Portogallo. 1° tappa: Lisbona - Sintra

Il nostro viaggio si svolgerà in tre tappe: Lisbona e Sintra, Faro, Porto.

Alle foci del Tago e del Douro si trovano le due maggiori città portoghesi: rispettivamente Lisbona, la capitale cosmopolita con una ricca vita culturale e Porto che eccelle nel commercio e nell'industria.
A loro si aggiungerà Faro il delizioso capoluogo dell'Algarve con la sua quiete e la sua splendida costa.

  • Il viaggio è durato 6 Giorni
  • Budget speso Da 1.501€ a 2.000€
  • Ho viaggiato In coppia
  • Continenti visitati: Europa
  • Stati visitati: Portogallo
  • Viaggio fatto in estate
  • Scritto da tripfactor (Carlo Amato) il 28/09/2017
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  1. Giorno 1

    21 agosto
    Lisbona entra nel cuore.
    Uno dei figli più illustri della città, Fernando Pessoa, scriveva:
    "Non ci sono per me fiori che siano pari al cromatismo di Lisbona sotto il sole".
    Perché la capitale storica del Portogallo è sempre stata considerata dai suoi cittadini, dai visitatori e dagli artisti la Città della Luce, o per meglio dire, delle luci. Un susseguirsi di colori, dal mare alle case, dalle persone alle azulejos, un susseguirsi di emozioni, dalla gioia alla malinconia, che si spiega solo con la varietà degli elementi naturali e umani che qui convivono.

    Un volo della "TAP Portugal" ci porta a Lisbona (in ritardo) e ci dirigiamo in taxi all'Hotel Mundial in Praca Martin Moniz situato in in pieno centro. L'albergo è ottimo, in posizione strategica per visitare la città e soprattutto ha uno splendido roof garden da cui la vista spazia a 360° sulla città. Sistemati i bagagli facciamo il solito giro di ricognizione nella zona e soprattutto per andare all'ufficio turistico per informarci sui mezzi di trasporto, sugli orari dei treni (dovremo recarci a Sintra appunto in treno) eccetera.
    La prima impressione? Lisbona è una città profumata! Proprio così, profumata. Nell'aria si avverte un profumo che trovi poi dovunque, forse è una suggestione ma, credete, molto piacevole.
    Ci spingiamo verso Praca de Figueira, Rossio (Praca Dom Pedro IV), Praca dos Restauradores, ovvero la zona più vivace della città ed infatti proprio sul porticato del Teatro Nacional Dona Maria II, ci accoglie, proveniente da un bar ospitato appunto dal teatro), un'ottima musica ed una brava cantante live. Eccoci in Ruas Portas de Santo Antonio, una strada vivace piena di ristoranti... turistici. Noi invece ceniamo al ristorante "La Casa de Alentejo" situato in un edificio privato (mi ero documentato sulla sua esistenza), con un caratteristico patio in stile neomoresco, un locale che fugge dai clichè usuali. Mangiamo naturalmente il baccalà, innaffiato da ottimo vino. Il famoso "bacalhau", cotto in più di 300 ricette, è il piatto nazionale. Il "vino verde" si inizia a sentire... torniamo all'albergo...

  2. Giorno 2

    22 agosto
    Di buon'ora e dopo un lauto breakfast iniziamo il primo giorno di visita di Lisbona. Proprio dinanzi all'albergo c'è la fermata del famoso "tram 28" che avremo modo di prendere più volte anche perché ci siamo forniti della tessera Viva Viagem che per pochi euro ci permetterà di viaggiare su tram, metro, bus e funicolari.
    Chi ha visto almeno una volta Napoli ritroverà nell'Alfama qualcosa di familiare: i panni stesi ad ogni balcone, le auto parcheggiate in modo impossibile, l'atmosfera di un luogo autenticamente popolare. L'Alfama è stato l'unico quartiere di Lisbona sopravvissuto al terremoto terribile del 1755 che distrusse tutta la città. Per questo, ancora oggi, mantiene intatto l'originale labirinto di vicoli stretti (becos), piazzette e improvvisi belvederi dell'antica città visigota e poi araba. Ci incamminiamo lungo Rua da Mouraria, dove un cippo marmoreo ricorda la zona di nascita del fado, per raggiungere, facendo un largo giro, la zona alta dove dal Miradouro di Santa Luzia dove dalla terrazza ricoperta di buganville la vista spazia dai tetti dell'Alfama fino al Tago.
    Passiamo per strade strettissime, superando incredibili pendenze e curve a gomito, ad ogni angolo ci appaiono scorci suggestivi di questa città varia e piena di vita, nonostante tutti i problemi economici. La chiesa di Santa Luzia conserva sul muro meridionale dei pannelli settecenteschi di azulejos. I tram si incrociano freneticamente ma noi, sempre a piedi come si conviene ad un attento turista, raggiungiamo la Sé, la cattedrale.
    La Se', abbreviazione di Sedes Episcopalis, fu fatta costruire nel 1150 da Afonso Henriquez per il primo vescovo di Lisbona, il crociato Gilbert di Hastings. Due torri racchiudono la facciata con la profonda arcata ed il bel rosone e tre alte e imponenti navate romaniche si accostano benissimo ai restanti particolari gotici. L'interno della chiesa è austero ma è ampiamente compensato dai 17 kg d'oro e dalle 4120 pietre preziose con cui è fatto l'ostensorio donato dal re Joao V. Poco distante dalla Cattedrale c'è la Chiesa di Santo Antonio, costruita sul luogo dove c'era la casa di Sant'Antonio da Padova che a Lisbona nacque e visse per molti anni. Scendiamo verso il Tago ed arriviamo in Praca do Comèrcio, l'ingresso elegante di Lisbona, uno dei luoghi centrali della Baixa, il quartiere che si trova al centro di Lisbona. E' una delle piazze più grandi d'Europa e offre una straordinaria vista sul Tago. Il nome ufficiale è Terreiro do Paço (Terrazza del Palazzo) ma come è accaduto anche con la Piazza del Rossio, il nome dato dal popolo di Lisbona ha preso il sopravvento sul nome ufficiale. Prima del terremoto del 1755 qui c'era il Palazzo Reale, che venne completamente distrutto. Praca do Comercio divenne quindi il luogo più importante della ristrutturazione della Baixa voluta dal Marchese di Pombal, Primo Ministro del Re Josè I.
    Volgendo le spalle al Tejo ci si trova davanti l'Arco Trionfale o Da Bandeira, realizzato nel 1785 e Le arcate sotto ai palazzi della piazza, ospitano uffici governativi, caffè e ristoranti, alcuni dei quali famosi in tutto il mondo. Il più famoso di tutti è "Martinho da Arcada", due secoli di storia che hanno visto passare i più importanti avvenimenti del Portogallo. Sulle sue sedie si sono seduti Fernando Pessoa e Amália Rodriguez. Nel 1775 venne alzata la statua di bronzo del Re José I, disegnata da Joaquim Machado de Castro, uno dei più famosi scultori dell'epoca.

    Con il tram 15 ultramoderno andiamo nella zona di Belem (Belèm, ovvero Betlemme in portoghese), il quartiere dove rimangono le maggiori testimonianze di quel gotico iperdecorato a temi spesso di carattere nautico, che ha preso il nome di Manuelino (da re Manuel I). Un tempo località a sè, oggi costituisce una periferia, neppure tanto estrema di Lisbona.
    La zona monumentale, che comprende anche edifici più recenti, è tutta raccolta attorno agli ampi giardini lungo il Tejo.
    Uno dei monumenti più celebri del quartiere e di Lisbona in assoluto è senza dubbio la Torre di Belèm (1515-1521), concepita come faro e fortezza a guardia del porto di Restelo.
    Nella sua esuberante architettura si specchiano le influenze del Marocco moresco. La torre è proprio tra l'oceano e l'ingresso del fiume Tejo per cui doveva avere la funzione di controllo per le navi che si avvicinavano. Ora rappresenta il monumento simbolo della città di Lisbona. All'epoca della sua creazione la Torre sorgeva in mezzo al Tejo; poi il progressivo insabbiamento, specie dopo il terremoto del 1755, la avvicinò alla terraferma. Oggi vi si accede tramite una piccola passerella. Leggermente spostato troviamo il monumento Padrao dos Descobrimentos, una caravella stilizzata, che ha sulla punta la figura di Vasco de Gama ed intorno altre figure di navigatori. Vicinissimo si vede, nello stesso stile manuelino, il Mosteiro dos Jeronimos che probabilmente è il monumento più visitato di tutto il Portogallo. Ad esso dedicheremo più tempo un altro giorno in quanto essendo molto vasto merita maggiore attenzione. Davanti al Monastero la Praca do Imperio, l'enorme piazza alberata e con una enorme fontana centrale, che ci riserba una gradita sorpresa: una band di giovani si esibisce in musiche tra jazz e pop!
    Si torna all'albergo attraversando la Baixa una grande scacchiera urbanistica di vie che si incrociano ad angolo retto con edifici uniformi in stile neoclassico, risultato del progetto del Marchese di Pombal, primo ministro del re Josè I ai tempi del terremoto. E' il centro di Lisbona e le sue vie sono piene di negozi, banche e uffici; portano nomi che richiamano i vecchi commerci come per esempio la rua da Prata (argento), o la rua do Ouro (oro) e la via centrale la rua Augusta. Acquistiamo souvenir, tra cui ovviamente la bandiera portoghese da aggiungere alle altre dei nostri viaggi. Riposo meritato e cena in uno dei tanti ristorantini del Rossio... a base di baccalà, vino rosso (thinto) e un ottimo melone (melao) dalla buccia bianchissima! Melone albino? Domani scopriremo anche i dolci in una pasticceria (pasteleria) nei dintorni che ci dicono fornitissima.

  3. Giorno 3

    23 agosto
    Oggi prima tappa: il Castello di Sao Jorge.
    Attraversando le stradine che portano al Castello, incontrerete piazzette, anziani che giocano a carte fuori gli usci delle case o nelle piazzette, gatti e... un "vespasiano" urinol in portoghese, fino ad incrociare le mura massicce del Castello di Sao Jorge. Non resta molto di quello che venne costruito dai Visigoti nel V secolo e poi trasformato in fortezza dai Mori nel IX secolo, fino ad essere riconquistato dai Cristiani nel 1147. Molto rimaneggiato e restaurato, il castello merita una visita soprattutto per lo splendido panorama che si gode dalle mura di cinta e dalle terrazze ombreggiate dei pini.
    All'ingresso ci accolgono dei pavoni! Nella parte più alta del Castello ci sono 10 torri. In quella di Ulisse c'è un periscopio che permette di vedere Lisbona a 360 gradi. Un chitarrista ci allieta la visita mentre ci inerpichiamo lungo le mura dei bastioni ma lo spettacolo che ci offre la vista dall'alto della città premia la fatica. Una visita anche al sito archeologico con una ricostruzione di un quartiere ebraico e una al museo, accolti da uno splendido pavone appollaiato sul parapetto di una finestra.
    Il museo non è molto esteso, ma è stato ben progettato e realizzato. Gli oggetti sono spesso frammenti di ceramica, oggetti di uso quotidiano, pareti o rivestimenti per pavimenti, monete, ecc. Uno spazio è dedicato alla analisi sociologica del vecchio quartiere ebraico, vicino al sito archeologico di origine. Scendiamo verso il Rossio e ci dirigiamo verso Praca da Figueira dove al n° 188 troviamo la Confeitaria Nacional, la più antica di Lisbona, fondata nel 1829 da Baltazar Roiz Chestnut appartiene alla stessa famiglia da cinque generazioni ed è stata premiata in numerose mostre internazionali in entrambi i dolci tradizionali portoghesi.
    Unica è la ricetta per King Cake (un segreto gelosamente custodito) portato in Portogallo dal figlio del fondatore nella metà del XIX secolo.
    Letteralmente ci ingozziamo di torte e dolcini vari! Sazi e felici siamo pronti per un'altre tappa: il Parque das Nacoes. Partiamo dalla stazione metro del Rossio, splendido edificio che un tempo ospitava la stazione centrale e oggi è il terminal delle linee che arrivano dalla regione di Sintra e della Metro, costruita nel 1886/87 da Josè Luis Monteiro è in stile Neomanuelino, ed arriviamo alla stazione Oriente (da dove avremo il treno per raggiungere Faro in Algarve, la nostra seconda tappa del viaggio).
    La spettacolare stazione ferroviaria opera del famoso architetto spagnolo Santiago Calatrava, stupenda struttura in vetro e acciaio dalle linee morbide e fluttuanti, è collegata con una passerella aerea che è però chiusa al pubblico, al gigantesco Centro Commerciale Vasco de Gama (164 negozi, 30 ristoranti e 10 sale cinematografiche). L'immensa volta del tetto in vetro ci mostra dei "pulitori" che con grandi spazzoloni rotanti la ripuliscono. Il Parco delle Nazioni, l'avveniristico quartiere costruito per l'Expo del '98 sulla riva del Tago alla periferia della città in un'area che interessa 5 km di sponda del fiume Tago, i grandi padiglioni dell'Expo sono stati riconvertiti in un grande parco giochi culturale con attrazioni varie. Vi si trovano infatti, oltre a molti uffici governativi e zone residenziali, il famosissimo Oceanario, il Museo della realtà Virtuale, quello Interattivo di Scienza e Tecnologia, il Teatro Camoes e l'Orchestra Sinfonica Portoghese. Lungo i viali ci imbattiamo in fontane dette "vulcani d'acqua" di forma tronco-conica dalla cui sommità sgorga, anzi erutta uno sbuffo d'acqua che ci coglie di sorpresa ma che fa un effetto straordinario! A 5 minuti di cammino si arriva alla Torre Vasco de Gama, da dove parte una teleferica, che ci permette di vedere tutta la bellissima zona dall'alto fino al ponte Vasco de Gama la cui sagoma si snoda con un andamento ondulato e curvilineo da una riva all'altra del Tago e ci fa scendere nei pressi dell'Oceanario. Per concludere la visita a questo avveniristico quartiere con una visione d'insieme veramente imperdibile, abbiamo preso la cabinovia che sorvola tutta l'area fino al ponte Vasco de Gama (meraviglia tecnologica lunga oltre 11 km.) la cui sagoma si snoda con un andamento ondulato e curvilineo da una riva all'altra del Tago. Dopo una sosta in albergo, ceniamo nel solito ristorantino di Praca da Figueira e in attesa del meritato riposo facciamo sosta sul roof garden dell'albergo da cui abbiamo una splendida vista notturna della città.

  4. Giorno 4

    24 agosto
    Oggi torniamo nel quartiere Belem per visitare il Mosteiro dos Jeronimos.
    Sempre col tram n° 15 arriviamo di buon'ora e in anticipo per evitare la lunga fila di visitatori che vedemmo l'altro ieri. Rimaniamo estasiati della bellezza del chiostro, della chiesa, delle stanze con gli "azulejos" che sono delle mattonelle dipinte a mano che stanno in quasi tutte le costruzioni della città, comprese le abitazioni private. Al monastero è necessario dedicare un po' più di tempo per gustarne appieno lo splendore e la ricchezza architettonica. Si entra nella chiesa attraverso un grande portale riccamente decorato, all'interno, sotto le volte gotiche sostenute da alte colonne rivestite di bellissimi bassorilievi, si trovano oltre alle tombe reali, quelle di Vasco de Gama e del poeta Luis de Camoes. Il chiostro, forse uno dei più belli che abbiamo visto, presenta due ordini di bifore in pietra dorata di Alcantara, con eleganti decorazioni che ricordano i merletti. In una nicchia c'è la semplice tomba di Fernando Pessoa; sulla stele alcune sue frasi, delle quali questa in particolare mi ha colpito:

    "Non basta aprire la finestra per vedere i campi e il fiume. Non è sufficiente non essere ciechi per vedere gli alberi e i fiori".

    Nell'ala occidentale del Monastero è situato il Museo della Marina. La sede è significativa perché era proprio nella cappella fatta costruire da Enrico il Navigatore che i marinai assistevano alla messa prima di salpare. Le sale sono dedicate alle scoperte, ricostruzioni in scala ridotta di navi, all'esposizione di strumenti nautici, astrolabi e copie delle mappe tracciate nel Cinquecento. Nella sezione reale si trova la cabina in boiserie dello yacht Amelia costruito in Scozia nel 1900 e appartenuto a re Carlos e alla regina Amelia. Abbiamo notato il famoso "Occhio di Osiride", riportato su alcune barche, che ci ha ricordato quello che vedemmo a Malta sui "luzzi": l'origine fenicia accomuna le due nazioni. Per finire, nel padiglione delle Galeotte, gli idrovolanti, compreso il Santa Clara usato nel 1922 per la prima traversata dell'Atlantico del Sud, le imbarcazioni popolari e per ultimo il più importante tesoro dell'archeologia navale portoghese: il Brigantino reale e il suo seguito di galeotte. Dopo una sosta ristoratrice torniamo al Rossio, attraversiamo Praca de Restauradores e con l'Elevador da Gloria saliamo fino al Chiado. Chiado significa astuto, ma anche malizioso. E' il quartiere degli artisti, si trova davanti alla Baixa e sulla stessa collina del Bairro Alto. Al centro del quartiere c'è la statua del poeta e frate rinascimentale Antonio Ribeiro detto O Chiado. Nella famosa rua Garrett merita una visita la storica caffetteria "A Brasileira", tanto amata da Pessoa. A Lisbona vi sono numerosissimi angolini segreti che celano scoperte sorprendenti, come il campo dos Mártires da Pátria, dove si erge una statua circondata da ex voto di marmo e moltissimi ceri: è la statua dedicata ad un medico, il dottor Sousa Martins (1843-1897), che non abbandonò mai i casi disperati ed è oggi venerato da portoghesi e lisbonesi. Vicino c'è il Jardim da Estrela, una vera osi di pace, dove ci riposiamo prima del percorso successivo. Lungo la strada che ci porta a Praca de Pombal incontriamo il minuscolo Ascensor da Bica e per nostro divertimento facciamo un'andata ed un ritorno!
    Eccoci a Praca de Pombal dove troneggia il monumento al Marchese autore della ricostruzione della città dopo il terremoto. La base del monumento è decorata con figure allegoriche che ricordano le riforme attuate da Pombal in campo politico, culturale e agricolo. Passeggiando sui grandi marciapiedi pavimentati a mosaici bianchi e neri arriviamo in vista del grande Parco Eduardo VII la continuazione dell'Avenida da Liberdade. Il nome del parco fu scelto per rendere onore al re d'Inghilterra che nel 1902 venne a Lisbona per consolidare l'alleanza anglo-portoghese. Domani ci aspettano visite interessanti.

  5. Giorno 5

    25 agosto
    Sempre di buon'ora, come è nostra abitudine, ci rechiamo al famoso Elevador de Santa Justa (o Elevador do Carmo) che dalla fine di Rua Augusta porta nel Chiado, alle rovine della Chiesa del Carmo. Alto 32 metri, fu progettato alla fine del 1800 dal francese Mesnier de Ponsard. Non è stato dimostrato, anche se molti ne sono convinti, che ci abbia messo le mani anche Eiffel, il progettista della famosa Tour di Parigi. Costruito nel 1902 venne considerato, per l'epoca, un'opera straordinaria. Per i primi anni funzionò a vapore e, nel 1907, venne elettricizzato. Era uno dei 9 ascensori di Lisbona e nel 1997 è stato classificato come monumento nazionale. Ha due cabine decorate con pannelli di legno, che possono portare in totale 45 persone. Una stretta scala a chiocciola conduce in cima ad una terrazza da cui si godono viste splendide: il Rossio, l'architettura a griglia della Baixia, il Castello sulla collina di fronte, il fiume e le rovine della chiesa del Carmo. Pensare che l'incendio che distrusse il quartiere del Chiado nel 1998 fu spento proprio in prossimità dell'ascensore. Una puntatina alla famosa Feira da Ladra, "Mercato dei ladri", non può mancare. Ci raccomandano di stare attenti ai borseggiatori... Le bancarelle stanno all'ombra degli alberi in questa zona denominata Campo de Santa Clara ai limiti dell'Alfama e i commercianti che espongono la loro merce sono perfettamente legali (molti di loro sono zingari). Il mercato inizia dall'Arco de São Vicente, un arco vicino alla fermata del famoso tram 28. Si pensa che il mercato esista dal 12° secolo e il nome Feira da Ladra sia stato dato nel 17° secolo.
    Ancora saltellando in giro e largo per Lisbona, dirigendoci verso Graça, si incontra la sagoma bianca del Convento di Sao Vicente de Fora, la più antica chiesa cittadina, dedicata a San Vincenzo. La bianca facciata è sobria e simmetrica, nello stile del Rinascimento italiano. Le severe torri esterne non fanno prevedere il trionfo del barocco all'interno. Fu l'italiano Filippo Terzi insieme a Juan Herrera, l'architetto dell'Escorial di Madrid, a ridisegnare l'architettura all'inizio del '600. Prima di entrare in chiesa merita una visita il grande chiostro a destra, in cui gli splendidi azulejos colorati rappresentano le favole di La Fontaine. Dall'alto, sul terrazzo di copertura, si gode una magnifica vista a 360° sulla città. Un passaggio conduce al vecchio refettorio trasformato nel 1885 nel Pantheon dei Braganca, qui si trovano i sarcofagi in pietra di quasi tutti i sovrani, da Joao IV morto nel 1656, a Manuel II, ultimo re di Portogallo. Una statua di donna piange sulle tombe di Carlos I e del figlio Luis Felipe, assassinati a Praca do Comercio nel 1908 durante una sommossa popolare.
    Il ritorno in tram è allietato da una rumorosa ma simpatica combriccola di ragazze che cantano a squarciagola. Da immortalare con una ripresa video, naturalmente!
    Trascorriamo il resto della giornata gironzolando nelle colorite strade del Rossio fra acquisti e scorpacciate di dolci e uno strano incontro con due inquietanti artisti di strada... Domani Sintra.

  6. Giorno 6

    26 agosto: Sintra
    Sintra era la meta preferita dei reali del Portogallo. Oggi la cittadina, dichiarata Patrimonio dell'Umanità, attira migliaia di visitatori. Passeggiando sull'acciottolato delle sue stradine si respira un'aria di serenità e di benessere.
    Dalla stazione di Rossio alle 8:38 partiamo per Sintra distante circa 30 km.
    Arrivati a Sintra, percorriamo la sinuosa Volta do Duche, incontrando la Fonte Mourisca (fontana araba) che deve il suo nome alla decorazione di piastrelle neomoresche, ed arriviamo in Praca da Republica sovrastata dall'imponente mole del Palacio Nacional caratterizzato dai suoi famosi camini. Prima di visitarlo ci aggiriamo per la cittadina veramente deliziosa accompagnati dai rintocchi della campana della Torre do Relogio... Camminare per il centro della città significa poi entrare in un mondo magico, colmo di cose apparentemente insignificanti ma estremamente ricche.
    Fa abbastanza freddino e fra gli acquisti di souvenir uniamo quelli di due golfini. L'intero contesto è circondato dall'imponente Serra di Sintra, con la sua lussureggiante vegetazione.
    Torniamo in centro dove si trova il Palacio Nacional de Sintra o Paco Real. Il palazzo, di origine araba, divenne poi residenza reale portoghese ed è caratterizzato da due monumentali camini di forma conica che spuntano in mezzo ad un insieme di eleganti costruzioni in stile gotico moresco. Esempio unico tra i palazzi reali medievali del Portogallo, il Palácio Nacional de Sintra è il simbolo della città. L'arredamento di grande valore, che unisce armoniosamente i diversi stili architettonici e il gusto dei re che vi abitarono, ha dato il nome alle dépendances. Si distinguono la Sala dos Cisnes (sala dei cigni), la Sala dos Brasões (sala dei blasoni), la Sala das Pegas (sala delle gazze) e la Cappella. È possibile inoltre ripercorrere una breve storia dell'azulejo in Portogallo, dagli esemplari arabo-ispanici portati da D. Manuel fino ai pannelli bianchi e azzurri tipici del XVIII secolo. Il trionfo di questo tipo di decorazione la troviamo nella cosiddetta "grotta" ovvero un ambiente destinato ai bagni rivestito da azulejos e con un soffitto decorato da motivi dedicati alle quattro stagioni. All'esterno, assumono grande rilievo i due grandi comignoli conici della cucina, alti ben 33 metri, che sono divenuti il simbolo della città di Sintra. La facciata antistante la piazza integra cinque finestre identiche. Quest'ultime furono portate qui da João I da Ceuta in nord africa (ora enclave spagnola) come bottino di guerra nel 1415. I due giganteschi camini conici, che troneggiano in questa parte del palazzo, appartengono alle stanze usate come cucina e furono aggiunti due secoli più tardi nel XVIII secolo, anche se il focolare è probabile risalga al periodo arabo. Una sosta alla fonte sorgiva da Pipa, situata nel centro storico della città, è una delle fonti più tradizionali di Sintra; risalente al XIV secolo, ha subito alcune trasformazioni, e il suo aspetto attuale è del 1787. E' nota per la sua ottima acqua e per il beccuccio erogatore a forma di un barile di vino (pipa).
    Un pranzo veloce in un locale molto carino e poi con un bus turistico saliamo al Castelo dos Mouros (Castello dei mori). ll castello, immerso in una folta vegetazione, si raggiunge percorrendo una strada che sale tra le rocce della Serra. Come molti monumenti più remoti di Sintra, non rimane molto dell'originaria struttura. Infatti, le buone condizioni attuali, derivano non solo dai restauri ordinati dal Re Ferdinando II nel 1860 ma anche da interventi di recupero più recenti. Percorriamo per lunghi tratti le mura merlate disposte lungo la collina (molto pericolose per mancanza di parapetti...), che offrono bellissimi panorami con Sintra in primo piano e l'Oceano sullo sfondo. La fortezza venne edificata dai Mori nel corso del VIII secolo, o secondo altri, nel IX. Al suo interno, non si è mai svolta alcuna battaglia. La presenza di diverse pareti quasi a strapiombo, rese oltremodo difficoltosa la conquista del Castello da parte dei militi di Afonso Henriques, primo Re del Portogallo, nel 1147. La vittoria sui Mori venne celebrata con la realizzazione della prima Cappella cristiana di tutta la regione, dedicata a São Pedro de Penaferrim. Strategicamente importantissimo per i Mori, il Castelo perse tale ruolo con la riconquista cristiana, tanto da essere abbandonato durante la Seconda Dinastia. Salendo fino in cima, siamo alla Torre Real, da cui si vede Cascais, che appartenne a Sintra fino alla metà del secolo XIV. Si narra che tutti gli anni, veniva acceso un grande fuoco dalla cima della Torre, per ricordare agli abitanti di Cascais che il Castelo dos Mouros li proteggeva. Scendendo incontriamo la Cisterna Moura, che si trova subito dopo il portale d'ingresso, importante in caso di assedio per assicurare le necessarie scorte d'acqua, come pure la Porta da Traição (Tradimento), così chiamata in quanto, tale piccola apertura, deputata a consentire la fuga dal Castelo qualora gli assedianti fossero riusciti a penetrarvi, talvolta, in altri castelli, fu proprio tale varco che consentì agli invasori di conquistarli. E proprio da questa porta usciamo per tornare a Sintra... a piedi. La discesa è lunga 3,5 km ma piacevole in quanto nel primo tratto si svolge su pendii boscosi. Ripartiamo da Sintra quasi al tramonto e arriviamo a Lisbona in serata.
    Meritato riposo in albergo. Domani partenza per Faro in Algarve, la nostra seconda tappa in Portogallo.

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