On te road fra Veneto, Emilia Romagna e Marche

Nel mese di ottobre del 2021 compiamo un giro turistico che inizia in Veneto, passa attraverso l'Emilia e si conclude nelle Marche, in pochi giorni visitiamo tre grandi regioni italiane soggiornando piacevolmente in tipiche località ricche di storia e di natura viva.

  • Il viaggio è durato 9 Giorni
  • Budget speso Da 1€ a 250€
  • Ho viaggiato In coppia
  • Continenti visitati: Europa
  • Stati visitati: Italia
  • Viaggio fatto in autunno
  • Scritto da francesco cagnato il 07/02/2023
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  1. Giorno 1 - 20/10/2021

    Chioggia

    Per me parlare di Chioggia equivale fare un salto indietro nel tempo di qualche decina d'anni e ritornare cosi alla mia infanzia, per molti anni infatti, con la mia famiglia, abbiamo trascorso le vacanze estive in questa cittadina e nei lidi sabbiosi della adiacente città Sottomarina.
    Durante tutto il tempo dei soggiorno attuale, con un bagaglio personale di ricordi presso che infinito, il confronto tra presente ed i tempi andati è inevitabile, io accetto di farlo ben volentieri anche se questo confronto, alla fine, misura il tanto tempo ormai trascorso tra quegli anni e l'oggi.
    Per la sua struttura urbana e per l'architettura dei luoghi sacri, per il dialetto parlato dai suoi abitanti in maniera stretta e con il tipico strascico delle consonanti, Chioggia richiama a tutto tondo la più illustre Venezia, la quale dista solo poche miglia nautiche e di essa ne assume, senza nessun timore, una egual fisionomia.
    E cosi, provenendo da sud percorrendo la strada statale 309, la Romea, giungiamo a Chioggia ("Ciozza" in dialetto locale) nel primo pomeriggio di mercoledi 20 ottobre 2021, la luce tenue color paglierino di un sole tiepido d'autunno ci accoglie con calore e, ad una prima occhiata alla città, l'atmosfera tipica di tranquillità che avvolge case e canali sembra sia rimasta inalterata per tutti questi anni.
    Parcheggiamo l'auto davanti all'hotel Clodia, dopo esserci registrati ed aver depositato i bagagli, usciamo per un giro in città, prima però ci accorgiamo che una delle facciate dell'hotel guarda alle Fondamenta San Domenico, una lunga via che corre da nord a sud e che costituisce una delle due rive che delimitano il porto canale, da qui partono i pescherecci della più numerosa flotta d'Italia che setacciano l'alto Adriatico alla ricerca del richiestissimo pesce azzurro.
    Siamo nel luogo che costituisce il centro dello sviluppo di gran parte dell'economia della città, sulla riva opposta si stagliano cantieri navali ed i grandi magazzini in cui il pescato viene accatastato ordinatamente in grosse ceste di polistirolo in attesa di salire sui camion che lo porteranno a destinazione, come avremo modo di vedere più tardi, il canale inizia ad accogliere i grossi pescherecci di rientro dal mare dal tardo pomeriggio fino alle prime luci del mattino successivo.
    Dopo aver consumato un pasto veloce in un bar bistrot del centralissimo Corso del Popolo lo percorriamo per intero in direzione nord fino a giungere al suo termine, costituito da una piccola piazza dove si affacciano gli imbarcaderi ed un ponte in stile veneziano, il ponte di Vigo, che permette di scavalcare il canale che sta alla nostra destra.
    Di fronte a noi un braccio di mare largo poche miglia separa Chioggia dall'isola di Pellestrina, le cui prime dune sabbiose sono ben visibili, sono poche le persone in circolazione, per lo più turisti, ciclisti e persone del luogo che trascorrono placidamente il pomeriggio, un tempo il movimento di persone era ben diverso, i traghetti facevano continuamente la spola tra Chioggia, Pellestrina e Venezia e i turisti andavano e venivano in comitive molto numerose.
    Non so dire se questo scarso movimento sia dovuto a questo settembre fuori sragione, sta di fatto che, una volta percorso la scalinata del ponte di Vigo, giungiamo sulla riva di destra del canale di Vena e siamo quasi completamente soli.
    La facciata est della chiesa di Sant'Andrea si staglia in controluce di fronte a noi, la silohette della chiesa appare maestosa con il campanile che richiama, per ordine architettonico, quello più famoso della basilica di San Marco a Venezia.
    Poco prima della basilica ammiriamo un'elegante palazzo che riassume in se lo stile romanico e barocco con capitelli dorici che sovrastano le finestre, palazzo Lisatti-Mascheroni, con i suoi portici che poggiano sulla riva e delimitano pochi metri ci camminamento coperto.
    L'edificio è in grave stato di degrado, muri sbrecciati, intonaco quasi completamente distaccato e rampicanti erbacei cresciuti qua e la tra i mattoni pini di colore rosso vivo denotano lo stato di abbandono in cui versa l'intero palazzo, in particolare la sua facciata nord, per il suo particolare stato di degrado che a guardarla bene è curiosa, è diventata una vera e propria attrazione turistica.
    Imbocchiamo uno a caso dei tanti vicoli che sono alla nostra destra ed entriamo cosi nella città vera e propria, le case sono tutte molto antiche, dalle mie prime visite effettuate durante la mia infanzia non credo che siano state aggiunte altre costruzioni se non quelle che vediamo innanzia a noi, molte finestre sono sbarrate segno inequivocabile che tante persone se ne sono andate in altri luoghi durante questi anni.
    Di vicolo in vicolo giungiamo alla chiesa di San Domenico, situata sull'omonima isoletta che raggiungiamo dopo aver attraversato l'omonimo ponte, la sua facciata principale è illuminata dalla luce del sole calante, l'immagine che ho di fronte a me mi riporta alla Chioggia che ricordavo, con l'azzurro del cielo che copre la laguna ed in essa si riflette, a contrastare le umane costruzioni ed attività.
    Le prime notizie inerenti la chiesa risalgono al 1287, anno in cui venne deciso di fondare un convento domenicano, la sua storia si sviluppa nei secoli fino al 1745, anno in cui iniziò la definitiva ricostruzione e nel 1813 la chiesa fu consacrata.
    Il grande portone di legno della facciata principale è aperto e quindi entriamo per una veloce visita, l'interno è avvolto da una luce bianca che dà all'osservatore un senso di pace, spicca l'altare maggiore scolpito in stile barocco ed alcune opere d'arte tra cui una tela di Vittore Carpaccio ed una del Tintoretto.
    Riprendiamo il cammino vagando di vicolo in vicolo e soffermandoci nei luoghi in cui la prospettiva regala vedute da immortalare con fotografie, qualche particolare che comprende i riflessi dei bragozzi, le tipiche imbarcazioni chioggiotte, sull'acqua dei canali e ci ritroviamo cosi di nuovo all'inizio del corso del Popolo che, nel frattempo, si è animato con persone che passeggiano e si fermano a scambiare tra loro due chiacchere prima dell'aperitivo.
    La giornata è ormai conclusa, non resta che rientrare in hotel per riposarci prima di andare a cena in un locale tipico della città, prima però ammiriamo il rientro di alcuni pescherecci nel porto canale, la particolarità degna di nota è lo stridio degli stormi dei gabbiani che si affollano volando sopra la poppa delle barche per tentare di arraffare qualche pesce, un rumore davvero assordante.

  2. Giorno 2 - 21/10/2021

    Delta del Po

    Prima di lasciarci definitivamente alle spalle Chioggia decidiamo di fare una capatina veloce a Sottomarina, attraversato il ponte dell'Unione (cosi chiamato perchè unisce di fatto le due città) ci troviamo in mezzo ad un tracciato cittadino di natura completamente diversa da quello dal quale proveniamo e che assomiglia a quello di una tipica città industriale.
    Rotonde, viali alberati a doppia carreggiata, condomini e caseggiati popolari, traffico sostenuto ci dicono che siamo nel mezzo di una città moderna che nulla ha a che fare con la storia della città di Chioggia, eccezion fatta per un elemento comune: il mare. Tutto il fronte est di Sottomarina è bagnato dal mare Adriatico, larghe spiagge sabbiose si stendono da nord a sud completamente attrezzate per accogliere i turisti che, durante la stagione estiva, si riversano su questi lidi per trascorrere le proprie vacanze...al mare.
    Imbocchiamo di nuovo la ss. Romea e puntiamo a sud, dopo aver attraversato vari centri agricoli giungiamo a Mesola, piccolo centro abitato in cui si trovano due interessanti opere architettoniche, la chiesa di Santa Giustina, la cui facciata è in stile barocco con richiami neoclassici ed il castello di Mesola, che fu costruito ed abitato dalla famiglia degli Estensi, la più importante famiglia di nobili della zona e dell'Italia intera.
    Procediamo in direzione est e ci inoltriamo nella regione del delta del Po, un'area geografica compresa tra i bracci del fiume che in questa zona si ramificano e confluiscono nel mare Adriatico, portandovi le acque che hanno viaggiato per diverse centinaia di chilometri partendo dal lontano Piemonte ed aver attraversato tutta la pianura padana.
    Sulle sue rive ed attingendo alle sue acque, intere generazioni di famiglie di contadini hanno vissuto la propria vita coltivando le fertili terre limitrofe agli argini del Po, numerose sono le testimonianze scritte che raccontano di queste esistenze che hanno lottato anche contro le terribili avversità, come l'alluvione del novembre del 1951 che ha costretto migliaia di persone a sfollare da queste zone lasciando le loro poche cose in balia delle acque fuori controllo traboccanti dagli argini in seguito ad un periodo eccezionale di piogge torrenziali.
    Di questa alluvione oggi restano alcune testimonianze visive, prime fra tutti le grandi opere di rinforzo degli argini stessi, gradoni di terra ricoperti d'erba che costituiscono una barriera alta alcune decine di metri che proteggono il territorio dal letto del fiume.
    Quello che oggi troviamo di fronte a noi è un paesaggio straordinario, la cui caratteristica è di non dare nessun impedimento allo sguardo che ovunque ed in qualsiasi direzione può correre indisturbato verso l'orizzonte: non siamo di certo abituati a tanta bellezza.
    Mano a mano che percorriamo le strade maestre e secondarie, un senso di tranquillità inizia a pervaderci grazie al silenzio che regna incontrastato tra i campi ed i canali ricchi di canneti, solo il vento produce quei rumori essenziali a ricordarci di essere nel mondo cosi come lo conosciamo ma, se lo ascolti attentamente, ciò che producono le lamine d'aria che si scontrano con foglie ed alberi è, in realtà, un bellissimo concerto di afflati naturali.
    I centri agricoli ed i paesi sono sparsi nel territorio in punti strategici, dove la commistione tra la terra e l'acqua del fiume e dei canali secondari è al meglio e fornisce le migliori possibilità di successo per un raccolto abbondante.
    Pila, Porto Tolle, Cà Tiepolo, Scardovari, Boccasette sono alcuni dei nomi di questi centri abitati, si tratta di paesi costruiti attorno ad una piazza centrale su cui troneggia una chiesa, le case circostanti sono basse, uno o due piani al massimo e con finestre munite quasi sempre di doppi vetri. Ogni tanto incontriamo in zone isolate edifici bassi e lunghi abbandonati, con muri bucati da file di finestre che servivano a portare luce all'interno di quello che erano, un tempo, grandi locali di stoccaggio, sulle facciate principali, nonostante siano corrose dal tempo, le poche frasi ancora leggibili lasciano pensare che questi edifici fossero cooperative sociali, con un po' di immaginazione si possono vedere ancora intere famiglie contadine mentre festeggiano con grandi tavolate l'abbondanza di un raccolto.
    La regione del delta del Po è anche una importante area geografica in cui trovano il loro habitat naturale numerose speci di volatili e di pesci, allevati da personale specializzato e salvaguardati da una caccia e pesca dissennata da severissimi guardiacaccia.
    In alcuni punti della regione come, per esempio a Goro, le sponde dei canali sono uniti tra di loro da ponti di barche, una volta vere e proprie imbarcazioni basse di legno oggi sostituita da altrettante imbarcazioni di cemento, unite da una passerella metallica carrabile su cui transitano tutti i mezzi che hanno esigenza di farlo, trattori compresi.
    E' ormai sera inoltrata quando arriviamo a Ferrara, le mura che circoscrivono il centro storico appaiono come baluardi a protezione delle case all'interno, è giovedi, un giorno feriale qualsiasi ed il traffico è sostenuto, raggiungiamo piazza delle Medaglie d'oro ed entriamo nel centro storico attraversando l'elegante portale a tre vie che ci immette in corso Europa, una delle principali arterie della città. L'addetta alla reception dell'Hotel ci consiglia di fare quella sera stessa un rapido giro in centro per godere della vista notturna del centro storico, cosa che facciamo e subito ci rendiamo conto di quanto i monumenti siano spettacolari, illuminati dalla luce notturna dei lampioni.

  3. Giorno 3 - 22/10/2021

    Ferrara

    La mattina successiva ci immergiamo nella vita della città che inizia ad animarsi fin dalle prime ore, biciclette condotte da ogni tipo di persona, da chi si reca al mercato a chi sta per andare in ufficio vanno e vengono percorrendo gli stretti vicoli adiacenti al palazzo municipale ed alla Cattedrale, Ferrara è detta anche la città delle biciclette perchè i suoi abitanti preferiscono muoversi utilizzando questo semplice mezzo, il tutto va ovviamente a beneficio dell'aria che si respira in città.
    Una leggera nebbia aleggia sopra di noi senza nascondere troppo le prospettive dai monumenti che sono molto gradevoli, piazza Trento e Trieste è il centro della città, uno dei suoi lati è in realtà il lato sud della cattedrale, sormontato in alto da eleganti colonnati che circoscrivono archi a sesto acuto, al termine di questo lato si erge l'elegante campanile a pianta quadrata della cattedrale, distante un centinaio di metri dalla facciata principale.
    Quest'ultima si trova nella piazza adiacente a piazza Trento Trieste, piazza della Cattedrale e da qui si accede, dopo aver percorso alcune decine di metri, al monumento principale di Ferrara, il castello Estense.
    La costruzione è davvero imponente e tanta magnificenza si addiceva alla famiglia che lo occupò per molti secoli e che fu la più importante della regione e diede vita ad una delle più importanti dinastie d'Europa, la famiglia Este.
    Il castello ha una pianta quadrata completamente circondata da un fossato ricolmo d'acqua, i quattro vertici sono occupati da altrettanti torri che sovrastano in altezza le mura perimetrali bucate da una serie di finestrature di forma rettangolare, un camminamento coperto, che parte direttamente da corso Europa, ci permette di entrare nel castello ed accedere direttamente al cortile principale.
    Su tutta la superficie del cortile, che un tempo accoglieva gli ospiti dei signori del castello, sono esposte le sculture di Sara Bolzani e Nicola Zamboni le quali raffigurano scene di vita medievale, cavalli e cavalieri impegnati in battaglia, figure morenti e figure di amanti forgiate nel bronzo in scala 1 a 1 sono in bella mostra per la gioia dei turisti che si cimentano nello scatto di fotografie da varie angolazioni.
    Dal castello degli Este ci rechiamo ad ammirare palazzo dei Diamanti, uno degli edifici più importanti della città, costruito tra il 15° e 16 ° secolo è stato la residenza di alcune famiglie degli Este, oggi viene utilizzato per ospitare importanti mostre d'arte di carattere nazionale ed internazionale, il suo nome deriva dalla curiosa architettura delle facciate esterne, ricoperte di blocchi di marmo bianco dalla forma composta da una base quadrata sormontata da una piramide la cui punta guarda verso l'esterno, alla vista le facciate danno la sensazione di essere ricoperte di diamanti. La nostra visita a Ferrara si conclude qui, riprendiamo il viaggio in direzione sud verso le Marche dove visiteremo città e luoghi molto interessanti come, ad esempio, Ascoli Piceno nostra prossima meta.

  4. Giorno 4 - 23/10/2021

    Ascoli Piceno

    Arriviamo ad Ascoli sabato mattina, la città è bagnata da una leggera pioggia fastidiosa che, tuttavia, non ci impedisce di iniziare la nostra visita al centro storico della città, piazza Arringo ci accoglie mentre si sta svolgendo il mercato settimanale, un insieme di tende bianche proteggono i banchi su cui stanno vari prodotti in vendita, dall'abbigliamento ai generi alimentari gran parte dei quali provengono dalla zona del picenate per opera di artigiani locali, le famose olive all'ascolana a quest'ora del mattino sono molto appetibili.
    Nonostante la presenza del mercato si possono vedere le bellezze architettoniche della piazza, la facciata del duomo di sant'Emidio costituisce il lato est con il suo elegante portale in stile romanico ed il campanile che si erge sul fianco sinistro, mentre si svolgono le contrattazioni commerciali tra negozianti e clienti ammiriamo la facciata del palazzo dell'Arengo all'interno del quale si trova un verdeggiante giardino botanico e la pinacoteca Civica.
    Il nome di questa piazza, Arringo, deriva direttamente dal medioevo e sta ad indicare che in questo luogo, a quell'epoca, si svolgevano le pubbliche assemblee (Arringhe).
    La pioggia scende ad intermittenza, il centro storico è composto da viette strette su cui si affacciano eleganti palazzi di altezza contenuta, percorrendole a caso giungiamo nella piazza più importante della città, piazza del Popolo. La sua bellezza è evidente fin dalle prime fugaci occhiate, la sua area è rettangolare con i lati lunghi notevolmente prevalenti su quelli corti per cui la sua geometria risulta allungata, eleganti archi a tutto tondo ornano i lati della piazza e circoscrivono camminamenti coperti sotto i quali caffè e ristoranti offrono centinaia di posti a sedere per gustare le specialità gastronomiche locali.
    Il monumento che spicca sul lato ovest è il Palazzo dei Capitani del Popolo, riconoscibile dall'elegante torre con orologio che sovrasta l'entrata principale, in passato in questo palazzo hanno vissuto personaggi illustri appartenenti alle classi nobili come il re di Napoli e la famiglia milanese degli Sforza ed appartenenti alla Chiesa come alcuni papi, oggi è la sede del municipio della città.
    Ascoli Piceno è conosciuta anche come la città dalle cento torri, infatti, sempre in epoca medievale questo tipo di costruzioni ha raggiunto il ragguardevole numero di cento, oggi ne sono rimaste alcune decine, tutte ristrutturate e che si vedono spuntare qua e là mano a mano che si gettano sguardi al panorama della città.
    La città è attraversata dal fiume Tronto che scorre più in basso, alcune decine di metri rispetto al piano sul quale è stata costruita la città, alcuni ponti costruiti in punti strategici lo scavalcano permettendo di entrare ed uscire dalla città, uno di questi, il ponte Solestà con la omonima porta sormontata da una torre ancora integra lo attraversiamo per meglio ammirare la architettura di fattura romana.
    Dopo essere ritornati in piazza Arrengo ed aver ammirato una volta di più le bellezza del centro storico ne concludiamo che Ascoli è stata una piacevole sorpresa, una città italiana non famosissima ma degna di essere raggiunta e visitata.

    Dopo aver lasciato Ascoli Piceno iniziamo un giro che ci porterà a visitare alcune cittadine marchigiane che sono più che altro borghi antichi, pregni di storia e caratteristici per architettura e, a volte, folclore.
    Offida è il primo di questi borghi, si trova a circa venticinque chilometri a nord-est di Ascoli, adagiato sulla cima di una delle tante colline che fanno parte dell'Appennino centrale.
    Dal 2008 Offida è entrato a far parte del gruppo dei "Borghi più belli d'Italia", le sue origini risalgono al VI secolo quando gli ascolani in fuga dall'invasione longobarda si sparpagliarono nella zona e costruirono roccaforti e castelli, tra le quali Offida.
    Il paese è molto ben tenuto ed ordinato, le facciate delle case e dei monumenti sono rivestite con mattoni chiari a vista e le strade e le vie sono costruite con pietra grigia lucida, a quest'ora del pomeriggio, sono circa le tredici, ci sono pochissime persone in circolazione e il silenzio è ovunque. In men che non si dica giungiamo al centro del paese, piazza del Popolo dove ci sono i due monumenti più importanti di Offida, il Palazzo Comunale costruito tra il XIII e XIV secolo, edificio molto elegante, con torre con orologio e una serie di archi al piano terra che circoscrivono un camminamento coperto, e il teatro Serpente Aureo di epoca più recente, XIX secolo su disegno dell'architetto Pietro Maggi.
    Da Piazza del Popolo ci incamminiamo in direzione sud-ovest, dopo pochi minuti giungiamo al punto più estremo del paese dove si erge la chiesa di santa Maria della Rocca, uno dei monumenti religiosi più importanti di Offida, la facciata principale guarda ad est e si affaccia su un ampio piazzale strutturato a gradoni, per il resto la chiesa è circondata su tre lati da dirupi che ci permettono di vedere la profondità delle vallate circostanti, ammantate dai colori dell'autunno che tingono campi ed alberi di tinte calde a base rossiccio e giallo.
    Il tempo non è dei migliori, non piove ma il cielo è cosparso di nuvole chiare che coprono l'azzurro tradizionale che renderebbe i panorami molto più vivi, rifacciamo il percorso all'inverso ed all'entrata del paese troviamo alcuni pezzi delle antiche mura medievali che resistono magnificamente all'incedere del tempo, tra i quali il Torrione della Rocca è il più importante e caratteristico.
    Poco distante una scultura in bronzo attrae la nostra curiosità, ci avviciniamo e scopriamo che è composta da tre figure femminili, una bambina, una giovinetta ed una signora anziana collocate a poca distanza l'una dall'altra mentre lavorano al tombolo.
    Offida è il più importante centro di produzione del famoso merletto, questa attività si è tramandata in passato da generazione a generazione e la si tramanda tutt'ora tanto che, durante l'estate, girando per il paese, si possono vedere le "merlettaie" all'opera, una vera e propria attrattiva turistica.
    Grottammare è un paese diviso in due parti, la prima è più bassa e più abitata che si affaccia sul mare con strade, locali pubblici e stabilimenti balneari, la seconda, più silenziosa e con pochi abitanti è costruita sul costone e sulla sommità di una collina e guarda dall'alto la parte piò bassa.
    Visitiamo solo la parte più alta che presenta più interesse storico ed architettonico infatti, in una delle case che si affacciano sulle strette stradine nacque nel 1521 papa Sisto V, che succedette a papa Gregorio XI e regnò fino alla sua morte avvenuta nel 1590.
    Venne definito per i suoi metodi duri e decisi il papa tosto, combattè senza quartiere il brigantaggio e la delinquenza in genere, completò la cupola di san Pietro a Roma e modernizzò l'allora sistema urbanistico della capitale. Iniziò la costruzione della chiesa di Santa Lucia a Grottammare che fu completata dalla sorella Camilla dopo la morte del papa.
    Camminando per le strette vie che si snodano sul costone della collina vediamo case a stretto contatto tra loro affacciarsi sul versante della collina che guarda verso il mare oppure sulle stradine, c'è praticamente nessuno in giro a quest'ora del metà pomeriggio, i pochi esercizi commerciali, bar, piccoli negozi di alimentari e qualche ristorante apriranno tra qualche ora, il nostro giro si conclude rapidamente data l'esigua superficie in cui si estende il borgo prima che le basse nuvole grigie riversino su di noi la pioggia che recano con se.

  5. Giorno 5 - 24/10/2021

    Sirolo e Conero

    Il giorno dopo è domenica e da Grottammare ci portiamo verso Recanati, prossima meta del viaggio, prima però facciamo una deviazione verso nord per vedere il monte Conero, una montagna che si affaccia direttamente sul mare, alta 572 mt e che costituisce, grazie ai suoi versanti interamente ricoperti d'alberi e le numerose borgate che sorgono qua e la sui suoi pendii, una meta che vale la pena di raggiungere e visitare.
    Una di queste borgate è Sirolo, piccolo comune di 4100 abitanti, si trova alla pendici del monte Conero ad una altitudine di circa 125 mt, dalla piazza principale di questo borgo si possono godere viste bellissime che spaziano sul mare e sulle pendici sottostante il paese, il cielo è azzurro e si specchia su un mare blu e calmo, tutto attorno, prima che lo sguardo termini sull'acqua si scontra con il verde intenso della macchia mediterranea che ricopre la roccia delle pendici.
    Raggiungiamo Recanati verso sera, prendiamo alloggio in un Hotel di nuova costruzione e ci godiamo una cena alla marchigiana prima di un buon sonno ristoratore.

  6. Giorno 6 - 25/10/2021

    Recanati, Loreto e Macerata

    Il giorno successivo è lunedi e ci rechiamo subito dopo colazione nel centro del paese, reso famoso nel mondo per aver dato i natali ad uno dei poeti più famosi d'Italia e del mondo, Giacomo Leopardi.
    La statua a lui dedicata è installata nella piazza principale del paese, tra il Municipio ed i Duomo, lo racconta nella sua posa abitualmente ritratta nei libri di testo che parlano della sua vita e delle sue opere, braccia incrociate sul petto, sguardo verso il basso e volto assorto in pensieri profondi, questo è il nostro primo incontro con l'immagine del grande poeta autore di poesie immortali come "L'infinito" o "Il sabato del villaggio".
    Tutto nel paese parla delle poesie di Giacomo Leopardi, targhe annegate nelle murature delle case, poste di fianco ai nomi di vie e piazze, recitano alcuni versi significativi delle sue poesie, quei versi parlano a noi viandanti travestiti da turisti e ci regalano attimi pregni di bellezza e di profondità sentimentale, cosi, senza che noi chiedessimo niente.
    Alcune sagome di cartone agganciate a fili di metallo tesi tra le grondaie deli tetti incarnano emblemi significativi legati, per esempio, al "Passero solitario" e poi fiori dappertutto, vasi ed anfore di terrecotte ricolmi di fiori rossi, il colore della passione ornano le piazze e le vie, l'incanto poetico si rompe quando, svoltato un'angolo, scorgiamo una fila di persone aspettare il proprio turno per entrare nell'ufficio postale: il materialismo che sovrasta prepotente il bisogno di respiro dell'anima.
    La scuola di poesia e di studi sulle opere di Giacomo Leopardi è rinomata nel mondo e si trova nella parte ovest di Recanati, qui studiano letteratura e poesia ragazzi e ragazze che provengono da tutto il mondo e tengono vivo il suo ricordo nella speranza di scrivere un domani versi altrettanto efficaci che aiutino l'umanità a trovare le risposte che, da migliaia di anni, essa ricerca.
    Chiudiamo il giro a Recanati nel parco che fu di ispirazione a Leopardi per la composizione del "L'infinito", volgiamo anche noi lo sguardo lontano, oltre gli alberi fin dove il cielo incontra la terra e chiudendo gli occhi immaginiamo la grandezza del "....mare in cui ci è dolce il naufragare".
    Quando giungiamo in piazza della Madonna a Loreto abbiamo la sensazione di ritrovarci nel bel mezzo della storia dell'arte italiana, una specie di salto temporale all'indietro nel tempo che ci riporta agli antichi fasti dei nostri antenati, quando progettavano ed eseguivano bellezze artistiche ed architettoniche a dir poco ineguagliabili.
    Tre dipinti eseguiti a gessetto sul selciato ai piedi della fontana Maggiore mi colpiscono per la vivacità dei colori e delle forme corporee riprodotte, tra di essi c'è anche la famosa Madonna del Cardellino dipinta nel 1506 da Raffaello Sanzio, l'artista che ha eseguito il lavoro non compare nelle vicinanze, sembra si sia nascosto ed abbia lasciato il compito ai dipinti di parlare di se.
    Il lato nord ed il lato ovest della piazza sono la sede del Palazzo Apostolico i cui archi a tutto sesto disposti su due piani conferiscono alla vista un senso di leggerezza e di bellezza nonostante siano, nelle dimensioni e nell'architettura, ripetitivi.
    Il lato est è invece occupato dalla basilica della Santa Casa, che al momento è chiusa al pubblico e quindi visitabile solo dall'esterno, la facciata in stile barocco dipinta di bianco contrasta dolcemente con il color mattone del palazzo apostolico. Un rapido giro del perimetro della basilica fino a raggiungere il punto estremo ad est occupato dai giardini pubblici, che sono molto riposanti e ben tenuti e permettono di ammirare tra le sue siepi il panorama che comprende il pianoro circostante fino all'orizzonte.
    La mediovalità della citta di Loreto la si percepisce anche percorrendo i suoi vicoli alla ricerca di un locale tipico nel quale consumare un breve pranzo, come è nel nostro stile, essi sono stretti con le costruzioni in mattone a vista e percorrendoli si ha la sensazione della familiarità e dell'intimità.
    Loreto meriterebbe sicuramente di dedicargli molto più tempo per godere delle sue bellezze e per prendere visione dell'importanza e della storia dei suoi monumenti ma dobbiamo ripartire alla volta di Macerata, dove arriviamo nel tardo pomeriggio di oggi, martedi 25 ottobre.
    Dopo esserci sistemati in uno degli alberghi aperti situato all'interno delle mura, facciamo un rapido giro del centro storico che è abbastanza carino in certe zone e molto trasandato in altre, con costruzioni in ristrutturazione e anche deteriorate, al momento non oggetto di alcun intervento.

  7. Giorno 7 - 26/10/2021

    Treia e Braccano

    Il mattino successivo al nostro arrivo a Macerata, decidiamo di concentrare la nostra attenzione sul monumento principale della città, il quale è anche uno dei teatri pià celebri d'Italia, il teatro dello Sferinterio, o teatro Sferinterio.
    La sua forma è ad emiciclo ed al suo interno è composto da due parti, una la si puo definire un parterre, costituito da un prato su cui sono sistemate ordinatamente file di poltroncine che circondano completamente il palcoscenico, le cui quinte retrostanti sono molto imponenti, la seconda parte, eretta alle spalle del parterre, è invece costituita da una serie di loggioni che si estendono lungo tutto il lato del teatro e sistemati su due piani. Negli spazi interni della parte adibita a loggioni si trovano corridoi che collegano i vari spazi sui quali sia affacciano anche alcuni locali di servizio, inoltre, una mostra fotografica ed alcuni video illustrativo raccontano al storia del teatro fin dalle sue origini, compreso anche le varie ricostruzioni che il teatro ha subito nel corso del tempo a causa della guerra.
    Il comune di Treia si trova ad ovest di Macerata dalla quale dista circa una trentina di chilometri, il paese è edificato sulla cima di una collina alta alcune decine di metri e la sua urbanistica illustra una forma stretta ed allungata del suo centro abitato.
    Quando arriviamo alle sue pendici verso mezzogiorno la cittadina pare quasi addormentata, non si vede anima viva in giro se non qualche ciclista o qualche automobile che passa nella parte bassa della città. E' un mercoledi feriale qualsiasi, le persone sono indaffarate nelle proprie occupazioni, percorriamo il suo centro storico in perfetta solitudine e la cosa non ci dispiace anzi non riusciamo nemmeno ad immaginare come sarebbe stato disagevole camminare tra le strette vie del centro storico con la calca solita dei turisti in un giorno d'agosto.
    Molte delle vetrine dei negozi espongono, a testimonianza di orgoglio cittadino molto forte, fotografie che raccontano di una manifestazione dal carattere folcloristico-sportivo che si tiene a Treia all'inizio del mese di agosto di ogni anno, la "disfida del bracciale". Si tratta di una competizione che porta a sfidarsi le quattro contrade del paese e la vincitrice conquista l'ambito trofeo in palio che custodirà per un anno intero fino alla successiva edizione.
    Una manifestazione che richiama molto il palio di Siena, ha origini che risalgono ai primi anni del 1800 ma che, rispetto a palio, ha modalità di svolgimento completamente diversi, si tratta di giocare una partita su un campo di terra battuta da due squadre composte da tre giocatori ciascuna e separate da una fune tesa trasversalmente sul campo di gara, il gioco consiste nel colpire una grossa palla di cuoio con un grosso bracciale calzato sul polso dei giocatori rimandandola nel campo avversario, un gioco che ricorda molto il tennis ma che rispetto ad esso non utilizza una racchetta ma il bracciale, il quale viene fabbricato da valenti artigiani locali.
    Questa manifestazione richiama migliaia di persone per assistere alla disfida, gli abitanti delle contrade che, ovviamente parteggiano per i loro beniamini ed i semplici turisti animati dalla curiosità per questa manifestazione. L'architettura degli edifici civili ed ecclesiastici è piacevole a vedersi, mattoni in cotto chiaro
    caratterizzano quasi tutte le facciate, ravvivate da bordature di colore rosso acceso e verde prato.
    Giunti all'estremità sud del paese ci accoglie un piccolo parco con larici ed olmi, ci fermiamo ad ammirare il panorama che racconta della varietà dei pianori circostanti per poi ripartire alla volta di Braccano, prossima meta.
    Molti anni fa l'amministrazione comunale di Matelica, grosso centro abitato ai piedi del versante ovest del monte san Vicino, richiese agli istituti d'arte delle accademie di Brera, Urbino e Macerata di decorare le facciate delle case della sua frazione nominata Braccano, le accademie accettarono e gli artisti si trasferirono per il tempo necessario alla esecuzione dei lavori nel piccolo centro agricolo che divenne successivamente una dei paesi decorati d'Italia. Quando arriviamo a Braccano è tardo pomeriggio, una densa nuvolaglia grigia molto bassa lascia cadere una fastidiosa pioggerillena che non ci impedisce di ammirare i murales dai vivaci colori che impreziosiscono le case di Braccano. Il tema di questi dipinti è libero, gli animali sono i più rappresentati, lupi, leopardi, orsi ma anche volti umani e composizioni floreali sono spesso rappresentati, nel complesso in scale minore queste opere richiamano quelle di Orgosolo in Sardegna, forse il più famoso dei paesi dipinti d'Italia.

  8. Giorno 8 - 27/10/2021

    Grotte di Frasassi e Corinaldo

    Il mattino successivo partiamo di buon ora per raggiungere le meravigliose grotte di Frasassi, sulla strada che da Genga va verso questa meta incontriamo un percorso pedonale che conduce al tempio di Valadier, una delle più belle chiese nella roccia d'Italia.
    Il santuario prende il nome dal suo ideatore, l'architetto Giuseppe Valadier, che agi' su ordine del Papa Leone XII tra il XVIII ed il XIX secolo, si tratta di una chiesa di pianta ottagonale costruita dentro una grotta situata nel cuore di una montagna, vi si accede, anzi la si raggiunge, dopo aver percorso un camminamento pedonale lungo ottocento metri e completamente in salita.
    Accanto al tempio di Valadier, da cui è separato da alcune decine di metri, sorge l'Eremo di Santa Maria Infra Saxa, dimora delle suore di clausura benedettine che vivevano da queste parti dal lontano XI secolo. Entrambi i luoghi di culto sono molto semplici ma suggestivi ed appaiono incastonati in un paesaggio di rara bellezza, completamente circondati da pareti di nuda roccia con rada vegetazione che assumono colori diversi a seconda delle condizioni del tempo e che, soprattutto, danno la sensazione al visitatore di sentirsi completamente avvolti dalla benevole mano di madre natura.
    Il percorso pedonale è una discreta salita e richiede un notevole sforzo muscolare per essere completata in tempi brevi, in senso metaforico, la salita la si può paragonare al percorso della vita, pieno di difficoltà e per niente agevole ma, se compiuto in maniera retta, esso conduce alla meritata felicità finale, rappresentata, sempre in maniera metaforica, da un paradiso incarnato dalla serenità che si respira nella chiesa nella roccia e dalla bellezza del panorama circostante.
    Lasciato il tempio di Valadier raggiungiamo le vicine grotte di Frasassi, uno dei gruppi sotterranei più famosi d'Italia, le grotte sono di natura carsica e si trovano ad una profondità di trecento metri sotto la montagna ubicate nella Gola della Rossa di Frasassi. Una volta entrati ci si rende conto immediatamente dell'incanto di questo luogo, la prima sala, come ci spiega la guida, è la più grande e nel complesso ha una volumetria pari a quella del Duomo di Milano, davvero impressionante perchè la grotta, guardandola dal basso verso l'alto e da destra a sinistra, sembra non finire mai. I percorsi pedonali all'interno sono ben visibili e ben tenuti, ovunque stalattiti e stalagmiti spuntano in tutta la loro altezza la quale permette, ad occhio nudo, di misurarne di volta in volta l'età stimata in migliaia di anni.
    Le protuberanze rocciose si raggruppano poi a loro piacimento dando origine a sculture che rappresentano per lo più forme animalesche o raggruppamenti di persone, di musicisti nel bel mezzo della loro performance ed altro ancora, esaurendo, prima del termine della visita, tutti i parametri della fantasia di ciascuno.
    Terminata la vista alle grotte ci rimettiamo in viaggio e raggiungiamo il paese di Corinaldo, ultima meta odierna, a metà del pomeriggio, il centro cittadino è circondato da alte mura le cui costruzioni sono edificate in pietra di tufo ed anche le strade sono lastricate con lo stesso materiale, le mura, a loro volta, sono attraversate da porte con fregi, di cui la più famosa è la porta di Santa Maria del mercato.
    Il motivo che rende famoso Corinaldo, architettura e leggende a parte, è l'aver dato i natali alla famiglia Goretti, la cui la figlia più piccola, Maria , fu uccisa all'età di dodici anni da un giovane uomo durante un tentativo, non riuscito, di stupro, i fatti risalgono al lontano 1902 e nel 1947 Maria Goretti fu proclamata santa nella basilica di San Pietro a Roma.

  9. Giorno 9 - 28/10/2021

    Urbino

    E' giovedi 28 ottobre 2021, Urbino è la nostra ultima meta dei questo viaggio, una delle più importanti città storiche d'Italia, sia per i suoi monumenti che per aver dato i natali ad uno dei tre grandi artisti del rinascimento italiano, Raffaello Sanzio.
    Certamente Urbino è una città che, per essere visitata e compresa a fondo, richiederebbe molto più tempo di una semplice mattinata ma, come si dice in gergo, volere o volare il tempo a nostra disposizione è questo e ce ne facciamo una ragione. Appena raggiunto il centro storico della città, le cui architetture risaltano ancora di più dal momento che il cielo è sgombro da nuvole ed è di un'azzurro intenso, sentiamo qua e la' giungere delle grida di festa e giubilo, capiamo subito la ragione, oggi è giorno di laurea per cui gruppi di studenti festeggiano a modo loro, con canti ed inni sguaiati, la fine degli studi e, formalmente, il loro ingresso nel mondo del lavoro.
    Urbino è la sede dell'Università degli studi Carlo Bo, fondata nel lontano 1506, l'Accademia delle belle arti e l'Istituto Superiore delle Industrie Artistiche, con tre centri studi di una simile importanza la popolazione studentesca è molto numerosa ed in alcuni anni, come è accaduto nel 2006, supera in numero gli abitanti della città.
    Oltre che per i festeggiamenti in corso a cielo aperto ci accorgiamo della presenza degli studenti per un'altro motivo, numerosi gruppi di ragazzi e ragazze stazionano lungo la via principale del centro storico, via Raffaello Sanzio e nelle vie limitrofe per disegnare le prospettive della città, tali gruppi sono seguiti da un'insegnante che indica loro dove guardare per trovare gli scorci più suggestivi oltre che dispensare loro preziosi consigli tecnici. Nel complesso, l'atmosfera che si respira per le strade è frizzante e rumorosa, i numerosi turisti che affollano le strade non sembrano essere particolarmente entusiasti di questa confusione ma, a ben pensarci, questa attività è in linea con la storia del secolare del luogo.
    La casa che dette i natali a Raffaello Sanzio è la nostra prima meta e la visitiamo con un po' di emozione, all'interno infatti, oltre alla geometria dei locali, scopriamo che gli arredi sono ancora originali, mobili, casse panche, tavoli ed oggetti usati dal maestro e dal padre, anch'esso artista di notevole spessore, nei loro laboratori trasudano alla vista tutta la loro storia, e questo è gran parte dell'emozione che si prova, o si dovrebbe provare, all'interno di questo luogo.
    In particolare uno di questi oggetti, una specie di mezzaluna di legno con due pioli laterali utilizzati come manici attrae la nostra attenzione, è un'oggetto usato per polverizzare finemente i pigmenti colorati da impastare poi con medium e ricavare il colore da applicare sulla superficie prescelta, non tanto per l'oggetto in se quanto perchè il manico di sinistra è più consumato di quello di destra, segno inequivocabile che molte delle persone che lo utilizzavano erano mancine, e questo lo fa apparire come un'oggetto ancora vivo e pulsante, anche se è contenuto all'interno di una teca di vetro e serve solo per essere ammirato.
    Una volta uscita dalla casa di Raffaello Sanzio ci dirigiamo verso sud, piazza della Repubblica è il punto nevralgico del centro storico e vi arriviamo dopo aver percorso poche decine di metri, la piazza pullula di persone che si guardano intorno alla ricerca di luoghi da immortalare in fotografie ricordo, alcuni gruppi di vigli urbani assicurano con la loro presenza che tutto si svolga ordinatamente. Dopo aver ammirato una Madonna con bambino fissata sul muro della facciata di una costruzione che guarda tutti dall'alto, un'opera d'arte eseguita con tecnica mista, mosaico e pittura, giungiamo, percorrendo via Puccinotti, alla cattedrale di Santa Maria dell'Assunta e a Palazzo Ducale, due dei monumenti più interessanti di Urbino. Decidiamo di visitare Palazzo Ducale, un vero e proprio museo che racchiude opere di importanza capitale per la storia dell'arte italiana tra le quali quadri di Raffello Sanzio e Piero della Francesca: nel suo complesso, dopo circa due ore di visita, di sala in sala, l'impressione che ne ricaviamo è che ciò che è contenuto a Palazzo Ducale è un vero e proprio inno alla bellezza.
    Vaghiamo ancora per una mezzora tra i vicoli adiacenti ala cattedrale di Santa Maria dell'Assunta, godendo delle prospettive audaci, delle facciate delle case e dei conventi, della magnificenza degli oratori prima di consumare un pasto veloce in una tavola calda e ripartire alla volta di Milano. Una curiosità finale, mentre riprendiamo la macchina al parcheggio, volgiamo un' ultimo sguardo alla città ed ammiriamo una grande statua in bronzo, posizionata a pochi metri da noi , la quale ritrae Raffaello Sanzio, nel pieno della su vita, in procinto di fare un passo in avanti...verso di noi.

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