L’odore dell’India

Un viaggio in India non ha nulla di paragonabile rispetto alle precedenti esperienze. L'India è un Paese di forti contrapposizioni: affascinante e ripugnante, ordinato e caotico, saggio e folle. Un Paese di miseria assoluta e di straordinaria ricchezza. O lo si ama, o lo si odia! A nulla, o a poco, servono i consigli di chi ci è già stato perché il viaggio genera sentimenti contrastanti che possono risultare opposti ai propri. L'interesse per l'India è presente nella mia mente sin da piccolo quando ero solito leggere i romanzi di Salgari, racconti di tigri, santoni, fakiri, incantatori di serpenti... Il viaggio intrapreso in questa Terra è stata un'esperienza indimenticabile, condivisa con la mia dolce metà, che ci ha portato ad esplorare, in parte, gli Stati dell'Uttar Pradesh, del Madhya Pradesh e del Rajasthan.

Mostra tutte
  1. Giorno 1

    Atterriamo a New Delhi, un forte odore di smog ci accoglie. Tutto intorno a noi è caos. Le strade sono come fiumi in cui scorrono confusamente auto, camion, biciclette, motorini, tuk-tuk, risciò ma anche vacche e cani. Le strade sono anche rifugi per i meno abbienti e i mendicanti che trovano riparo in sistemazioni di fortuna, al riparo di cartoni e lamiere contorte. L'odore dei gas di scarico, le esalazioni degli escrementi di animali e di persone, il fetore che emanano i poveri sbandati simili a cadaveri viventi, si sommano e si confondono in un unica essenza acre e pungente. L'indifferenza del turista e la razionalità prevalgono sullo sgomento; ha così inizio la visita dei principali luoghi di interesse della Capitale.

  2. Giorno 2

    Visitiamo Lal Qila, una grandiosa fortezza conosciuta come il Forte Rosso per le massicce mura in arenaria rossa, e il Jama Masjid, un'imponente struttura in marmo rosso con cupole arabe giganti e minareti che si slanciano verso il cielo. Completano la visita, l'India Gate, la Porta dell'India, monumento eretto in memoria dei caduti della Prima Guerra Mondiale, e del Secretariat, il complesso di edifici gemelli sorti nei pressi della Residenza presidenziale (Rashtrapati Bhavan).

  3. Giorno 3

    Atterriamo a Benares, l'antica Varanasi, città sacra per l'Induismo. La leggera pioggerella è sufficiente a trasformare la città in un inferno di umidità dove le nostre scarpe affondano in una melma non ben definita. Lo sgomento aumenta mano a mano che ci avviciniamo al Gange. Fedeli provenienti da ogni parte dell'India raggiungono le acque del fiume sacro attraverso le numerose scalinate (ghat); qui compiono le abluzioni, i bagni purificatori. I ghat vengono utilizzati anche per la cremazione dei morti. I corpi vengono adagiati sulle pire per essere bruciati; poi le ceneri di vita vengono disperse nel fiume. Si respira nell'aria l'odore della morte. Macabro si rileva il giro in barca sul Gange per avvicinarsi ancora di più alla spiritualità del luogo. Mi aspetto di vedere da un momento all'altro affiorare un cadavere dalle acque melmose. Sto attento a non toccarla, contrariamente a ciò che fanno i fedeli, pronti anche ad ingerirla, purificando il proprio corpo anche dall'interno.

  4. Giorno 4

    Sazi dell'esperienza mistica, ci dirigiamo a Sarnath, la culla del Buddhismo. Qui sorgeva il bosco delle gazzelle dove il Buddha iniziò la sua predicazione. Ammiriamo il mastodontico Dhanekh Stupa, un'antica costruzione alta oltre quaranta metri. Giungiamo a Khajuraho per visitare i templi induisti e giainisti dell'amore, famosi per i fregi rappresentanti figure femminili, scene erotiche dalle acrobatiche posizioni e dalle più spinte perversioni. La grazia e l'abilità scultorea rendono affascinanti queste rappresentazioni.

  5. Giorno 5

    Su un isola creatasi sull'ansa del fiume Betwa, sorge la splendida cittadina cinquecentesca di Orchha. Un complesso di edifici costituiti dal Palazzo del Maharaja (Raj Mahal), da alcuni templi (Ram Raja, Jahangir Mahal, Chaturbhuj e Laxminarayan) e dai Cenotafi Reali offrono uno spettacolo imperdibile. Passeggiamo tra le bancarelle del vicino mercatino; l'aria è densa dei profumi meravigliosi delle spezie e del cibo che cuociono sulle bancarelle. Un gruppo di ragazzi ci esorta a scattarci una foto assieme. Raggiungiamo la stazione ferroviaria di Jhansi per partire alla volta di Agra. La stazione è un girone dantesco. Solo così posso descrivere il luogo. Regna il caos. Transitano convogli straripanti di persone ammassate come bestie. Mendicanti storpi e ammalati che protendono le mani in cerca di una piccola offerta. Bambini di ogni età, lerci con i vestitini a brandelli. Si fa incontro un esile portantino che si offre di trasportare le nostre valigie. Un individuo esile; le braccia scheletriche; una persona senza età. Acconsento ammutolito, allungandogli una banconota. Mi ricordo ancora il suo sorriso. Il viaggio, poco meno di quattro ore, scorre veloce e piacevole.

  6. Giorno 6

    Siamo ad Agra, difronte al Taj Mahal. L'emozione mi assale; avverto un brivido lungo la schiena. L'opera, eretta a ricordo di una moglie perduta, è di una bellezza senza uguali. Oltre al raffinato gusto architettonico del monumento all'amore eterno, attraggono le infinite pietre semipreziose incastonate nel marmo bianco a formare disegni favolosi; brillano quando raggiunti dai raggi solari. L'altra principale attrattiva della città è l'imponente Forte in arenaria rossa, sulla sponda opposta del Fiume Yamuna, il secondo fiume più importante dopo il Gange. La doppia cerchia di mura racchiude un dedalo di giardini, cortili, terrazze e torri. Merita di essere visitato il Mausoleo di I'timād-ud-Daulah. Per la somiglianza con il Taj Mahal è stato soprannominato Piccolo Taj. Attirati dalla musica e dal frastuono raggiungiamo la hall dell'albergo. Ad attenderci, una meravigliosa sorpresa. In sella ad una cavallo bianco addobbato a festa arriva lo sposo vestito di bianco. Sbalorditi dall'inatteso evento, ci avviciniamo sempre più. Tutti ci sorridono e ci invitano a partecipare alla festa. La curiosità aumenta; così ci uniamo alla folla desiderosi di vedere la sposa. Entriamo tutti in una grossa sala; eccola. Una bella ragazza indossa un coloratissimo vestito; è in compagnia di altre ragazze anch'esse vestite con abiti eleganti. Gli sposi salgono su un palco per le foto di rito. Ad un tratto, il padre dello sposo ci invita a salire. Scambiamo qualche parola con i novelli e facciamo loro i nostri migliori auguri. Verranno a Roma per il loro viaggio di nozze.

  7. Giorno 7

    Arriviamo a Jaipur, la città rosa del Rajasthan, resa tale alla fine dell'Ottocento in occasione della visita del Principe inglese Albert. L'Hawa Mahal, residenza delle mogli del Maharajah, ha una facciata costellata di tante finestre impiegate dalle mogli per scrutare ciò che avveniva in città, atteso che era loro proibito uscire dal palazzo. È conosciuto anche con di nome di Palazzo dei Venti, poiché le finestre poste sulla facciata sono in grado di convogliare l'aria all'interno del palazzo, rinfrescandolo. Veniamo richiamati da dolci note musicali; ci facciamo largo tra la folla ammaliata e scorgiamo un incantatore di serpenti che con il suo strumento musicale fa ergere il cobra dalla cesta; scena vista solo nei film. Ci dirigiamo al City Palace, residenza ufficiale del Maharajah; meravigliosi sono i portali decorati e impressionanti i due enormi recipienti in argento utilizzati per il trasporto di acqua.

  8. Giorno 8

    Adagiato su una collina a pochi chilometri dalla città, Fort Amber si rileva una piacevole escursione. A dorso di elefante, raggiungiamo la sommità della fortezza. Al suo interno, edifici sontuosi dagli interni riccamente dipinti, giardini e templi. Terminiamo la visita con la sosta al Jal Mahal, palazzo sospeso sulle acque del lago Man Sagar, molto suggestivo. Lungo la strada per Bikaner incontriamo numerosi camion fortemente decorati, carichi all'inverosimile; mi chiedo come facciano a non soccombere sotto il peso del materiale trasportato. Più oltre, cataste di sterco essiccato al sole impiegato, come spiegato dalla guida, quale combustibile per alimentare cucine e stufe.

  9. Giorno 9

    Arriviamo a Bikaner. In strada regna sovrano il caos; un groviglio di mezzi di trasporto di ogni tipo si incastrano come tasselli di un puzzle. Tutti suonano il clacson. Mi fanno venire i nervi. Un poliziotto tratta malissimo il nostro autista per aver dimenticato i fari accesi. È incredibile: in tutto questo casino al poliziotto non va giù che i fari della nostra auto siano accesi di giorno! Bah 😳 Usciti incolumi dall'ingorgo, ci dirigiamo al Forte di Junagarh, un'imponente costruzione. Al suo interno, gli antichipalazzi del Maharaja con decori favolosi, cortili e torri.

  10. Giorno 10

    Nel cuore del deserto del Thar sorge Jaisalmer, la città d'oro, nome riveniente dal colore del materiale usato per la costruzione degli edifici (arenaria gialla). Con i suoi novantanove torrioni, il forte sovrasta la città. Entriamo da una delle sue porte. La strada è polverosa. Ci viene incontro un bambino con il suo asinello. Ci immergiamo in un luogo fantastico, surreale. Tutto ha il colore del deserto: le stradine, i palazzi con le facciate finemente lavorate. Si respira per strada il profumo dell'incenso.

  11. Giorno 11

    Raggiungiamo Jodhpur, la città blu, per il colore che una volta identificava le case dei bramini nel centro storico, una tradizione che resiste ancora oggi. Iniziamo la visita dal Mehrangarh, il forte che sovrasta l'abitato. Da qui la veduta sul blu ripaga della stanchezza accumulata durante il viaggio. Proseguiamo con la visita della città vecchia. Intorno alla torre dell'orologio sorge il Sardar Market. Lucia è attirata dalle lenticchie; ne compra di rosse, di gialle e di nere, suscitando perplessità nel venditore. Credo che non sia usuale l'acquisto di lenticchie da parte dei turisti.

  12. Giorno 12

    Visitiamo lo splendido complesso dei templi giainisti di Ranakpur. Costruiti interamente in marmo bianco, sono splendidi per la ricchezza delle incisioni che ci lasciano estasiati. Alcune donne vestite con abiti tradizionali posano per me, regalandomi fantastici scatti fotografici. Riprendiamo il nostro viaggio in direzione di Udaipur, la città bianca per il candore dei suoi palazzi.

  13. Giorno 13

    Circondata da colline lussureggianti, si sviluppa attorno ad alcuni laghi, il principale è il Lago Pichola. Il City Palace è la principale attrazione. Un complesso che raccoglie quattro edifici principali ed altri più piccoli, tra loro collegati da corridoi e giardini. Girovaghiamo tra le botteghe del centro alla ricerca di un ricordo da acquistare. Improvvisamente, vengo trascinato per un braccio all'interno di un bazar. Un simpatico uomo dai baffi curati ci invita a rilassarci nel suo negozio offrendoci del tè indiano. Considerata la stanchezza accettiamo volentieri. La vista delle dita del garzone all'interno dei bicchieri della profumata bevanda mi fa sorridere. Oramai abbiamo acquisito gli anticorpi necessari. Il simpatico venditore ci racconta una piccola curiosità; riferisce, fiero, di aver fornito i vestiti per una scena del film Natale in India (un cinepanettone con Massimo Boldi) girato proprio ad Udaipur. Il tempo trascorre piacevolmente e, alla fine, il rivenditore è riuscito a venderci una bella statuetta in bronzo che ancora espongo in bella mostra. La nostra prima esperienza in India è terminata. Non è stato un viaggio facile ma le emozioni provate saranno difficilmente rimosse dalla mia mente. Oramai l'India si è insinuata dentro e non mi lascia più. La voglia di ritornare è presente costantemente in me. India aspettami, tornerò presto.

Lasciati ispirare, guarda altri diari di viaggio