Croazia, Montenegro e Bosnia

"Quando nacque il nostro pianeta, il più bell’incontro tra mare e terra avvenne in Montenegro." Così scrisse Lord Byron e se fate un salto a Kotor (Cattaro) capite perché non possiamo proprio dargli torto.

  • Il viaggio è durato 12 Giorni
  • Budget speso Da 501€ a 1.000€
  • Ho viaggiato Con la famiglia
  • Continenti visitati: Europa
  • Stati visitati: Bosnia-Erzegovina, Croazia, Montenegro
  • Viaggio fatto in estate
  • Scritto da Lisa Deiuri il 10/05/2018
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  1. Giorno 1

    Partiamo da Trieste in macchina con l'idea di prendercela comoda e arriviamo a Kotor dopo due giorni: la prima tappa è una notte a Split (Spalato, bellissima città sulla costa croata) la seconda è a Trsteno, poco prima di Dubrovnik (Ragusa), un piccolo centro con un bel porticciolo dove fare un bagno e un magnifico arboretum.
    Con noi c'è anche Viola, il nostro cane, una labrador paciosa e simpatica ma che, non avendo le dimensioni di un chihuahua, non è sempre facile da piazzare in alberghi e stanze in affitto. Tuttavia, pur non avendo prenotato nulla prima di partire, non incontriamo particolari problemi a trovare sistemazioni in case private, i cui proprietari affittano stanze a prezzi decenti. Siamo in altissima stagione e il costo medio di una stanza senza pretese per tre persone con un cane (le pulizie di solito corrispondo a un piccolo sovrapprezzo) va dai 45 ai 60 Euro al giorno.

  2. Giorno 2

    Come a Spalato o a Dubrovnik, anche a Kotor - specialmente in agosto - è pieno di turisti.
    Difficile trovare un posto all'ultimo momento, perciò - tralasciando Budva, più adatta a chi può fare vita notturna e ama la sabbia - ripieghiamo su Prčanj, un paesino a 5 km da Kotor, sulla Jadranska magistrala, la via litoranea che da Kotor scende lungo la costa, e troviamo posto presso la Konoba Ferao (Ferao Tavern), che ora purtroppo è stata chiusa.
    Prenotiamo per due notti, poi ci fermiamo per quasi cinque giorni perché i proprietari sono gentili, il cibo ottimo e basta attraversare la strada per essere "in spiaggia".
    Alterniamo le visite a Kotor a giornate di sole sul molo, mentre Mati, che ha fatto amicizia con un ex-campione di tuffi di Belgrado, entra e esce dall'acqua del fiordo ininterrottamente.
    La Konoba Ferao non solo aveva una trattoria con i tavoli lato mare, ma anche due camere spaziose (e molto "vintage") nelle quali potevano entrare sia bambini che cani, e una comoda corte interna.
    Lungo Jadranska magistrala, comunque, ci sono altre taverne e quindi, se mai doveste passare da quelle parti, fermatevi almeno per un pesce alla griglia e un calice di vino bianco. Non ve ne pentirete.

  3. Giorno 3

    Giornata dedicata al mare e alle visite alla città. IN questa giornata abbiamo visto le Bocche di Cattaro.
    Le Bocche di Cattaro, una serie di baie naturali circondate dalle Alpi Dinariche, sono sicuramente una delle meraviglie della costa adriatica orientale. Le Bocche si insinuano nell'entroterra per una trentina di chilometri e l'intera zona conta circa una decina di centri abitati.
    Fondata dai Romani, serba durante il Medioevo, veneziana per più di trecento anni (dal 1420 al 1797), austriaca fino alla Prima Guerra Mondiale, poi jugoslava e, infine, montenegrina, Kotor si trova a sud-est dell'omonimo fiordo, protetta dalle spettacolari mura che salgono lungo il fianco della montagna. Il centro storico della città è racchiuso tra il mare e i monti ed è accessibile attraverso tre Porte.
    La Porta del Fiume Skurda corrisponde all'entrata Nord e risale al 1540; la Porta Marina, entrata Ovest, è del 1550; la Porta di Terra o Porta Gurdić, l'entrata Sud, fu completata appena nel XVIII secolo.

  4. Giorno 4

    Giornata dedicata al mare e alle visite alla città. IN questa giornata abbiamo visto le fortificazioni di Cattaro.
    Alle spalle, sulla sommità della montagna sorge la fortezza Illirica, il Castello di San Giovanni, dal quale si gode una vista spettacolare sull'intero Golfo di Cattaro.
    Le fortificazioni di Cattaro sono state erette nel corso dei secoli da Illiri, Bizantini, Veneziani e Austriaci e rappresentano un eccezionale esempio di architettura militare, tanto da essere state inserite, insieme alla città e alla sua regione naturale e storico-culturale, nell'elenco dei patrimoni mondiali dell'umanità protetti da UNESCO.

  5. Giorno 5

    Giornata dedicata al mare e alle visite alla città. IN questa giornata abbiamo visto le chiese di Cattaro.
    Kotor, oltre a torri e bastioni, alcuni dei quali portano il nome di antiche famiglie patrizie di Venezia come i Corner e i Contarini, ha anche varie chiese e conventi, come l'antica Cattedrale di San Trifone (1166 d.C.), sede della diocesi cattolica del Montenegro, la Chiesa di San Nicola (XVII-XIX sec.), costruita nel 1909 sulle fondamenta degli edifici precedenti e Cattedrale ortodossa di Kotor, e la Chiesa di San Luca (1195), inizialmente cattolica e poi ortodossa, che possiede due altari, dedicati a entrambi i culti.

  6. Giorno 6

    Dopo cinque giorni di relax totale risaliamo in macchina, passiamo una notte a Cetinje, che fu capitale del Montenegro fino alla Prima Guerra Mondiale e prendiamo la strada verso Zabljak, la cittadina di montagna nel cuore del Parco Nazionale del Durmitor.
    La strada che porta alle montagne ha qualcosa da Deserto dei Tartari, da confine mongolo, con orgoglio balcanico.
    Il Montenegro autentico comincia qui. Crna Gora, il nome del Paese in serbo-montenegrino, significa "Montagna Nera" e dai tempi dei tempi è stato abitato da pastori e guerrieri, genti fiere, abituate a vivere in un territorio aspro, inospitale e, allo stesso, tempo dotato di una natura meravigliosa, selvaggia e potente che - almeno finché il turismo di massa non sarà arrivato anche quassù - rimane, per buona parte, integra.
    A Zabljak prendiamo alloggio in una casa privata i cui proprietari affittavano l'appartamento mansardato al secondo piano e iniziamo l'esplorazione della zona.

  7. Giorno 7

    Giornata dedicata alla visita di: Durmitor e il Canyon del fiume Tara.
    Il Parco Nazionale del Durmitor prende il nome dal massiccio che si trova nel nord-est del Montenegro e fa parte delle Alpi Dinariche.
    Il massiccio del Durmitor è delimitato da tre canyon, rispettivamente dei fiumi Tara (Nord), Piva (Ovest) e Komarnica (Sud).
    Il canyon del Tara è il maggiore d'Europa e il secondo al mondo dopo il Grand Canyon, scavato dal fiume Colorado in Arizona (U.S.A.).Oltre a una miriade di rafting center, nel canyon del Tara ci sono anche fitte foreste che racchiudono antichi monasteri.

  8. Giorno 8

    Giornata dedicata alla visita del Lago Nero.
    Crno Jezero, il Lago Nero si tova nei pressi di Zabljak ed è il più grande dei numerosi laghi di orgine glaciale del massiccio del Durmitor.
    Il comprensorio turistico del Lago Nero (entrata a pagamento: circa 3 Euro. A proposito: in Montenegro hanno l'Euro, anche se non sono ancora entrati ufficialmente nel sistema della moneta comunitaria) offre un parcheggio, alcune bancarelle di cibo, la possibilità di noleggiare barche a remi, ma non solo. Al suo interno, infatti, c'è (o c'era, non lo so, sono passati quasi 6 anni) anche una specie di Adventure Park, di quelli nei quali puoi arrampicarti e lanciarti da un albero all'altro tramite funi e carrucole. I miei due uomini hanno provato l'ebbrezza del lancio... A voi decidere se intraprendere l'avventura.

  9. Giorno 9

    Due giorni a Mostar.
    Dopo le immense bellezze naturali del Montenegro è ora (purtroppo) di volgere la prua verso casa. Decidiamo di ritornare a Trieste passando per la Bosnia e fermarci a Mostar. Da Zabljak a Mostar ci vogliono circa 4 ore di macchina; più o meno 1/3 di quanto ci si mette da Mostar a Trieste.
    La città, che sorge sul fiume Neretva, prende il nome dall'antico e ormai famoso ponte, lo Stari Most(Ponte Vecchio), che fu distrutto nel 1993 durante la guerra di Bosnia e ricostruito definitivamente nel 2004, diventando poi sito UNESCO.

  10. Giorno 10

    Stari Most - Il Vecchio Ponte.
    Stari Most è un ponte a schiena d'asino alto più di 20 metri che risale al periodo ottomano (fu fatto costruire nel XVI secolo dal Sultano Solimano il Magnifico) e attualmente è il simbolo della città e della riconciliazione fra cristiani e musulmani dopo i massacri della guerra della ex-Jugoslavia.
    Stari Most è famoso in tutto il mondo anche per la pratica dei tuffi che pare fosse in voga già da secoli come gara di prodezza: l'altezza è notevole e l'acqua della Neretva freddissima!
    Ma forse non è solo una tradizione di lunga data riproposta per attirare lo sguardo dei turisti.
    Nell'esibizione, invariabilmente, mi è sembrato di percepire altro. In fin dei conti, lanciarsi da un ponte è simbolico. Dal ponte si lancia chi è disperato.
    A Mostar, come nel resto della Bosnia, un quarto di secolo fa un'intera generazione di giovani fu sacrificata al gelido orrore della guerra e, dunque, la posizione da "Cristo in croce" del tuffatore che vedete in una delle foto, colta dallo scatto poco prima che si piegasse in avanti per completare il tuffo, per me assume il senso di un "in memoriam" di quanti sono morti, spesso nel fiore degli anni, durante il conflitto.
    Quella della ex-Jugoslavia fu una guerra "alle porte di casa", specialmente per noi triestini. Perciò vi consiglio un libro: "Maschere per un massacro" di Paolo Rumiz scritto poco prima dell'eccidio di Srebrenica e dedicato ai giornalisti triestini Dario D'Angelo, Marco Luchetta e Sasa Ota, morti a Mostar il 28 gennaio 1994.

  11. Giorno 11

    Bazar, case ottomane e moschee.
    Oggi sul ponte di Mostar potete passeggiare tranquillamente, fermarvi a bere un caffè bosniaco (bosanska kava), cioè un caffè turco, in uno dei tanti chioschi del vecchio bazar Kujiundziluk (da kujiundzija: orefice) e sorridere (ma nemmeno tanto) di fronte alle T-shirt appese fuori dalle innumerevoli bancarelle di souvenir che riportano la scritta: I am muslim, don't panic. E' proprio in uno di questi negozietti che Mati si innamora di un bichaq (finto, ovviamente), il pugnale dei fanti ottomani, portato anche dai civili come arma da difesa.
    Glielo compriamo e poi andiamo a visitare una delle residenze ottomane di Mostar, la bellissima Bisćevića kuća (le altre sono la Kajtazova e la Muslibegovića). Bisćevića kuća (Casa Bisćevića) è un gioiello risalente al periodo della dominazione ottomana in Bosnia (XVI-XIX sec.). La casa si affaccia sul fiume Neretva e fu costruita da una delle famiglie più influenti dell'epoca, i Bisćević.

  12. Giorno 12

    Ma in questa città, diventata ormai simbolo di Pace, c'è molto di più: oltre all'ottimo cibo di origine turca e all'ospitalità della gente, si possono ammirare alcune moschee come la Koski Mehmed-Pasha (ottima per il panorama sulla città), la Karađozbegova (la più grande) che contiene anche una biblioteca, e la Moschea Nezir-aga, la più antica, che si trova proprio nel centro storico.

    Ormai l'avrete capito: nutro uno sconfinato amore per i Balcani. Dalla Croazia al Montenegro e alla Bosnia, dalla Serbia alla Macedonia, fino al Peloponneso, queste sono terre che, una volta percorse, non lasciano indenni. Ti entrano nel sangue.
    Siamo davvero nel cuore dell'Europa, con le sue contraddizioni, la sua storia travagliata, cruenta e, insieme, poetica, sempre in bilico fra Oriente e Occidente, e la sua inimitabile bellezza.
    Quindi, oltre al consiglio di fare un viaggio nei Balcani, vi lascio con l'augurio di visitare Cattaro, il Durmitor, Mostar (e Sarajevo)perché in un mondo sempre più violento e diviso, certe esperienze servono. Perché ricordare, forse, può aiutare a non ripetere.

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