L'isola di Lanzarote, nell'arcipelago delle Canarie, è un perfetto connubio per chi predilige la vita da spiaggia ma allo stesso tempo non vuole precludersi interessanti visite alle tante bellezze naturali che questo piccolo territorio offre. Noi abbiamo trovato un buon compromesso visitando le attrazioni principali di mattina e fermandoci in una spiaggia diversa ogni pomeriggio.
L'isola di per sé non è infatti molto grande, e si gira tranquillamente in una settimana/dieci giorni al massimo. Il suo clima sempre temperato la rende una meta ideale in qualsiasi periodo dell'anno: infatti, pur facendo parte del territorio spagnolo, risente delle influenze della più vicina Africa sia a livello paesaggistico che di stile di vita.
Per raggiungere la nostra meta abbiamo prenotato con Ryanair un comodo volo diretto Bologna - Lanzarote della durata di quattro ore e mezza. Sinceramente partendo ad agosto il volo è costato abbastanza, se si ha la possibilità di poter scegliere un altro periodo i prezzi calano notevolmente. Siamo atterrati all'aeroporto di Arrecife, la capitale dell'isola, e qui siamo andati subito a ritirare la macchina che avevamo già in precedenza preso a noleggio tramite Internet, per raggiungere Puerto del Carmen, altra importante località turistica dove avremmo alloggiato per l'intera settimana.
Il nostro alloggio era un grazioso residence completamente bianco, colore che caratterizza molti dei piccoli agglomerati di case o villaggi dell'isola. Dimenticatevi gli alti palazzi multipiano a cui siamo abituati nelle nostre città, qui tutto è a misura d'uomo e si cerca di intaccare il meno possibile l'ambiente naturale.
Per fare rifornimento abbiamo fatto prima un giro nelle botteghe nei pressi del nostro residence, poi con la macchina abbiamo raggiunto il centro di Puerto del Carmen, molto più movimentato a livello turistico e di vita notturna. Qui potrete trovare un bel centro commerciale, numerosi negozi di souvenir e accedere comodamente all'ampia spiaggia libera, mentre di sera la passeggiata si anima grazie ai numerosi locali e ristoranti etnici sempre presi dall'assalto dai turisti che amano fare le ore piccole. Noi ne abbiamo provati un paio davvero molto buoni per gustare le specialità spagnole come la paella e le tapas, e la sera una passeggiata sul lungomare era praticamente d'obbligo! Non per niente questa cittadina si è aggiudicata la nomea di "Rimini" di Lanzarote...
Purtroppo il primo giorno di vacanza come spesso accade è volato tra il viaggio e la sistemazione negli appartamenti, da domani però si entra proprio nel vivo della bella isola di Lanzarote!
Dopo esserci ripresi dalla fatica del viaggio, il secondo giorno di vacanza a Lanzarote ci siamo alzati di buon'ora per andare subito ad esplorare le numerose bellezze naturali dell'isola.
La prima tappa che abbiamo fatto è stata una zona interna dell'isola dedicata alla produzione di vino, chiamata La Geria. Qui vi si presenteranno agli occhi intere distese di piccoli muretti di sassi circolari, all'interno dei quali crescono le viti di malvasia e di moscato, che vengono così protette dal vento Aliseo che qui soffia in continuazione.
Le piante sono immerse in imbuti di cenere lavica profondi fino a 2 metri e questo condizione del terreno così particolare fa sì che si produca un vino eccellente, molto amato dagli abitanti dell'isola.
Proseguendo con il nostro itinerario, abbiamo raggiunto la seconda tappa della giornata, El Golfo, un cratere che si è formato direttamente sulla costa. La caratteristica più impressionante di questo luogo è che, all'interno della conca, si è formata una laguna di colore verde brillante, che deve il suo particolare riflesso alla presenza di una pietra tipica del luogo, l'olivina, di colore per l'appunto verde oliva. Lo spettacolo di colori è sensazionale perché la laguna è separata dall'oceano da una striscia di sabbia nera.
L'accesso al golfo è consentito solo a piedi, quindi si lascia la macchina in un parcheggio gratuito all'inizio del percorso. La discesa è piuttosto problematica, in quanto i piedi affondano in un misto di sabbia e ciottoli e non c'è niente a cui aggrapparsi se non la parete di roccia. Comunque lo spettacolo che si gode dall'alto ti ripaga degli sforzi, e la risalita è meno faticosa della discesa.
Dalla spiaggia il percorso procede ancora lungo la costa, appena sopra le onde dell'oceano che si infrangono impetuose sulle rocce. Vi consiglio per questo giro di portare con voi una giacca, da queste parti tira sempre un bel po' di vento!
Anche la terza tappa della nostra giornata costituisce una delle bellezze naturali imperdibili dell'isola: Los Hervideros, alte scogliere di roccia lavica colpite incessantemente da onde gigantesche. Con il tempo il flusso dell'acqua ha scavato all'interno delle rocce un dedalo di gallerie e cunicoli, che i turisti possono percorrere a piedi ammirando il blu cobalto del mare ancora più da vicino.
Vicino a Los Hervideros è anche possibile visitare, solamente dall'alto, le saline del Janubio, una distesa di riquadri colorati.
Dopo così tante bellezze naturali, abbiamo deciso di dedicarci ad un po' di vita da mare, cominciando ad esplorare le spiagge dell'isola. Dopo un breve passaggio alla Playa Blanca, che si affaccia su una comoda passeggiata con vari hotel, locali e negozi dove è possibile trovare anche lettini ed ombrelloni, ci dirigiamo verso la più incontaminata e famosa Playa Papagayo, senza dubbio la spiaggia più conosciuta e visitata di Lanzarote, situata a Punta Papagayo nell'estremità sud dell'isola. Playa Papagayo è considerata Riserva Naturale, quindi vi si accede solamente attraverso una sbarra controllata pagando un biglietto per il parcheggio. Dopo aver lasciato la macchina, il tratto per raggiungere la spiaggia a piedi è ancora abbastanza lungo ma relativamente agevole anche se tra rocce ed arbusti. Qui troverete sabbia fine e bianca e un mare cristallino e calmo: la sua posizione all'interno di un'insenatura, infatti, la protegge dal vento che spesso soffia sull'isola. La spiaggia è libera e non troverete nessun tipo di confort.
E siamo giunti così al termine del primo giorno completo a Lanzarote... ma abbiamo appena iniziato ad esplorarne le meraviglie!
Le bellezze naturali dell'isola di Lanzarote non possono proprio esaurirsi in un solo giorno, così la anche la terza mattina della nostra vacanza ci siamo alzati di buon'ora per andarne a scoprire il più possibile.
La prima tappa del nostro itinerario è stato il Jardin De Cactus, ultima opera del celebre architetto dell'isola César Manrique, terminata nel 1991.
L'ambientazione dei cactus è molto scenografica, in quanto questi sono disposti all'interno di un enorme anfiteatro di roccia vulcanica, percorribile a livelli concentrici salendone i gradoni.
Qui sono conservate ben 9700 piante di cactus di ogni forma e dimensione, tra le quali si possono individuare più di mille specie diverse provenienti da tutto il mondo.
Dopo aver percorso i gradini lungo i quali sono disposti i cactus, si può salire da un'ulteriore rampa di scale al vecchio mulino che domina l'anfiteatro, dal quale si ha una visione completa del giardino dall'alto.
E sempre di colori si parla nella prossima tappa del nostro itinerario, ma stavolta il protagonista cambia e diventa incontrastato l'azzurro: qui siamo ai Jameos del Agua, con la bella scultura di un gambero che ci indica l'entrata.
I Jameos del Agua sono una serie di cavità e di grotte che si sono formate a seguito dell'eruzione del vulcano Corona. Questo è l'habitat di una specie di gamberi ciechi ed albini unica al mondo (da qui il gambero all'entrata), che noi però non abbiamo avuto la fortuna di vedere.
Sempre grazie all'estro dell'architetto César Manrique, una parte di queste grotte è stata modellata e resa accessibile ai visitatori, che possono così immergersi nelle sue cavità abbellite da terrazze, giardini, ristoranti e bar. Da una prima parte proprio dedicata alla ristorazione con tavolini e divanetti posizionati nel contesto suggestivo della roccia, si accede alla grotta vera e propria, caratterizzata da un'acqua cristallina nella quale è anche possibile gettare una moneta ed esprimere un desiderio e attraversabile grazie ad un piccolo sentiero scavato nella lava.
Dalla grotta si raggiunge un'altra parte davvero spettacolare dei Jameos, ovvero una vasca di acqua azzurrissima circondata da palme e piante esotiche.
Vicino ai Jameos del Agua e sempre formatasi dall'eruzione del vulcano Corona, è possibile ammirare anche la Cueva de los Verdes, una caverna vulcanica sotterranea a cui si può accedere unicamente con visite guidate, che scende per circa 2 chilometri nelle viscere della terra.
Continuando ad esplorare le spiagge siamo passati da Playa de Arrecife, sicuramente la meno caratteristica fra quelle visitate, in quanto si trova nella capitale e alle spalle non si possono ammirare bei paesaggi naturali ma hotel e palazzoni...tuttavia è molto grande e spaziosa, anche qui con sabbia fine e bianca. Noi siamo arrivati un po' tardi e c'era anche parecchio vento, così l'abbiamo trovata praticamente deserta. Credo però che con giornate meno ventilate il numero dei bagnanti aumenti di parecchio...
Il Parco Nazionale del Timanfaya è sicuramente il parco più esteso ed il più visitato di Lanzarote, e proprio per questo gli abbiamo dedicato una giornata intera della nostra vacanza sull'isola.
La maggior parte del parco, dichiarato Nazionale nel 1974, consiste in un immenso mare di lava che si estende fino all'oceano, e che si è formato nel 1730, quando ben 30 vulcani hanno eruttato contemporaneamente, inghiottendo villaggi e campi coltivati nel giro di oltre 50 chilometri quadrati. Lo spettacolo che si presenterà qui ai vostri occhi sarà allo stesso tempo di una bellezza e di una desolazione uniche.
Data la mole di turisti che arriva al parco da ogni parte dell'isola, vi consiglio di arrivare qui abbastanza presto, o perlomeno in mattinata. Ad accogliervi troverete la bella statuetta "El Diablo", simbolo del parco fatta costruire dall'architetto César Manrique.
Prima di accedere al parco vero e proprio, potrete provare un'esperienza un po' diversa dal solito, ovvero fare un giro in groppa ad un dromedario, sul quale si sale in due, sistemandosi sui seggiolini ai lati della gobba, e il costo è di 12 Euro per un giro di una mezz'ora circa.
Terminata la nostra particolare passeggiata, abbiamo notato che in effetti la coda delle macchine si era notevolmente allungata, quindi se riuscite a resistere a questi begli animali vi consiglio di visitare prima il parco e poi di fermarvi qui al vostro ritorno, noi siamo dovuti rimanere in fila per più di un'ora. La macchina va poi lasciata nel parcheggio dell'osservatorio, in quanto la visita dei crateri viene fatta obbligatoriamente sui pullman con un tour guidato.
Siccome era ormai quasi ora di pranzo, abbiamo deciso di fare il giro del parco nel primo pomeriggio e di fermarci nel ristorante all'interno dell'osservatorio, il quale ha una particolarità molto interessante: qui infatti, si incanala il calore proveniente dal sottosuolo in un grande barbecue, sul quale i cuochi si cimentano a cucinare bistecche, pollo e gustosi spiedini... insomma un metodo di cottura 100% naturale!
Che il vulcano conservi ancora una fonte di calore in profondità viene illustrato in modo molto chiaro dalle guide nel piazzale dell'osservatorio: prima versano dell'acqua in alcuni tubi di metallo provocando un getto altissimo di vapore, poi mettono a contatto dell'erba secca con la roccia e questa prende fuoco nel giro di pochi secondi. Potrete ammirare questo spettacolo anche dalle vetrate del ristorante, a volte i getti sono così impetuosi che rischiano di lavare le finestre!
Dopo aver assistito a queste dimostrazioni, abbiamo preso posto su uno dei pullman per il tour guidato. Il paesaggio che si è presentato ai nostri occhi è stato davvero surreale: crateri, distese di rocce laviche, nessuna costruzione o forma vivente fin dove l'occhio può arrivare.
Dopo il giro al Parco Nazionale del Timanfaya, che ha impegnato buona parte della nostra giornata, decidiamo di riposarci nel rimanente tempo a disposizione alla Playa Puerto del Carmen, dove siamo riusciti a tornare più di una volta nel corso della vacanza in quanto molto comoda dal nostro alloggio. Qui si incontrano parecchi bagnanti finché non cala il sole, quando la maggior parte di loro si riversa nei numerosi locali e ristoranti che si trovano sul lungomare, mentre la conformazione allungata della spiaggia consente delle belle passeggiate con i piedi in acqua. Per il parcheggio vi dovrete incuneare nelle stradine di Puerto del Carmen, con un po' di fortuna riuscirete a trovare un posto non troppo lontano.
Se volete conoscere anche un po' della storia di Lanzarote e delle sue usanze riguardanti soprattutto il mondo agricolo, il posto giusto che fa per voi è la Casa Museo del Campesino.
Davanti all'entrata del museo, e vicino all'ampio parcheggio dove potete lasciare la vostra auto gratuitamente, troneggia il Monumento ai Campesinos, fatto costruire dall'architetto César Manrique in onore dei laboriosi contadini dell'isola, denominato anche monumento alla fertilità.
L'entrata alla Casa Museo del Campesino è libera e gratuita, e a parte qualche manufatto o attrezzo agricolo esposto, non ci ha entusiasmati più di tanto.
Il nostro itinerario continua con uno dei luoghi più famosi dell'isola, il Mirador del Rio, punto panoramico costruito sempre dall'architetto César Manrique su una parete rocciosa a picco sul mare.
Il panorama da qui è davvero mozzafiato ed inoltre è l'unico punto da cui è possibile ammirare la piccola isola de La Graciosa, proprio di fronte alla punta più a nord di Lanzarote. Questa isoletta è prevalentemente desertica ed il suo terreno brullo contrasta in maniera netta con il blu del mare che la circonda.
Se le giornate sono limpide e poco ventose, potrete godervi lo spettacolo direttamente dai balconi a picco sul mare, altrimenti se il clima non è dei migliori si può restare al riparo nella zona del ristorante, ammirando il panorama al coperto attraverso le vetrate.
Al Mirador del Rio abbiamo abbinato un giro al Parco Eolico e al Castello di San Gabriel, che ospita oggi il Museo Archeologico, ma che ci siamo limitati a visitare soltanto dall'esterno.
La spiaggia scelta per il pomeriggio è Playa de Famara, nel nord-est dell'isola; si lasciano gratuitamente le macchine sul bordo della spiaggia e si attraversano le dune di sabbia fine per arrivare al mare, mentre all'orizzonte e alle spalle si è circondati dal bel paesaggio delle montagne. Anche qui si possono fare lunghe passeggiate sul bagnasciuga ma fate attenzione quando fate il bagno... le correnti marine rendono questo posto il paradiso dei surfisti, quindi troverete spesso onde alte e cavalloni: l'ideale se vi volete divertire, non consigliabile per chi vuole farsi un bagno tranquillo.
L'architetto César Manrique è sicuramente la personalità artistica più influente di Lanzarote, che ha contribuito a modificare e ad arricchire grazie al suo estro e alla sua fantasia. Girando per l'isola, non si può fare a meno di imbattersi nelle sue opere, sia che si tratti di semplici statue o di complessi monumentali che ben si amalgamano con la conformazione del territorio stesso. Tuttavia, il luogo dove si può trovare la concentrazione maggiore della sua arte è a Teguise, all'interno della Fondazione César Manrique. In realtà la Fondazione sorge proprio dentro ad una delle case dell'architetto, che nel 1992 fu aperta al pubblico e trasformata in un Museo d'Arte Moderna a tutti gli effetti.
La Fondazione è, come la maggior parte delle costruzioni dell'isola, totalmente dipinta di bianco all'esterno, e non appena si supera la biglietteria ci si accorge della varietà della vegetazione che decora i vialetti d'entrata. Il biglietto d'ingresso costa 8 Euro.
La struttura della casa-museo è comunque molto particolare, in quanto è costruita su una colata lavica e comprende cinque bolle vulcaniche di grandi dimensioni. E' stato sorprendente vedere come Manrique sia riuscito ad inserire in maniera totalmente armoniosa i suoi elementi architettonici in un contesto naturale già preesistente, creando opere di design davvero originali.
Nella prima parte del percorso si rimane all'aperto: qui l'architetto Manrique ha creato un vero angolo relax, comprensivo di piscina, un forno e un barbecue. Attraverso scalini scavati nella roccia, si giunge all'interno delle bolle, ognuna delle quali è caratterizzata da mobili e decorazioni di un determinato colore, per renderle una diversa dall'altra. Ogni dettaglio è una vera opera d'arte e nell'insieme si crea un ambiente molto suggestivo, che non mi era mai capitato di vedere da altre parti.
Usciti dalla Fondazione, è poi possibile ammirare nei pressi del parcheggio e in una rotonda appena più avanti, altre due opere dell'artista, costruite con elementi in movimento, che sfruttano la costante forza del vento per roteare su se stessi. Un'altra struttura di questo tipo è presente anche nel giardino all'interno del museo, e altre sono sparse lungo le strade dell'isola.
Nel pomeriggio siamo andati alla scoperta di due diverse spiagge: Playa Las Cucharas, sulla Costa Teguise, dove si alternano tratti di sabbia fine ad altri tratti con piccoli ciottoli e particolarmente indicata per i surfisti per via del forte vento, e Playa de Matagorda, all'incirca a metà strada tra Puerto del Carmen e l'aeroporto di Arrecife, una bella distesa di sabbia completamente libera, ma ben servita sul lungomare da bar e negozi.
L'ultimo giorno prevede un programma piuttosto ridotto, visto che nel pomeriggio ci aspettava l'aereo che ci avrebbe riportato a Bologna. Come prima tappa ci siamo spostati ad Arrecife per visitare il Castello di San José, antica fortezza militare che ospita oggi il Museo di Arte Contemporanea, allestito sempre su iniziativa dell'architetto Manrique. Il Museo sinceramente non mi ha entusiasmato, ma d'altro canto non sono una grande appassionata dell'arte contemporanea.
Infine veloce sosta sulla Playa de Los Pocillos, una spiaggia chilometrica appena fuori da Puerto del Carmen, con sabbia fine e tanto spazio tra un bagnante e l'altro. Si lascia la macchina sul lungomare e ci si accampa nell'immensa spiaggia libera, lungo la quale si possono fare lunghissime passeggiate e bagni tranquilli nell'acqua solitamente calma.
E così si conclude il racconto della mia settimana di vacanza sull'isola di Lanzarote... una settimana letteralmente volata!