LUCCA CITTA' SPLENDIDA

Una giornata passata tra la storia ed il presente della città di Lucca

  • Il viaggio è durato 1 Giorno
  • Budget speso Da 1€ a 250€
  • Ho viaggiato In coppia
  • Continenti visitati: Europa
  • Stati visitati: Italia
  • Viaggio fatto in autunno
  • Scritto da francesco cagnato il 25/03/2022
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  1. Giorno 1 - 27/09/2020

    LUCCA CITTA' SPLENDIDA

    Il territorio urbano di Lucca, città toscana compresa tra Firenze e Viareggio, è composto da una estesa zona periferica che circonda un nucleo centrale di fattura medievale, una cinta muraria chiamata "muro di Lucca", la cui ultima fase costruttiva iniziò il 7 maggio del 1504 e durò fino al 1648, separa in maniera netta le due parti.
    Il muro di Lucca fu progettato e costruito inizialmente per essere una fortificazione difensiva, oggi è di fatto un luogo di passeggio e di ritrovo per gli abitanti della città, infatti, la sua sommità ha una larghezza di circa dieci metri ed è un vero e proprio camminamento sul quale le persone, oltre a passeggiare, hanno anche modo di svolgere attività fisica e ricreativa, si snoda lungo tutto il perimetro del centro storico chiudendolo completamente ed è attraversabile solo usufruendo di una delle undici porte collocate in punti strategici per l'accesso alla città.

    Attraversata porta San Pietro, dopo poche decine di metri si giunge in piazza San Martino prospiciente la omonima cattedrale, detta anche Duomo di Lucca.
    In regime di pandemia le chiese, cosi come i musei, sono chiusi al pubblico, per cui si possono vedere solo le facciate, quella occidentale è pienamente visibile dalla piazza e spicca per la sua architettura, completamente rivestita da lastre di marmo bianco, nella sua parte superiore ha tre file di archi e colonne sovrapposte che sovrastano i portali d'entrata.
    Ci sono pochissime persone a passeggio a quest'ora del mattino, su questa città, come in ogni centro urbano della nazione grava una cappa di incertezza generata dalla pandemia che tiene lontana la gente dai luoghi di pubblica frequentazione.
    Cosi le strade ed i vicoli che percorriamo verso nord sono silenziosi, in alcuni si potrebbe dire che non vola neanche una mosca, dopo un breve cammino arriviamo nella piazza dell'anfiteatro.
    Purtroppo il tempo non è dei migliori, il cielo è pieno di nubi grige dalle quali ogni tanto pochi raggi di sole riescono a filtrare rendendo meno evidente la minaccia di pioggia, questi timidi refoli di luce non bastano comunque per far apprezzare in pieno il colore giallo delle facciate delle case che contrasta con il verde scuro delle gelosie con cui sono protette le finestre.
    La pianta della piazza è geometricamente assimilabile ad un ovale, in questo luogo in epoca medievale si tenevano le riunioni dei cittadini e per questo veniva chiamato all'epoca il "parlascio", termine che costituisce una storpiatura di "parlasium" (anfiteatro), da qui il nome della piazza.
    Le case che circondano il selciato hanno altezza variabile, questo conferisce a questo luogo una definita bellezza architettonica molto apprezzabile, è un posto che non stanca e che lasciamo solo per dirigerci verso la basilica di san Frediano.
    Le strade del centro storico iniziano ad animarsi lentamente, turisti ed abitanti passeggiano distanziati e con mascherine protettive: identificare una persona attraverso i tratti somatici del suo volto oggi non è più possibile.
    La facciata principale della basilica di San Frediano guarda ad oriente e si affaccia sulla omonima piazza, la chiesa stessa fa parte di un grande complesso religioso che annovera al suo interno edifici ecclesiastici dalle facciate lisce e che, a loro volta, circoscrivono tre chiostri interni di forma quadrata, due dei quali sono tenuti in maniera ordinata mentre uno pare sia lasciato in stato di abbandono. Tutto questo lo si può desumere da una vista aerea che si ottiene tramite i moderni mezzi informatici perché, come già detto, i luoghi di pubblica frequentazione non sono visitabili.
    Questa limitazione non ci impedisce di vedere il mosaico situato sul timpano orientale, una autentica opera d'arte realizzata tra il XIII ed il XIV secolo da artisti del luogo che hanno sapientemente miscelato colori dai toni freddi come il blu e l'azzurro con colori dai toni caldi come l'ocra ed il marrone.
    La scena ritratta è il punto centrale del cristianesimo, racconta del tradimento e resurrezione di Gesù Cristo, i dodici apostoli sono raffigurati nella parte inferiore della composizione nel corso dell'ultima cena, nel momento in cui chiedono a Cristo se ognuno di loro sarà colui che da li a a poco lo tradirà.
    Sopra di loro, sorretto da due angeli e seduto in trono, Gesù appare nel cielo sorreggendo nella mani sinistra quello che potrebbe essere uno dei Vangeli o il Vangelo mentre con la mano destra benedice gli astanti. Nella piazza chiunque vi giunge per la prima volta immortala in una fotografia questo mosaico, nel sole del mattino, anche se timido come quello di oggi, i colori risplendono in maniera particolare mentre chi già conosce quest'opera e la basilica passa oltre e va. Il mosaico è stato posto nella parte alta della facciata per dispensare sempre l'insegnamento che reca con se, in basso la figure umane dei passanti al suo cospetto sembrano allievi intenti ad apprendere una importantissima lezione.
    Lasciandoci alle nostre spalle il mosaico della basilica di San Frediano, ci mettiamo in cammino percorrendo le strette strade del centro storico, diretti verso l'ultima meta di questa bellissima città italiana, la piazza di San Michele in Foro. Appena entrati, scorgiamo la maestosità della omonima basilica, la cui mole sembra nascere dalle basse case che la circondano per sistemarsi, con tutto il suo volume, indisturbata al centro della piazza, suddividendo cosi l'area della piazza medesima in due parti diseguali tra loro. Di sicuro chi ha progettato questo magnifico monumento ha tenuto conto dell'impatto visivo che anche noi abbiamo riscontrato entrando nella piazza, impatto che ci regala, nello stesso tempo, sensazioni di spazio aperto e di raccoglimento, quasi di familiarità. Nel frattempo il numero di persone in circolazione è aumentato, qualche comitiva di turisti si raggruppa davanti all'entrata principale della chiesa, il portale occidentale, per gli immancabili selfie, d'altra parte, il marmo bianco che riveste le facciate occidentale, settentrionale e meridionale (la chiesa ha una pianta a croce latina) da cima a fondo e le suggestive file di archi romanici a tutto sesto sorretti da colonnine intarsiate con cui la cattedrale è letteralmente fasciata nell'ultimo terzo in altezza e nel timpano, sono lo sfondo ideale per una foto ricordo.
    La chiesa fu costruita tra il IX e il XIII secolo in varie fasi, sulla cima del timpano si erge la statua di San Michele che, guardando verso il basso, mira benevolmente la folla sottostante. Il lato meridionale della basilica è rivolto verso la parte più estesa della piazza, circondata da case di fattura medievale ha nel suo centro la statua di Francesco Burlamacchi, un uomo politico vissuto in città nel XVI secolo. Sarebbero molti i luoghi significativi della città ancora da visitare ma il nostro tempo da dedicare a questa splendido sito è terminato, ci avviamo cosi verso la prossima meta, l'abbazia sconsacrata di San Galgano, prima però rivolgere un ultimo sguardo alla città è doveroso e noi, per farlo, scegliamo la sommità della cinta muraria sopra la porta di San Pietro.

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