del Reno
- Jungfrau
- grotte di Baar
- monte Pilatus
- Zermatt
- ponte tibetano
Dato che nei giorni precedenti il meteo dava tempo pessimo per tutta questa settimana, ho valutato anche delle alternative in caso di pioggia. Ovvero, le città: Lucerna, Basilea, Zurigo e Berna.
Abitando in zona Milano, la mia idea è di farmi tutto in auto in modo da potermi spostare in massima libertà e senza limiti dovuti a treni e autobus (considerati i luoghi che voglio visitare, raggiungerli sarebbe un calvario tra coincidenze e continui cambiamenti di mezzo con dispendio di energie ma soprattutto tempo).
Così, Tom Tom alla mano, parto di mattina.
Al confine tra Italia e Svizzera c’è da comprare la Vignetta: è un adesivo da porre sul vetro dell’auto (è obbligatorio appiccicarlo) e permette di sfruttare tutte le autostrade della Svizzera in libertà (non esistono i caselli). Costa 35 euro e copre tutto l’anno in corso. Quando arrivate al confine non vi potete sbagliare: c’è un posto di blocco dove un doganiere controlla il bollino. Alla sinistra trovate un bar dove potete acquistarlo. Semplice.
Ora, un appunto: non so se sia possibile evitare di comprarla e optare per non passare dalle autostrade. Io ho fatto due conti ed evitare le autostrade significava a volte addirittura raddoppiare i tempi di percorrenza (con conseguente dispendio di benzina). Ergo, senza vignetta avrei speso molti più soldi che non quelli investiti per l’adesivo.
In quasi quattro ore dalla partenza giungo a Innertkirchen (un paesino sperduto tra le montagne ma ha il vantaggio di essere a una decina di minuti dalla seggiovia che porta al ponte tibetano e in più è al centro di tutti i luoghi che vorrei visitare, ovvero distano da qui massimo un paio di ore).
Nel paese c’è anche un info-point (accanto all’unico minimarket del paese); mi sarà utile verso fine vacanza per gli spostamenti in treno… Poi capirete.
Essendo solo le due del pomeriggio, decido di fare una perlustrazione dei dintorni per informarmi sulle escursioni.
Vado innanzitutto ad informarmi sul ponte tibetano (praticamente ho scelto la Svizzera proprio per questo spettacolo della natura). Si chiama Triftbahn ed è tra Innertkirchen e Gadmen. È una seggiovia che porta su per una montagna. Da lì ci vuole un’ora e mezza a piedi per raggiungere la destinazione. Triftbahn apre alle 9 e chiude alle 17. Considerata la camminata (3 ore in tutto, andata e ritorno) è ormai troppo tardi per andarci, così rinvio ai giorni seguenti.
Opto allora per andare a Interlaken, il paese da cui parte la funivia che porta al punto panoramico più alto d’Europa: Jungfrau (3454 metri).
Il paese è carino: è tra due laghi, sufficientemente grande da offrire di tutto (negozi, ristoranti e attività ludiche). Lo consiglio per chi vuole alloggiare in un paese più grande di Innertkirchen ma sempre a metà strada tra tutti i luoghi d’interesse. La pecca maggiore (che scoprirò essere di tutta la Svizzera) sono i parcheggi. Sono tutti a pagamenti, dal centro alla periferia.
Ho la fortuna però di trovarne uno libero: è quello del supermercato Lidl (si trova in periferia, dalla parte opposta alla via dei negozi e del centro).
Lascio l’auto e vado ad informarmi su Jungfrau.
In realtà ci sono tre attrazioni in questo paese.
1) Jungfrau: bisogna andare alla stazione dei treni (è ad est della città, sulla strada dei negozi). Per arrivare alla cima bisogna prendere due treni e il tutto costa 159 euro ( considerato che in questa settimana le previsioni danno per lo più brutto tempo, spendere tutti sti soldi per ritrovarmi immerso nella pioggia e nella nebbia non mi esalta affatto).
2) Harder kulm: è una costruzione curiosa che si scorge guardando verso la montagna che costeggia la città. È a 1322 metri d’altezza e offre un bel panorama sulla città e sui due laghi. Costa 22 euro, andata e ritorno: decisamente più abbordabile.
3) Vicino al Lidl c’è un’altra seggiovia. Da quel che ho capito è tipo un parco giochi tra le montagne per i bambini.
Avendo ancora tempo a disposizione, decido di andare a Spiez: è un paesino vicino a Interlaken con una costruzione medievaneggiante sul lago. Nulla di che. Anche qui parcheggio a pagamento ovunque. Ne trovo uno gratuito davanti ad una scuola e solo perché dopo un certo orario diventava libero.
Fattosi tardi, torno al mio albergo, dove ceno. Parentesi sui prezzi, giusto per farvi un’idea: spaghetti bolognesi (11 euro), cordon bleu con patatine (22euro), birra media (3 euro), bottiglietta d’acqua piccola al supermarket (80 cent), caffè espresso (3 euro!). Regolatevi voi, soprattutto se siete forti bevitori di caffè…
Poi cena e nanna, che domani inizia l’avventura.
10092013 martedì
Il meteo dà brutto tempo. Andare sulle vette è un rischio (le webcam in tempo reale dei posti danno nebbia fitta), così opto per le cascate del Reno. Mal che vada le vedo sotto la pioggia… Ma almeno le vedo!
Ci metto tre ore ad arrivarci perché inspiegabilmente il Tom Tom mi fa passare in mezzo a Zurigo.
Il tempo regge e il prezzo d’entrata è 4 euro. Detto tra noi: avrei speso volentieri anche di più. Le cascate sono stupefacenti; uno spettacolo unico! C’è un tragitto da seguire; dalla cima si scende fino alla riva del fiume scaturito dalle cascate. In tal modo si possono ammirarle da svariate prospettive.
Giunto al fiume c’è un traghetto che compie due percorsi: uno (1,60 euro) porta all’altra sponda dove si trova anche un ristorante e un sentiero che riporta all’ingresso, l’altro (8 euro) porta ad un roccia in mezzo alle cascate). Opto per il primo tragitto perché incomincia ad esserci una pioggerella fastidiosa. E comunque, anche senza andare sulla roccia, lo spettacolo dagli altri punti d’osservazione è appagante. Mi così godo questa meraviglia della natura per un paio di ore.
Avanzando tempo, decido di fare una capatina a Sciaffusa, un paese con una costruzione singolare. La vedo da lontano perché la pioggia, e l’assenza di parcheggio, mi fanno desistere.
Passo anche da Lucerna al ritorno: decisamente più piccola e a misura d’uomo di Zurigo. Meriterebbe una visita in futuro.
Mi fermo anche a Burglen e Stans (a sud di Lucerna) per godermi il paesaggio e rilassarmi un attimo (a chi piace la montagna, la Svizzera è stupenda: ogni paese riserva una vista degna di nota). Pago il parcheggio giusto x non stare a sbattermi a cercarne uno libero (che tanto non c’è…). Un appunto: il parchimetro non dà resto, quindi tenetevi sempre qualche franco di scorta per queste evenienze.
Tornando verso la ‘casa-base’ passo da Kriens dove c’è la seggiovia per Pilatus (un’altra vetta da cui si gode uno splendido panorama): costa 55 euro.
Decisamente più abbordabile di jungfrau.
11092013 mercoledì
Come al solito, tempo brutto con nuvole scure e minacciose.
Evito luoghi ad alta quota con nebbia annessa e al mattino decido di andare a visitare l’Aareschlucht (è un susseguirsi di gole a pochi minuti dal mio albergo, quindi tra Innertkirchen e Meiringen: non potete sbagliare perché trovate l’ingresso sulla strada).
L’entrata costa 6 euro.
Il percorso si dipana tra le gole; tutt’intorno è un susseguirsi di piante, caverne da attraversare, cascate e un fiume impetuoso che scorre sotto la passerella.
Il giro dura un paio d’ore; si arriva in fondo alla gola (dove si trova un altro ingresso alle grotte) e da qui si rifà tutto il percorso a ritroso. È un’escursione piacevole e per nulla impegnativa, quindi se avete una mattina a disposizione ve la consiglio.
Dato che nel frattempo è uscito il sole (ma è troppo tardi per il ponte tibetano), torno a Innerlaken, parcheggio al solito Lidl e poi vado ad Harder Kulm. Per giungere alla vista panoramica (con annesso ristorante in una costruzione dalla forma curiosa) bisogna prendere una funicolare. Costa 23 euro andata e ritorno e 12 solo andata.
Faccio solo andata perché sono in vena di una full immersion tra i boschi.
La salita in funicolare dura qualche minuto. Arrivati, un paio di minuti a piedi (il sentiero è uno solo) e si arriva al famoso ristorante. Qui c’è una vista spettacolare: si scorgono, oltre a Innerlaken, anche i due laghi che la costeggiano. In più, c’è una pedana che sporge dal ristorante, quindi camminandoci sopra vi trovate sospesi nel vuoto (bel panorama anche se per chi soffre di vertigini questa pedana potrebbe essere fatale!).
Portatevi qualche indumento pesante perché io sono passato dalla maglietta alla felpa e giubbotto di jeans (800 metri di dislivello si sentono, specialmente se si passa dal sole alle nuvole).
Foto di rito e poi ritorno a piedi.
Il sentiero è chiaro, anche se in un punto diventa ambiguo. Ci sono tre segnaletiche: Interlaken ost, interlaken e interlaken west. Il west è incomprensibile in quanto non c’è un sentiero; vi fa scendere per dei prati e poi… Boh, incognita.
Gli altri due, da quel che ho capito, vi portano ai due estremi del paese. A occhio e croce, interlaken ost vi porta in periferia, quindi svariati kilometri dal parcheggio, quindi opto per l’altra direzione (che mi porterà sempre in periferia, ma a pochi minuti dal centro).
Tutto il tragitto, tra freddo, nuvole minacciose e lieve pioggerella, sarà di un’ora e mezza.
Giunto all’auto, decido di andare a visitare Thun. In questo paese c’è una costruzione, tipo castello, carina ma il problema-parcheggio incombe sempre. Foto di rito e ritorno all’albergo.
12092013 giovedì
Piove (strano!).
Per fortuna ho un piano di riserva: le grotte.
Parto al mattino: direzione grotte di Baar.
Sono ad un’ora e mezza di strada, verso nord.
Si arriva al paese di Baar, poi ci sono le indicazioni (seguite i cartelli per hoolgrotten). Passando per un viale alberato con strada sterrata, in dieci minuti si arriva.
Prezzo: 8 euro
Si paga alla biglietteria. Poi alla sinistra c’è un sentiero in salita che conduce all’ingresso. Si percorre il primo tratto di grotte, poi si esce all’esterno e dopo pochi passi si rientra per visitare la parte bassa (sempre compresa nel prezzo, ovviamente).
Il tutto si riduce a manco una mezz’oretta di visita.
Francamente, non vale la pena. Vengono tanto pubblicizzate su internet ma non ve le consiglio, neanche se il prezzo è abbordabile. Arrivereste alla fine della visita e l’unica cosa che vi viene da dire è:’ Tutto qua?’.
In compenso nei giorni precedenti, per caso, ho beccato un’altra grotta: St. Beatus Hohlen. Da Interlaken si va verso Beatenbucht, costeggiando sempre il lago.
Considerato il tempo piovigginoso decido di andarci a fare una capatina… E questa volta ho visto giusto.
Parcheggio gratuitamente davanti all’ingresso. Attraverso un beve percorso in salita si giunge all’ingresso (la biglietteria non è il museo ma è più in alto, dove ‘nasce’ la cascata).
Il prezzo è di 14 euro. Si può accedere alle grotte solo con la guida; ogni mezz’ora ce n’è una che spiega o in tedesco e francese o in tedesco e inglese. Io scelgo ovviamente quella in tedesco/inglese.
La temperatura delle grotte è tra gli 8 e i 10 gradi tutto l’annoi, quindi non fate i temerari ad entrare in maglietta ed infradito, mi raccomando.
La visita dura più di un’ora, tra caverne illuminate, fiumi che scorrono impetuosi sotto di noi e leggende che danno il nome a questa grotta ( un guerriero impavido liberò le grotte dalla presenza di un drago uccidendolo con la sua spada. Il tutto viene anche rappresentato in una grotta, con tanto di scultura di un drago).
Le grotte meritano di essere visitate, specialmente perché il fiume vi scorre attraverso creando degli scenari suggestivi. L’unica piccola pecca è che non si possono fare foto o video.
Con il biglietto d’ingresso alle grotte si può anche visitare il museo. Al di là delle solite spiegazioni audio di rocce, animali, pionieri, ecc ecc, ho trovato interessante una saletta dove viene trasmesso un filmato di alpinisti che affrontano il Grand Canyon per esplorare delle grotte. È un filmato molto suggestivo ed ‘estremo’.
Sul far della sera torno all’albergo, ma prima passo dall’info-point per informarmi sui treni per le varie città.
Questo per un semplice ragionamento pratico: le previsioni dei prossimi giorni sono pessime, quindi devo prendere in considerazione di rinunciare al ponte tibetano e agli altri monti per dedicarmi alle città (che tanto si possono visitare anche sotto la pioggia). Andare nelle città da me elencate in precedenza implica spendere soldi per la benzina e il parcheggio ma soprattutto lo sbatti di trovare quest’ultimo e di capire quanto questo sia distante dal centro. Facendo due conti mi sono accorto che quello che spenderei usando l’automobile è la stessa cifra (se non di più) impiegata per il treno.
Quindi via all’info-point.
Scopro che per Lucerna devo raggiungere Meiringen in treno e poi fare un cambio. Il tutto a 42 euro.
Per andare a Berna, invece, devo spendere 64 euro.
Considerate entrambe le città degne di una visita, opto per dare priorità prima a Lucerna.
In più, scopro che a Meiringen c’è un parcheggio gratuito fuori città (a 10 minuti dalla stazione); è il parcheggio dell’ospedale. Non volendo però rubare il posto ad un ipotetico paziente, decido di fare l’onesto e di prendere il treno fin da Innertkirchen.
Quindi domani, a seconda, del tempo, valuterò dove andare.
13092013 venerdì
Il cielo è strano. Sereno da una parte, minaccioso dall’altra.
La rischio: ponte tibetano!
D’altronde, tutta la vacanza ruota intorno a questa esperienza: non farla mi sarebbe scocciato non poco.
Sulla strada tra Gadmen e Innertkirchen c’è la stazione della funivia.
Parcheggio (gratis) e vado alla biglietteria. 18 euro per fare andata e ritorno (volendo si può fare solo andata ma significa fare 2 ore di camminata, che sommate alle altre 3 per giungere al ponte sono un po’ eccessive, più che altro per il tempo precario).
Importante: al bigliettaio bisogna dirgli quando si vuol usare la funivia per il ritorno. Si sceglie un’ora e l’uomo fornisce un biglietto (che gli si dovrà restituire) con su l’ora scelta. Quindi fatevi due conti ( camminata di andata e ritorno e tempo in cui si vuol sostare al lago).
Dieci minuti di seggiovia e poi via di camminata. Il primo pezzo è un inerpicarsi tra sentieri rocciosi. Nulla di trascendentale, intendiamoci. Però non pensiate di affrontare il tragitto su una strada asfaltata: è pur sempre un sentiero di montagna. In più, ci sono un sacco di pecore che pascolano, quindi vi troverete circondati dai loro escrementi (il problema non è l’odore, perché non ce n’è, ma l’evitare di pestarli).
Poi si arriva ad un punto dove si attraversa un piccolo cancello. Al di là le pecore non posso andare e in più il sentiero si immerge nella boscaglia.
Per giungere al ponte ci sono svariati percorsi: il più breve è di un’ora e mezza, il più lungo di due. Io opto per quello breve. Quindi arrivato ad un incrocio mi trovo due cartelli: andate a sinistra e seguite per triftbrucke/windergghutte sac.
Ad un altro incrocio c’è solo il cartello ‘windegghutte’ (che credo sia una baita) che indica di andare a destra. Voi prendete il sentiero di sinistra.
Sappiate che per una distrazione mi sono ricordato di dover indossare le scarpe da trekking quando ormai ero sulla seggiovia, per cui ho fatto tutto il percorso con i tennis. Nulla di che: ce l’ho fatta senza problemi. Certo è che con le altre scarpe adatte sarebbe stato meno impegnativo e più sicuro.
Ricordatevi anche che il lago è a 1720 metri d’altezza. Portatevi qualcosa di pesante perché siete comunque ad altezza ghiacciaio (infatti la neve termina sul lago!).
Comunque, dopo una bella camminata eccomi al ponte: uno spettacolo!
Il ponte si eleva a 100 metri d’altezza ed è lungo 170 metri. Sotto il ponte c’è un lago. Accanto, il ghiacciaio.
Tante foto di rito e poi vai di attraversata del ponte. Questo è di legno e traballante, quindi per chi soffre di vertigini è un’impresa attraversarlo. Anche perché più ci si avvicina al centro più traballa. Ma fatelo: è un’emozione.
Giunti dall’altra parte si può andare oltre, ma diventa pericoloso (ed infatti c’è un cartello ad avvisarvi) perché non c’è un sentiero ma solo rocce che danno a strapiombo sul lago.
Resto alcune ore a godermi il paesaggio: fa freddo, ma è un freddo piacevole. Sarà merito del sole.
Quando il sole sparisce dietro le solite, fastidiose, nuvole scure, decido di ripartire.
Al contrario dell’andata, per il ritorno ci metto solo un’oretta.
Giunto alla seggiovia, scopro da altri trekker che non devo aspettare l’ora scritta sul foglio: quello serve nei periodi di grande afflusso di gente. Dato che le cabine sono poche e tengono solo otto persone, quello dell’orario è il metodo più pratico che hanno trovato per gestire il tutto.
Ciò non toglie che se nella cabina ci sono sei persone, potete salirci anche se non è il vostro orario.
Infatti io approfitto della cabina semi vuota per tornare indietro prima. Poi consegno il fogliettino al bigliettaio e torno alla casa-base.
Domani è l’ultimo giorno e devo valutare dove dirigermi.
Tempo permettendo, le possibilità sono: monte Pilatus e Zermatt.
Del monte Pilatus ne ho parlato nelle pagine precedenti.
Apro una parentesi su Zermatt: è un paese a sud della Svizzera. Si raggiunge lasciando l’auto a Tasch, si paga il parcheggio (6 euro per 4 ore, 10 euro per 8 ore) e attraverso una navetta si raggiunge Zermatt. Da questo paese ci sono varie seggiovie che portano in svariate vette tra i 2500 e i 3100 metri, dove c’è neve e bei paesaggi. Su internet si vedono delle foto dei luoghi e meritano sicuramente. Il problema però è puramente logistico: impiegherei 3 ore per arrivare a Tasch, poi avrei qualche ora per raggiungere (in tutta fretta) una vetta e poi di corsa verso l’Italia, con altre 4 ore di strada. Se ci metto anche il fatto che il cielo probabilmente sarà nuvoloso, il rischio di non vedere nulla sulla vetta è alto. Senza contare che non so quanto possano costare le seggiovie, ma ho paura che siano prezzi similari a quelli di Jungfrau.
Concludo che esperienze del genere bisogna farle quando si è sicuri che il cielo sia sgombro da nuvole per godersi appieno il paesaggio. Altrimenti non ne vale la pena.
14092013 sabato
Ultimo giorno.
Sia su Pilatus che su Zermatt danno brutto tempo e pioggia. Quindi meglio non rischiare.
Vado all’info-point del paese e prendo un biglietto per Lucerna (bisogna pagare in contanti, quindi vado a prelevare i soldi di fronte all’infopoint, dove c’è un bancomat).
42 euro e si parte.
Da Innertkirchen arrivo a Meiringen in 10 minuti. Dopo 40 minuti di attesa prendo la coincidenza per Lucerna. In totale ci impiego 2 ore ad arrivare.
La stazione centrale (l’unica esistente) è a due piani. Una leggera confusione sull’info-point, dato che ci sono indicazioni fuorvianti… Ma diventa tutto chiaro quando si scopre che ci sono due info-point: al piano dei treni c’è quello dei treni (che vi torna utile per avere informazioni sul rientro. Occhio perché gli sportelli sono quelli di sinistra; quelli di destra sono per i treni internazionali) mentre all’altro piano c’è l’infopoint della città (con cartine, escursioni, ecc ecc).
Recupero una cartina e mi butto nella città.
La città è piccola e a misura d’uomo.
Uscendo dalla stazione vado dritto, verso il fiume/lago. Da qui, guardando a sinistra si scorge uno dei due ponti di legno, il kapellbucke. Raggiungo questo ponte e andando oltre arrivo fino al secondo ponte, il spreuerbrucke.
Proseguo fino ad un ponte moderno. Attraversandolo giungo alla prima torretta che è attigua alla cinta di mura (che circonda la città vecchia). Questa ha svariate torri; in alcune si può anche entrare (gratis) per scorgere la città dall’alto.
M’immergo poi nella città vecchia. Ci sono varie piazze in quest’area: Falken platz, hirschen-platz, Wein markt e Korn markt. Vi si trovano case e monumenti molto stile ‘svizzera dei tempi andati’ e una valanga di negozi.
Dopo aver girato un po’ per la città vecchia, mi dirigo a destra di questa per vedere il simbolo di Lucerna: il leone morente (è un leone enorme scavato nella roccia). L’entrata è gratuita e ammetto che il monumento è molto bello e d’effetto. Accanto c’è il giardino dei ghiacciai Gletschergarten: l’ingresso costa 12 euro ma da quel poco che ho visto sul deplian non mi sembra che ne valga la pena, quindi passo oltre.
Faccio così un altro giretto per il centro. Ad occhio e croce questa città non merita più di una giornata di visita: oltre alla città vecchia e al leone dormiente non credo ci sia altro degno di nota.
Finito il giro prendo il treno per Innertkirchen. Questa volta le coincidenze sono a mio favore e in un’ora e mezza sono davanti alla mia auto.
Destinazione: Italia.
Alcune informazioni pratiche
- Parcheggi: un incubo. È improponibile che anche nei paesini più piccoli io debba pagare per parcheggiare (almeno, così è nel canton tedesco. Poi magari negli altri cantoni non c’è questa regola). In più, andare nelle grandi città è ingestibile tra il trovare il parcheggio e capire quanto questo dista dal centro. Per cui, datemi retta: trovatevi un paese dove il parcheggio è gratuito o un albergo con il parcheggio incluso e da qui, se volete visitare le città, spostatevi con i treni. Gli unici che offrono parcheggi gratuiti sono (di solito) i punti di partenza per funivie e grotte.
- Vi consiglio vivamente un navigatore perché districarsi tra le strade (e soprattutto nelle grandi città) è una vera impresa.
- Nei paesini non parlano inglese. O meglio, due parole messe in croce (io ne sapevo più di loro… Ed è tutto dire). Quindi se avete un cellulare android vi consiglio di caricarci sopra ‘euro dictionary’: è un traduttore offline. In più di un’occasione mi è tornato utile (specialmente nel tradurre il menù nei ristoranti).
- Non sono solito dare info sui ristoranti, perché sono di bocca buona. Ma questa volta spezzo una lancia in favore del ristorante Alpenrose, a Innertkirchen. Tra tutti i ristoranti provati in questo paese, lui è il migliore: piatti abbondanti, buoni e molta varietà. Fanno persino la pizza. E i prezzi… Beh, quelli sono come gli altri ristoranti. Ma almeno si mangia meglio!
- Monitorate almeno una settimana prima le condizioni meteo dei vari luoghi che volete visitare. Questo per regolarvi su quali abiti portarvi dietro. Pur essendo inizio settembre, nella mia città c’erano 26° mentre nei vari paesi svizzeri circa 14°/16°, a Jungfrau -2° e al ponte tibetano 8°. Questo per dire che se in Italia andate in giro in infradito sappiate che in Svizzera la temperatura è tutt’altro che estiva. Quindi portatevi anche indumenti pesanti.